Grandi opere pubbliche incompiute. Se davvero il premier Renzi vuole avere un’idea di cosa significhi cominciare un’opera pubblica e non finirla mai dovrebbe farsi un giro in Sicilia, dove gli esempi non mancano, a cominciare da Marsala, dove nel centro del lungomare fa bella mostra di sè l’opera incompiuta per eccellenza del territorio: il “costruendo” Monumento a Garibaldi e ai Mille, del quale si parla dal giorno dopo lo sbarco che diede il via all’Unità d’Italia, nel 1860. I lavori sono cominciati nell’86, e non sono stati mai terminati. Si tratta di una piccola storia, che però è significativa.
Altri esempi non mancano.
A Sciacca lo scandalo è il teatro di cemento progettato da Giuseppe e Alberto Samonà, in attesa di completamento da 36 anni. È costato 25 milioni di euro ma aprirlo costerebbe 500 mila euro.
Vicino Sciacca, a Siculiana, c’è un viadotto che finisce in cielo. E’ stato costruito alla fine degli Anni 80 per collegare la stazione ferroviaria (a servizio di una linea ormai dismessa a scartamento ridotto tra Agrigento e Castelvetrano) alla città senza attraversare la Statale 115. Il primo lotto è costato sei miliardi di lire. Il Comune nell’ultimo Prg aveva proposto di riqualificarlo facendone una sorta di giardino pensile, progetto che però la Regione ha cassato.
Capitale dell’incompiuto è Giarre: nove le opere rimaste a metà, dal teatro comunale al parcheggio pluripiano senza uscita fino alla piscina olimpionica inutilizzabile perché lunga 49 metri anziché 50, o al campo da polo da 20 mila posti, o la pista per le macchine radiocomandate. È stato calcolato uno spreco di 50 milioni.
Ancora, la diga Blufi e l’invaso Pietrarossa: dovevano risolvere i problemi dell’agricoltura ma si sono rivelati uno spreco di centinaia di milioni di euro che hanno “prosciugato” Stato e Regione. L’invaso di Blufi, sulle Madonie, doveva distribuire 22 milioni di metri cubi d’acqua alle province di Agrigento, Caltanissetta ed Enna E’ costato circa 260 milioni di euro dal 1989 a oggi, La diga di Pietrarossa, al confine fra il Calatino e l’Ennese. E’ completa al 95% con 70 milioni di euro spesi, ma i lavori sono fermi dal 1997; rimpallo di responsabilità fra Regione e Soprintendenza, scontri fra agricoltori e ambientalisti. Si parla di un invaso da 35 milioni di metri cubi.
La bretella che doveva collegare i monti Iblei alla Ragusa-Catania, è perfetta, c’è il guardrail, la segnaletica laterale, le strisce sull’asfalto. Ma, subito dopo la curva panoramica, la grande sorpresa è che s’interrompe all’improvviso. Su un muretto di terra. Quattro miliardi spesi, tutto fermo dal 1990.
E poi c’è la madre di tutte le opere incompiute: Il“Ponte sullo Stretto”, che non si farà mai Sarebbe costato, secondo stime del 2004, quando il Governo Berlusconi annunciò la ripresa dei lavori, 4,6 miliardi di euro. Sono stati spesi per sole spese di progettazione, consulenze, attività varie, 350 milioni di euro. Il Ponte sullo Stretto richiama da vicino la vicenda del Mose, la grande opera per salvare Venezia dall’acqua alta, dietro la cui realizzazione si nasconde un giro di tangenti niente male. Ma il Mose quanto meno si sta facendo. Il Ponte sullo Stretto non si farà mai, è costato 350 milioni di euro solo in spese di progettazione, servizi e consulenze, e viene da chiedersi se non sia il caso di capire, voce per voce, come siano stati spesi tutti questi soldi pubblici.
Sono 150 i cantieri di opere pubbliche mai terminate in Sicilia, oltre la metà dei 395 incompleti in tutta Italia, secondo i dati forniti dal governo Renzi. Una cifra, quella siciliana, che corrisponde cosiddetta “Anagrafe delle Opere Incompiute” della Regione: 152 per la precisione. Dentro c’è un po’ di tutto. Centinaia di alloggi popolari, strade, fognature, depuratori, zone artigianali, scuole, ospizi, impianti sportivi, messa in sicurezza di quartieri dei centri storici. Un totale di 335,5 milioni già bruciati, ne servirebbero altri 216,3 per ultimare i lavori.
In Sicilia tra l’altro la situazione è così tragica che c’è un doppio elenco. Quello delle opere pubbliche incompiute, e quello delle opere incompiute così vecchie da non trovare più i fascicoli di riferimento nelle stanze dei Comuni o alla Regione. E sono altre 150, risalenti agli anni 70 e ‘80, talmente vecchie che ormai non si trovano più nemmeno i progetti originari. Tra l’altro il censimento riguarda solo Comuni, Province, Iacp e Consorzi Asi. Non ci sono enti regionali, Asp e aziende ospedaliere
Ma cosa blocca i lavori? Ci sono centinaia di contenziosi con le imprese, mancanza di fondi per completare l’opera, lavori aggiudicati e mai consegnati, ditte fallite prima di iniziare i lavori; calamità natural (come la strada comunale Calatafimi Segesta-Bosco Angimbè) problemi giudiziari.