Il 24, 26 e 28 marzo sono tre giornate di fuoco per lo sviluppo del solare in Italia. Non perché non si creda più nell'energia pulita. Tutt’altro. Sono, quelli, tre diversi momenti di ricerca della verità per scoprire se ci siano interessi diversi dall’ecologia dietro il business delle energie alternative, sconvolto, in Lombardia, Sicilia e Puglia, da tre inchieste giudiziarie. Tutte e tre legate da un comune denominatore. Il ruolo cerniera di due imprenditori che si sono mossi in questo settore con blitz societari entrati nel mirino degli investigatori.
MILANO: SI APRE IL DIBATTIMENTO.
In un'aula del tribunale di Milano il pm Luigi Luzi ha affrontato ieri il caso di Gaetano Buglisi e Roberto Saija, conosciuti come “sviluppatori del solare”. Ma che sono imputati per truffa aggravata ai danni dello stato per avere partecipato alla presunta frode nella compravendita dell’azienda eolica Windco architettata, secondo i pm, da Vito Nicastri. Non un nome qualunque. Su di lui pesa una misura di prevenzione del Tribunale di Trapani per appartenenza mafiosa e una confisca da 1.3 milioni di euro, perché considerato vicino alla cosca di Alcamo e di conseguenza al boss dei boss, Matteo Messina Denaro, successore di Bernardo Provenzano alla guida di Cosa Nostra.
Ebbene, proprio a lui, soprannominato “il re del vento” per i suoi interessi nell'eolico, quando ancora non si era abbattuta la scure della Direzione Investigativa Antimafia, si sono rivolti Buglisi e Saija, acquistando nel 2008, tramite la loro “Sicily Sun Power”, ben tre società.
BRINDISI: IL 28 A PROCESSO.
Eccoci in Puglia, al terzo appuntamento. Presso il tribunale di Brindisi, dove giovedì 28 marzo il pm Nicolangelo Ghizzardi apre il processo proprio a carico di Buglisi, Saija e altri per truffa e associazione a delinquere. È, questa, la tappa più importante nel nostro giro d'Italia sul futuro dell'energia solare come hanno raccontato i giornalisti IRPI-ICIJ venerdì scorso, il 21 marzo, con una pubblicazione congiunta su L’Espresso e sull’International Business Times. Qui, nel cuore del Salento, il duo Buglisi-Saija deve vedersela con gravi imputazioni che ci portano dritti dentro una vicenda dagli aspetti planetari. Sì, perché i due “sviluppatori”, dopo aver incamerato con la “Sicily Sun Power” tre aziende di Nicastri, sei anni fa hanno ceduto il pacchetto al Global Solar Fund (Gsf). Ovvero ad una società lussemburghese che ha come principale azionista la Suntech Power, leader mondiale di pannelli solari.
La Suntech era uno dei più importanti gruppi a livello mondiale per lo sviluppo del solare, fondato dal cinese Shi Zhengrong, uno degli uomini più ricchi della Cina secondo “Forbes”. Il gruppo quotato a Wall Street è precipitato in una gravissima crisi finanziare fino all'uscita dalla Borsa di New York nel novembre 2013, a causa di una presunta truffa cominciata a Brindisi, dove ora alla sbarra si trovano, oltre a Buglisi e Saija, anche tre manager Suntech tra cui Javier Romero, un finanziere spagnolo designato come ‘scouter’ di terreni e permessi per l’investimento cinese in Italia. Per l’accusa, Romero e gli altri avrebbero frammentato in tanti micro-impianti, inferiori a un megawatt di potenza, ma solo sulla carta, un progetto più grosso. Per giustificare l’avvio, sarebbe stato sufficiente presentare al Comune una semplice richiesta d’inizio attività, invece della più complessa autorizzazione regionale. Di più. Il pm brindisino ipotizza anche che in alcuni casi Romero abbia falsificato la data di fine-lavori per rientrare nei limiti temporali (dicembre 2010) e riscuotere così gli incentivi pubblici per il solare.
