Torna l'appuntamento con il ricordo domenicale di Don Andrea Parrinello, il grande personaggio sportivo che dal dopoguerra fino agli anni 70 ha rappresentato il principale punto di riferimento per tutti i giovani marsalesi che si sono avvicinati al mondo del calcio, creando un vivaio di giovani calciatori che si sono affermati sia nei tornei giovanili che in molte squadre dilettanti e professioniste. Un comitato nato appositamente e formato da Salvatore Lo Grasso,
Emanuele Parisi, Totuccio Cardinale e Rino Bonomo, continua a ricordarlo con una raccolta di racconti e testimonianze che Marsala.it pubblica settimanalmente. Eccovi il nuovo:
Episodio raccontato da Benedetto Pulizzi nato a Marsala il 22.09.1948. Ha giocato nell’Olimpia dal 1964 al 1965.
La passione del gioco del calcio si è impadronita di me sin da giovanissimo, credo di avere avuto circa 14 anni. Il ruolo che preferivo era quello del portiere. Il numero uno segnato sulla maglia dei calciatori mi ha sempre affascinato. Forse perché ritenevo, non a torto, che la responsabilità riposta in quel ruolo fosse sicuramente maggiore, oppure perché a un errore commesso dal portiere è impossibile rimediare. Per questa ragione seguivo con particolare interesse ed ammirazione le gesta dei grandi portieri di quell’epoca come Cudicini, Buffon (Lorenzo), Ghezzi, Vavassori, Anzolin. Quante volte la sera, prima di addormentarmi, liberavo la mia fantasia e mi lasciavo andare ad immaginare che in un probabile futuro qualcuno, dell’ambiente calcistico notando le mie imprese, mi offriva la possibilità di un provino in una squadra del Nord, nella quale sarei diventato importante e famoso. Mi accontentai di accettare l’offerta che mi fece Don Andrea Parrinello, che curava i giovani dilettanti della squadra più importante della mia città. L’Olimpia di Marsala. Lì ho giocato per due stagioni nella categoria Juniores, fino all’età di 18 anni. Quell’uomo era una persona straordinaria, da lui ho imparato un’infinità di cose: dalle tecniche particolari, proprie dei portieri di calcio, al controllo di eventuali particolari emozioni, quale atteggiamento assumere nelle situazioni di sconforto o di eccessivo entusiasmo, insomma come bisogna interagire per incoraggiare o non demoralizzare un gruppo bene affiatato. Tutti insegnamenti che, nella vita quotidiana prima o poi, ogni ragazzo poteva farne tesoro. Come non ricordare poi le raccomandazioni che quotidianamente ci faceva? Andavano tutte in una sola direzione: non reagire alle provocazioni, controllare in ogni circostanza i propri nervi, diffidare di proposte apparentemente allettanti per evitare (come letteralmente diceva lui) trabocchetti. Quell’uomo non era semplicemente un allenatore di calcio ma, come la vedo io, era principalmente un educatore di futuri uomini. Chi oggi scrive queste poche memorie è un uomo di 65 anni che ha il diritto, e non la pretesa, di essere creduto. Se non altro per la franchezza con la quale ammette di non avere ascoltato, anche per una volta soltanto, il consiglio che Don Andrea gli aveva dato. Quello di rifiutare l’offerta di giocare in promozione con una squadra di un paese limitrofo, dove ha sprecato ben sette anni. Infatti quell’uomo, di grande saggezza, aveva per me altri progetti. Dovevo solo avere pazienza ed aspettare. Ho agito di testa mia, per la prima volta non gli ho dato ascolto; solo per guadagnare in fretta poche migliaia di lire. La domanda che spesso faccio a me stesso è chissà come sarebbe stata la mia vita se lo avessi ascoltato? Per fortuna ho vinto un concorso fatto presso l’Enel dove fui assunto come operaio e dove ho concluso la mia vita lavorativa. Chissà se, anche in quella favorevole circostanza, Don Andrea non abbia speso per me qualche fioretto?
Marsala, lì 04.07.2013
Benedetto Pulizzi.