E’ entrato nel vivo, in Tribunale (giudice monocratico Torre), il processo che vede imputato, per appropriazione indebita continuata e aggravata, il 61enne marsalese Giuseppe Milazzo, all’epoca dei fatti (fino al febbraio 2011) direttore dell’agenzia di contrada Ciavolo del Credito Emiliano. A denunciare il funzionario, ma anche la banca, è stato un commerciante, Pietro Genna, di 73 anni, abitante a Ciavolo, che nell’esposto presentato alla sezione di pg della Guardia di finanza della Procura, che ha svolto l’inchiesta, ha denunciato che in numerosi casi gli effetti cambiari ricevuti in pagamento dai suoi clienti, nonostante l’incasso, venivano accreditati sul suo conto corrente ben oltre i quindici giorni previsti dalla legge. ‘’Con ritardi – denunciò il commerciante – da un minimo di 51 giorni a un massimo di 423 giorni rispetto alla data di pagamento’’. Ritardi clamorosi si sarebbero registrati in diciassette occasioni. Al momento dell’esposto (7 febbraio 2011), inoltre, otto effetti cambiari con scadenza tra il 30 marzo 2008 e il 30 giugno 2010, non risultavano ancora accreditati sul contro corrente di Pietro Genna. Così facendo, il direttore di banca, secondo l’accusa, si sarebbe appropriato dei ‘’corrispondenti interessi’’ dal sedicesimo giorno in poi la data in cui i titoli sarebbero dovuti essere accreditati sul conto corrente del commerciante. Legale di quest’ultimo è l’avvocato Carlo Ferracane, mentre a difendere l’imputato è Vito Cimiotta. Legale del Credem è Roberto Reggiani. L’avvocato Ferracane ha chiesto al giudice la citazione in giudizio del Credem come responsabile civile. I legale della banca emiliana, naturalmente, si è opposto, sollevando una serie di accezioni, per ‘’vizi di forma e di sostanza’’. Sulla stessa linea anche l’avvocato Cimiotta, che dichiara: ‘’Sono solo cinque gli episodi da ascrivere alla direzione di Milazzo e i titoli sono tutti stati pagati. Siamo certi di riuscire a provare la totale mancanza di dolo nella gestione delle operazioni’’.
BRACCIANTI AGRICOLI. Riprende oggi davanti al giudice monocratico di Marsala il processo a due dei quindici braccianti coinvolti nell’indagine della sezione di pg della Guardia di finanza della Procura su una truffa all’Inps (indennità di disoccupazione <indebitamente> percepite) che nel luglio 2013 sfociò nell’arresto di Giacomo e Piernicola Abrignani, di 61 e 37 anni, padre e figlio, ex rappresentate e impiegato della sezione di Strasatti della Confederazione italiana agricoltori, e di Giacomo Passalacqua, di 71 anni, commercialista, responsabile delle Acli nella stessa borgata marsalese. Passalacqua, davanti al gup, ha patteggiato la pena ed è stato condannato a due anni di reclusione (pena sospesa). Giacomo e Piernicola Abrignani, invece, sono già sotto processo davanti al giudice monocratico Matteo Giacalone. In quattro hanno preannunciato di voler patteggiare la pena. Sono Matteo Zerilli, Francesco De Vita, Gaspare Giacalone e Antonino Sciacca. L’udienza preliminare è stata, poi, rinviata al 28 maggio perché uno degli indagati (Salvatore Ampola) era assente per motivi di salute. Gli altri imputati sono Andrea Salvatore De Pasquale, Pasquale Paladino, Ignazio Fabio Lombardo, Giovanni Giacalone, Antonio Francesco Monaco, Tommaso Pipitone, Emanuele Mangione, Giacomo Cosentino, Pasquale Zichichi, Marcella Barbara Giacalone. Alcuni di loro hanno già restituito le somme percepite come indennità di disoccupazione. Complessivamente, la truffa all’Inps, secondo l’accusa, sarebbe stata di circa 300 mila euro. I fatti contestati sono relativi al periodo compreso tra il 2006 e il 2009.