Quella di Brindisi è una vicenda sulla quale Roberto Saija preferisce mantenere il silenzio stampa, a differenza di Gaetano Buglisi che si difende spiegando a IRPI: “Sono stato perseguitato per 45 mesi per un reato che non ho mai commesso. Ritenuto membro di un’associazione criminale con persone che a malapena conosco, è una follia. Ho venduto le aziende, e i relativi permessi per la costruzione degli impianti, nel 2008.”
LA COMPRAVENDITA WINDCO.
Poco prima dell’arrivo dei cinesi in Puglia, a fine 2007, secondo l’indagine condotta dal pm Luigi Luzi, il duo si sarebbe impantanato in una truffa ai danni dello stato che ha visto protagonista Vito Nicastri e la sua lussemburghese Lunix in un’operazione “estero vestita” di compravendita dell’azienda eolica Windco.
“Ho visto Nicastri una volta nella vita,” assicura Buglisi a IRPI. Si parla di sette anni fa, quando ancora non si sapeva che la Direzione Investigativa Antimafia di Trapani ritenesse il Nicastri la “facciata legale ai rapporti inconfessabili fra la grande imprenditoria e le cosche mafiose.”
E d’altronde Nicastri era davvero il ‘re del vento’. L’imprenditore eolico di riferimento in Italia, a cui si sono rivolti tutti, multinazionali comprese. Secondo le ricerche di IRPI, Buglisi avrebbe conosciuto Nicastri (che aveva da poco acquistato l’azienda eolica siciliana Windco da altri imprenditori) tramite Antonino Scimemi, noto imprenditore ‘verde’ del trapanese. E sarebbe stato proprio Buglisi a trovare l'affare con acquirenti e compratori, riuscendo a piazzare la Windco a un buon prezzo.
Stando alle carte, alla fine del 2007 la lussemburghese Lunix, di Nicastri, avrebbe promesso la Windco alla Eryngium, società maltese riconducibile a Buglisi, con tanto di contratto firmato. Dopo appena mezz’ora la piazza però ai belgi di Electrabel. Per aver infranto l’accordo, Lunix paga una penale da 10 milioni di euro alla Eryngium.
Secondo gli inquirenti, la penale sarebbe stata “artatamente pattuita” per giustificare il pagamento agli intermediari Buglisi e Saija, rinviati a giudizio per truffa poiché avrebbero, secondo i pm, fatto rientrare le somme in Italia con trasferimenti di denaro privi di causale, a titolo di “finanziamento soci” e “pagamento competenze professionali”.
“La costituzione di una società estera (la Eryngium) mi è stata consigliata dai consulenti legali e fiscali che hanno gestito la compravendita Windco”, spiega Buglisi a IRPI, “in quanto il pagamento sarebbe partito dal Lussemburgo e preferivano lo ricevessi fuori dall’ Italia per vari motivi. Primo tra tutti: l’effettiva possibilità di compravendita ebbe un’ accelerazione dopo il 20 dicembre 2007 (l’atto si stipulò tra natale e capodanno) e non vi era il tempo tecnico in Italia di costituire una società funzionante in 2-3 giorni lavorativi.”
QUEL PAGAMENTO INDAGATO. IL 26 MARZO A MARSALA L’UDIENZA PRELIMINARE
Insomma, in Italia, si sa, la burocrazia la vince. “Ma poi”, assicura Buglisi a IRPI “i soldi con trasparenza e tracciabilità in parte sono tornati in Italia, in parte ho pagato Antonino Scimemi come concordato. E comunque ho regolarmente adempiuto a tutti gli obblighi fiscali che mi spettavano sia all’estero che in Italia.”
Scimemi però, assieme a altri familiari e ad un commercialista, dovra’ difendersi proprio dopodomani a Marsala dall’accusa di riciclaggio per avere ricevuto il suo compenso.
SI TORNA IN CINA. VIA LUSSEMBURGO.
Il 2008 inizia bene per il duo Buglisi-Saija, quando la compravendita Windco era ancora solo una questione di grana e non di grane. Ci sono due passaggi fondamentali. La loro societa maltese Eryngium effettua un bonifico da 2.3 milioni di euro della famosa penale da 10 milioni ad un’altra loro azienda, la Societa Agricola Energetica Europea (SAEE). Quest’ultima li rispedisce poi quasi tutti a Malta, ma non rimane a secco. La SAEE infatti è proprietaria di terra preziosa nel brindisino, che cede in locazione alle aziende italiane del Global Solar Fund, i cui manager sono imputati a Brindisi per truffa e associazione a delinquere proprio per gli impianti costruiti su quegli appezzamenti.
