Un procedimento per bancarotta, seppur concluso con il condono della pena, ha avuto l’effetto di far decadere, per l’ex consigliere comunale Vito Celestino Errera, il beneficio della sospensione condizionale che nel 2011 gli fu accordata per la condanna, a un anno e mezzo di reclusione, subìta per il favoreggiamento della latitanza del boss mafioso Antonino Rallo. Indicato dagli inquirenti come elemento di spicco della ‘’cosca’’ di Marsala, Rallo fu arrestato dai carabinieri l'11 ottobre del 2007. Adesso, in carcere c’è finito Errera, che dietro le sbarre deve scontare la condanna a un anno e mezzo. L’ex consigliere comunale è fratello di Maurizio Vincenzo Errera, l’imprenditore del settore calcestruzzi già condannato per estorsione in danno di suoi colleghi nell’ambito del procedimento di mafia ‘’Peronospera II’’. Errera, arrestato dai carabinieri lunedì scorso, fu eletto consigliere comunale a fine maggio 2007 nella lista ‘’Giovani e donne per Marsala - Lo Curto sindaco’’. Poi, transitò nell’Udc. Le dimissioni da consigliere furono rassegnate a fine ottobre 2011. Più di otto mesi dopo dalla sentenza della Cassazione. Gettò la spugna dopo avere più volte dichiarato che non era sua intenzione dimettersi da consigliere. Giustificò le dimissioni con ‘’motivi strettamente personali’’. Ringraziò ‘’l’intero Consesso cittadino’’ e parlò di ‘’ingiustizie patite’’. Nel processo si è difeso affermando che l’imprenditore Michele Giacalone, al quale procurò l’auto utilizzata per curare la latitanza di Rallo, gli aveva detto che il mezzo gli serviva per una ‘’scappatella’’ con una donna. Già la condanna in primo grado aveva già suscitato in città diverse reazioni. Libera avviò una raccolta di firme invocando le dimissioni. Intanto, nel 2011, in conseguenza della condanna, la sezione misure di prevenzione del Tribunale di Trapani dispose il sequestro di beni per un valore di 299 mila euro: un’abitazione di sette vani in contrada Casazze, donatagli dal padre, e due appezzamenti di terreno. Fu subito dopo il sequestro dei beni che Errera decise di dimettersi da consigliere comunale.
Ricettazione assegni rubati – Condannato Antonio Correra
Antonio Ignazio Correra è stato condannato a un anno e quattro mesi di reclusione dal giudice monocratico Faillaci per ricettazione di assegni rubati. Il procedimento (indagine della sezione di pg della Guardia di finanza della Procura) scaturì dagli sviluppi di un’altra inchiesta, avviata proprio a seguito della denuncia del Correra, sfociata nel processo, per usura ed estorsione, a Massimo Bellitteri e ad Antonino Salvatore Sieri. E’ infatti emerso che a Bellitteri e Sieri furono consegnati dalla presunta vittima di usura due assegni staccati da un carnet di assegni rubati, ad Erice, il 21 gennaio 2008, a Michela Bulgarella. Uno era di 52 mila euro, l’altro di 25 mila. Denaro che sarebbe stato prestato a Correra per l’acquisto di prodotti agricoli (fertilizzanti). Secondo l’accusa, suo complice sarebbe stato Giuseppe Genna. Ma quest’ultimo è stato assolto. Sia avvia, intanto, a conclusione anche il processo in cui Correra è imputato con l’accusa di aver truffato una serie di aziende che producono fertilizzanti agricoli. Ma i suoi guai giudiziari non finiscono qui. In altri procedimenti, infatti, deve rispondere anche di insolvenza fraudolenta e calunnia.
ap