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23/04/2014 06:35:00

Corruzione e rifiuti. Chiesto processo per vertici Ato Tp1, Aimeri e Sicilfert

Un sistema per gestire illegalmente la raccolta dei rifiuti in provincia di Trapani. Il tutto a vantaggio dei vertici dell’Ato Tp 1 Terra dei Fenici, per dare posti di lavoro a persone amiche , dell’ Aimeri Ambiente, della Sicilfert di Marsala. Questo viene fuori dall’inchiesta della Dda di Palermo che ha chiesto il rinvio a giudizio per Salvatore Alestra, ex direttore dell’Ato Tp1, l’ente che si occupava della gestione rifiuti in mezza provincia, per il direttore area Sud della Aimeri Ambiente, Orazio Colimberti, per il capo impianto del cantiere di Trapani della stessa società, Salvatore Reina. E ancora il rinvio a giudizio è stato chiesto dal pm Teresa Principato per Michele Foderà, amministratore di fatto della società Sicilfert, di Pietro Foderà, socio e responsabile dei conferimenti nella Sicilfert e di Caterina Foderà, responsabile amministrativo della stesa società. L’inchiesta coinvolge anche l’ex senatore Pd Nino Papania, per il quale si procede separatamente.
La Direzione Distrettuale Antimafia ha indagato per mesi sul sistema rifiuti in provincia di Trapani. Su quello che succedeva all’interno dell’universo Ato Tp1, che comprende i comuni di Marsala, Alcamo, Buseto Palizzolo, Castellammare, Calatafimi, Custonaci, Erice, Favignana, Pantelleria (che non ha mai consegnato il servizio di gestione rifiuti all'Aimeri), Paceco, San Vito Lo Capo, Valderice. Se quello scoperto dalle indagini dovesse essere confermato, in sostanza, in questi anni fare la raccolta differenziata a Marsala, come negli altri Comuni Ato-Aimeri, non è servito praticamente a nulla.
Il sistema secondo l’inchiesta della Procura funzionava in questo modo. Aimeri ambiente faceva finta di fare la raccolta differenziata nei comuni Ato, come previsto dal contratto stipulato con l’Ato per 210 milioni di euro per sette anni. Faceva finta, in realtà conferiva tutto alla Sicilfert, azienda in contrada Maimone a Marsala, che si occupa dello smaltimento della sezione organica dei rifiuti per trasformarlo in compost. In realtà, sempre secondo le indagini, la Sicilfert trattava soltanto fittiziamente i rifiuti come se fossero organico (e non carta, plastica vetro, etc). Il tutto, in sintesi, significava che Aimeri si faceva pagare per un servizio che non svolgeva, la raccolta differenziata, e la Sicilfert otteneva una commessa per uno smaltimento dei rifiuti che non avrebbe dovuto fare. Questo anche per consentire all’Aimeri di raggiungere le percentuali di raccolta differenziata stabilite dal contratto per non incorrere nelle sanzioni previste. Semplicissimo. I vertici dell’Ato invece chiudevano un occhio. Infatti per Alestra l’accusa, “anche su istigazione di Colimberti e di soggetto che rivestiva qualifica di Parlamentare” scrive la Procura, è quella di aver omesso di esercitare la funzione di controllo sull’operato dell’Aimeri, come previsto dalla sua qualifica. Se infatti Aimeri non avesse raggiunto quelle percentuali di differenziata sarebbe stato compito dei vertici dell’Ato applicare le sanzioni. Il tutto per ottenere in cambio assunzioni, regali e favori, questa si legge nella richiesta di rinvio a giudizio. A proposito delle assunzioni, la Dda scrive che tra le persone fatte assumere nell’ambito di questo stistema di favori e omessi controlli, ci sarebbero, tra le altre persone, il cognato e la fidanzata del figlio dell’ex capo dell’Ato. “Mai avuto  favori. Segnalavo all’Aimeri i curriculum che mi venivano presentati”, si difende Alestra. Per i 5 indagati su cui pende la richiesta di rinvio a giudizio la prima udienza preliminare è fissata per il 13 maggio prossimo, al Tribunale di Palermo.
La procura sostiene che le tonnellate di rifiuti occultate sarebbero state 47.241. I camion aimeri giravano, raccoglievano i rifiuti che meticolosamente i cittadini differenziavano (nella speranza di avere un ritorno economico sulle salatissime bollette per la vendita di plastica, carta, vetro), poi invece portavano tutto, senza selezionare, all’impianto Sicilfert di contrada Maimone, sulla via Salemi a Marsala. Impianto su cui un anno fa la procura e i vigili urbani di Marsala avevano puntato i fari per lo sversamento di percolato.
Un altro filone dell’inchiesta coinvolge anche l’ex senatore Nino Papania. Gli si contesta l’assunzione di otto persone all’Aimeri, dalla quale, secondo un rapporto dei carabinieri, l’ex senatore Pd avrebbe ricevuto una penna con diamantino. Papania ha sempre negato la circostanza, e si è sempre detto estraneo ai fatti. In quel rapporto i carabinieri scrivevano anche che i sindaci “si lamentano del fatto che le strade sono sporche, ma le lamentele non vengono utilizzate come prova per la risoluzione dei contratti. Vengono utilizzate come strumento di richiesta per assunzioni e favoritismi contrattuali in favore del direttore dell’Ato e del senatore della Repubblica”. Non ci sta Giacomo Tranchida, sindaco di Erice, indicato come parte offesa nel procedimento. “ Di certo, non cambierò e non farò sconti ad alcuno (anche all'interno del PD che voglio profondamente diverso rispetto a gran parte del passato) ma continuerò a lottare per difendere gli interessi legittimi dei miei concittadini e contestualmente di tutti gli abitanti dei Comuni ex Ato Terra dei Fenici (da Alcamo a Marsala, agro ericino compreso) - dichiara Tranchida - dalle malefatte che un grumo di potere professionale, imprenditoriale e politico avevano in animo di perpetrare in danno dei Comuni e dei cittadini contribuenti, in relazione alle coperture, ai diversi livelli, per i disservizi sulla Raccolta Differenziata gestita dalla Aimeri Ambiente, pur di assicurarsi vantaggi personali e politico-clientelari ". Tra le perone offese anche il presidente pro tempore della Provincia regionale di Palermo, il presidente della Regione Sicilia, il Ministro dell’Ambiente, il legale rappresentante dell’Ato Tp1.