Calogero ‘’Gino’’ Giacalone, 70 anni, imprenditore marsalese del settore del calcestruzzo posto agli arresti domiciliari, lo scorso 6 febbraio, per bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale dai militari della sezione di pg della Guardia di finanza presso la Procura, è stato interrogato dal gup Annalisa Amato. Davanti al giudice, Giacalone si è difeso come ha potuto. ‘’Il mio assistito – ha poi dichiarato il suo difensore, l’avvocato Giuseppe Cavasino - ha precisato di non aver avuto alcun ruolo nella For.Edil. Anzi ha detto che per un certo periodo è stato dipendente da questa ditta e può dimostrarlo anche con lettere raccomandate in cui chiedeva che gli venisse corrisposta la differenza retributiva. Anche gli impianti della For.edil non hanno nulla a che fare con la ditta del mio assistito, ma appartenevano al figlio che li aveva dati in affitto alla For.edil. Anche questo si può dimostrare con le raccomandate inviate per chiedere il pagamento dell’affitto’’. Dichiarato fallito già nel 1986, l’imprenditore arrestato (in passato già condannato per bancarotta fraudolenta, nonché per reati tributari e corruzione di minorenni), secondo l’accusa, avrebbe celato il suo status di fallito, costituendo, negli anni, diverse società per la produzione e la commercializzazione del calcestruzzo, anche queste poi dichiarate fallite dal Tribunale di Marsala, intestandole a prestanomi e accumulando debiti per diversi milioni di euro. Il complesso aziendale, infatti, era sempre lo stesso: al civico 367/A di contrada Strasatti. L’avvocato Cavasino, intanto, ha presentato istanza al tribunale della libertà per la revoca dei ‘’domiciliari’’.
Processo abbreviato per violenza sessuale su ragazzina di 11 anni
Sei testimoni citati dal giudice delle udienze preliminari Annalisa Amato sono stati ascoltati nel processo, con rito abbreviato (a porte chiuse), che vede imputato un marsalese di 42 anni (A.L.) con l’accusa di violenza sessuale su una ragazzina di undici anni. Il fatto sarebbe avvenuto nell’estate 2013 nell’abitazione dell’uomo, dove la vittima, secondo l’accusa, fu attirata con un pretesto. Poi, A.L. l’avrebbe aggredita e con la forza costretta a subire l’abuso sessuale. Successivamente, la giovane si confidò con un familiare. Presentata la denuncia, scattarono le indagini. La ragazzina avrebbe, poi, confermato le accuse nel corso di un ‘’incidente probatorio’’ davanti al giudice. Successivamente, il pm ha chiesto la condanna dell’imputato. Adesso, dopo le ultime testimonianze, la parte civile ha chiesto di ascoltare altre persone in grado di fornire un contributo all’accertamento della verità. Sull’ammissione di queste ulteriori testimonianze il gup comunicherà la sua decisione nell’udienza del 4 marzo.