Ma c’è di piu. IRPI ha scoperto che il nome di Nicastri è legato indirettamente anche ai cinesi di Suntech. Si tratta della cessione di tre aziende verdi, la Eolica Mazzarrone, la Arcade e la Antica. A settembre 2008 infatti, il duo Buglisi e Saija cede per 3.7 milioni di euro il 75% della loro azienda solare, la Sicily Sun Power, al fondo lussemburghese dei cinesi, il Global Solar Fund. Con un accordo del 18 ottobre 2008 i cinesi si impegnano ad acquistare il restante 25% per un totale finale di spesa previsto di 17 milioni di euro.
Secondo il resoconto fattuale fornito dalla Direzione Investigativa Antimafia di Trapani, le tre aziende di Nicastri, la Eolica Mazzarrone, Arcade e Antica, sarebbero state cedute alla Sicily Sun Power, tre giorni prima, il 15 ottobre 2008. Considerata tale cessione, l’ultima fetta della Sicily, il 25%, risultava valere molto più della prima fetta.
Secondo gli inquirenti antimafia però, queste tre aziende valevano tanto perché Nicastri, nel cedere quote societarie a terzi riusciva abilmente – una volta ottenute le autorizzazioni per la costruzione di impianti eolici o solari - a realizzare plusvalenze. Con questa tecnica, identificano le indagini, il ‘re del vento’ sarebbe riuscito ad operare una plusvalenza complessiva di € 2.9 milioni nel cedere le tre società alla Sicily Sun Power. Le plusvalenze non sarebbero di per se un problema, se non fosse che la compravendita di quote societarie era realizzata da Nicastri e da familiari che agivano come fossero una holding de facto. Avrebbero, in questo modo, sottratto ben 10 milioni di euro al fisco tra il 2006 e il 2010 nella vendita di 16 aziende, incluse quelle cedute alla Sicily Sun Power.
Non si sa se i cinesi fossero al corrente o meno di stare acquistando aziende di Vito Nicastri perchè l’ufficio stampa Suntech non ha voluto rilasciare commenti.
Ma l’ex-manager del Global Solar Fund, lo spagnolo Javier Romero, responsabile dello sviluppo italiano peri cinesi, ha fatto sapere a IRPI tramite il suo legale di “non avere mai avuto contatti diretti con Vito Nicastri, e di avere appreso dei legami tra Buglisi, Saija e Nicastri in affari eolici solamente dalla stampa italiana nel 2011.”
Certo è che la compravendita delle tre aziende e la successiva cessione al Global Solar Fund tramite la Sicily Sun Power non ha mai suscitato indagini, e risulta quindi essere un’operazione finanziaria totalmente pulita.
Per quanto invece riguarda la compravendita Windco, si è aperto ieri il dibattimento a Milano, con la prossima udienza fissata per il 5 giugno 2014.
1 - continua
Aggiornamento: Il procedimento marsalese indicato in questo articolo si è concluso, in primo grado, con sentenza n.113/2014, con la quale è stato dichiarato dal Gip presso il Tribunale di Marsala il non luogo a procedere nei confronti di Buglisi e di tutti gli indagati perchè il fatto non sussiste; la pronunzia è stata poi confermata dalla Corte di Cassazione con sentenza n. 981/2015, che ha dichiarato inammissibile il ricorso proposto dal pubblico ministero avverso la sentenza del Gip. Con sentenza del 17 Marzo 2016, poi, la Corte di Appello di Milano, Sezione Quarta penale, riformando la sntenza emessa dal Tribunale di Milano, ha assolto Buglisi per "non aver commesso il fatto". Il procedimento pendente dinnanzi l'Autorità Giudiziaria di Brindisi si è concluso con un un provvedimento del 12 Novembre 2015, con il quale il Gup ha dichiarato la propria incompetenza per territorio, per essere competente il Tribunale di Roma".