Ha più di un risvolto la vicenda che riguarda il deputato del Pd Francantonio Genovese. Per l’ex Sindaco di Messina pende una richiesta di arresto, che deve passare dall’autorizzazione della Camera.
Su Genovese in molti hanno costruito le loro fortune politiche, soprattutto in provincia di Trapani: Nino Papania, ex senatore del Pd e “rais” del Pd ad Alcamo, Baldo Gucciardi, capogruppo del Pd all’Ars, e Giulia Adamo. Il Sindaco di Marsala è legata a Genovese da vincoli non solo politici, perchè Genovese siede nel consiglio di amministrazione della società di trasporto marittimo di proprietà del genero di Giulia Adamo, Pietro Franza.
Papania viene proprio citato in questa indagine. Perchè tra le vicende sviluppate nel corso delle indagini, è emersa anche la questione del ridimensionamento scolastico regionale, in ordine al quale emergono rapporti tra Genovese e il Senatore Antonio Papania. Genovese e Papania tramite pressioni esercitate grazie a La Macchia ai vertici dell’assessorato avrebbero ottenuto nomine di personale tecnico-amministrativo, ma soprattutto di dirigenti scolastici. L’intento era quello preservare e conservare l’incarico di dirigenza in alcuni plessi scolastici per amici di Genovese anche in danno di dirigenti scolastici aventi diritto.
Torniamo alla politica L’asse Genovese – Gucciardi – Papania – Adamo tentò, nel 2011, di piazzare un colpo politico importante. Baldo Gucciardi era ad un passo da diventare assessore alla Formazione della Giunta dell’allora governatore Raffaele Lombardo, sostenuta dal Pd. Gucciardi doveva prendere il posto di un altro fedelissimo di Genovese, Mario Centorrino. Adamo, allora capogruppo dell’Udc, aveva dato il suo assenso. Così come il Pd aveva dato il suo assenso alla candidatura di Adamo a Sindaco di Marsala con il centrosinistra nel 2012. La nomina di Gucciardi sfumò per le solite guerre intestine al Pd, e per l’opposizione dell’allora segretario regioanle Lupo.
La corrente “Innovazioni” di Genovese in Sicilia ha “innovato” ben poco, ed ha costruito le le sue fortune elettorali proprio sulla formazione, facendo propri metodi che una volta erano contestati a Cuffaro e Lombardo.
La formazione professionale in Sicilia per i politici è una manna di soldi e clientele. Stiamo parlando di un settore, interamente finanziato dalla Regione, che conta 10.000 persone impiegate nei diversi enti, tra docenti ed amministrativi. Gli enti, a proposito, sono 1600. Il costo per la Regione Siciliana è di 400 milioni di euro l’anno, perchè la Regione paga tutto,dagli enti, ai lavoratori, ai docenti (190 euro lordel’ora), agli iscritti ai corsi (da 4 a 25 euro l’ora).
Gli intrecci nella formazione tra Papania e Gucciardi sono tanti. Basta citare, per esempio, un’altra indagine, questa volta della Procura di Trapani, su un possibile voto di scambio per le elezioni amministrative di Alcamo del 2012. Sono indagate alcune persone, tra cui Papania, e Massimiliano Ciccia, che è direttore generale dello Ial Sicilia – un ente di formazione – ed è stato anche tra i collaboratori all’Ars di Baldo Gucciardi, per sua stessa ammissione durante un interrogatorio.
I FATTI. - L’indagine della procura di Messina ha portato all’arresto di quattro collaboratori del deputato del Pd Francantonio Genovese, Salvatore La Macchia, Domenico Fazio e Roberto Giunta, e il commercialista Stefano Galletti. Gli arresti sono stati eseguiti dalla squadra mobile di Messina. Assieme a Genovese, i collaboratori sono accusati di una serie di reati che comprende l’associazione per delinquere finalizzata alla frode sui corsi di formazione professionale, il peculato e la frode fiscale.Si tratta della prima richiesta di arresto per un deputato in questa legislatura.
Il deputato del Pd Genovese viene ritenuto dagli inquirenti come «l’unitario centro di interessi cui fanno riferimento una ragnatela di enti e società, uniti tra loro da una trama volta a consentire, attraverso meccanismi di fatturazione in tutto o in parte inesistenti, la sistematica sottrazione di consistenti volumi di denaro pubblico». Il parlamentare, sostiene chi indaga, «nel corso del tempo, ha acquisito, grazie ad una rete di complici riferibili anche alla propria famiglia, il controllo di numerosi enti di formazione operanti in tutta la Sicilia e, parallelamente, di una serie di società che gli hanno permesso di giustificare le appropriazioni, cosi’ da lucrare illeciti profitti».
Nell’indagine, coordinata dai sostituti procuratori della Repubblica Fabrizio Monaco, Liliana Todaro e Antonio Carchietti, e dal procuratore aggiunto Sebastiano Ardita, sarebbero emerse speculazioni sui noleggi di attrezzature e sull’acquisto di immobili per svariati milioni di euro. Nella prima fase della stessa indagine erano stati posti agli arresti domiciliari la moglie di Genovese, Chiara Schirò, e Daniela D’Urso, moglie dell’ex sindaco Giuseppe Buzzanca, assieme ad altre sette persone. In quel caso, le accuse hanno riguardato i finanziamenti per la formazione professionale regionale per il periodo compreso tra il 2007 e il 2013 agli enti Lumen, Aran e Ancol. Ora l’indagine si estende agi enti Enfap, Enaip, Ial Training Service, L&C Training and consulting, Cesam, Ecap, Cesofom, Apindustria e Reti. All’attenzione degli investigatori i corsi organizzati da enti professionali legati ai due parlamentari e alcune compravendite o cessioni di rami d’azienda tra gli stessi enti.
Un capitolo dell’inchiesta è relativa agli affitti, condotti con un meccanismo secondo cuiuna società prendeva in locazione un immobile per una certa cifra e poi lo subaffittava ad altri enti con un sovrapprezzo. Lo stesso, ipotizzano gli inquirenti, veniva fatto per gli acquisti di mobili e per le forniture di servizi. Dalla documentazione acquisita sono emerse anche fatture gonfiate del 600% per affitti o prestazioni di servizi: sarebbe stato un metodo per accaparrarsi decine di milioni di euro di fondi destinati dalla Regione agli enti della formazione professionale. La gran parte degli indagati, in questa come nella prima fase dell’inchiesta, sono risultati legati tra loro da vincoli di parentela o comunque di assoluta fiducia.
CHI E’ GENOVESE. Francantonio Genovese è nato a Messina e ha 43 anni. Avvocato, alle ultime primarie si è schierato con la corrente che fa capo a Matteo Renzi. È figlio del senatore Luigi Genovese e nipote del più volte ministro Nino Gullotti, entrambi esponenti dell’allora Democrazia cristiana. Nel 1998 è stato assessore all’agricoltura nella giunta provinciale di Messina. Nel 2001 è deputato all’Assemblea Regionale Siciliana e nel 2005 è eletto sindaco di Messina. Nel 2007 è anche eletto segretario regionale del Partito Democratico in Sicilia, sostenendo la corrente di Veltroni. Alle elezioni politiche del 2008 eletto alla Camera dei deputati , è divenuto componente e segretario della commissione antimafia. Riconfermato alla Camera nella Legislatura del 2013 è componente della Commissione Bilancio. Attivo anche nel campo imprenditoriale, è azionista e dirigente di una società di trasporto marittimo.
Ecco come lo descrive Tony Zermo su La Sicilia:
Francantonio Genovese è un prodotto bacato della politica siciliana. Comproprietario della società dei traghetti privati – dono lasciatogli dallo zio, il potente ex ministro delle Partecipazioni statali Nino Gullotti negli anni 60 (era un ex cuoco con la passione per la lirica, ma la città gli deve molto) – è un miliardario che appartiene ad una delle famiglie più potenti e facoltose di Messina. Che con una serie di trucchi contabili abbia rubato assieme alla moglie i milioni della Formazione regionale dopo lo scandalo denunciato da Crocetta, suscita stupore e disgusto. Come un riccone che rubi vigliaccamente le elemosine. E altrettanto inaccettabile è il fatto che il Pd regionale finora lo abbia tenuto in posizione di vertice, dandogli quindi una sostanziale copertura nonostante che si sapesse qualcosa di quel che combinava sul suo territorio. Lui era certamente, oltre che «padrone dello Stretto», anche a capo di una rete di associazioni e circoli che portavano voti alla sinistra in una città che aveva una tradizione missina, ma la contabilità dei voti non può essere un alibi. A questo punto non si capisce perché il Pd siciliano abbia voltato le spalle a Vladimiro Crisafulli e abbia tenuto Francantonio Genovese, e perdipiù in posizione di rilievo fino alla nomina a segretario regionale per un certo periodo della sua vita, un’offesa alla memoria di Berlinguer.
Ma Francantonio Genovese che avrebbe razziato con la consorte e la cognata i fondi della Formazione non è soltanto prodotto della politica siciliana che raramente ha toccato un fondo così melmoso, ma anche il risultato di una città inerme che sopporta di tutto, anche il caro traghetti, anche i Tir che attraversano il centro, anche l’inquinamento operato dalla ‘ndrangheta nella sua Università. Quando una dozzina di anni fa arrivò qui la commissione parlamentare antimafia Nichi Vendola coniò il termine «verminaio».
C’è stato un periodo in cui alcuni magistrati messinesi apparivano condiscendenti con il potere locale, e quando i giornali ne parlavano descrivendo certe situazioni imbarazzanti arrivavano puntualmente le querele con richiesta di risarcimento. Tutto questo fino a quando non sono cambiati i vertici e alla Procura sono arrivati Guido Lo Forte e Sebastiano Ardita.
Nel 1989 il nostro giornale aprì una Redazione a Messina per pubblicare l’inserto con le notizie locali. Fui mandato come apripista a scrivere un articolo sulla città e l’ex procuratore capo di Messina, Franco Providenti, mi disse: «Qui c’è una cupola politica mafiosa che decide i destini della città. Stabilisce quanto deve durare in carica il sindaco o il presidente della Provincia e chi dovrà sostituirli, chi dovrà essere eletto alla Regione e chi al Parlamento nazionale. Ecco perché non ci sono proteste e rivalità, qui tutto è stato programmato per tempo e nulla cambia nelle posizioni di potere se la cupola non vuole».
Tutto cominciò negli anni 60 quando Amedeo Matacena diede inizio ai traghettamenti privati sullo Stretto con la «Caronte» che aveva base calabrese. L’altro socio era il fratello Elio che abitava a Napoli. Il ministro Gullotti fece in modo che anche suo cognato, il senatore Genovese, marito della sorella, facesse altrettanto sulla sponda siciliana. Francantonio Genovese è figlio del senatore dc e nipote dell’ex ministro. Questa società chiamata «Tourist ferry» e la «Caronte» si fusero per evitare una dispendiosa concorrenza. Mentre Amedeo Matacena era un grande avventuriero che aveva sposato una Miss Italia, le aveva regalato il panfilo «Taitù» e aveva sostenuto la rivolta di Reggio del 1970 (accolse all’aeroporto con la sua jeep foderata con pelli di leopardo l’inviata del «Corriere» Oriana Fallaci), il suo socio ha un profilo anonimo, quasi banale, ma è bravissimo negli intrighi. E conta sempre su 20 mila voti sicuri a Messina, di cui è stato sindaco, per tutta una ragnatela di enti e associazioni che hanno succhiato milioni alla Regione. Il fatto strano è che sul territorio non si sono mai accesi i riflettori, forse perché il gruppo di potere aveva interesse a mantenere la «provincia babba» dentro un cono d’ombra. Ora il re è nudo e gli si vedono anche i calzini col buco.