La provincia di Trapani è all’undicesimo posto della graduatoria dell’indice della “Sofferenza occupazionale e lavorativa 2013” costruito nell’ambito di uno studio del Servizio Politiche territoriali e del Lavoro della Uil su dati Istat.
Tale indice è stato stilato prendendo a riferimento il tasso percentuale di tre indicatori (a loro volta articolati in 9 parametri): mercato del lavoro, ammortizzatori sociali e reddito da lavoro dipendente e assimilato. Dai risultati degli indicatori e dei parametri si è giunti a misurare, attraverso una classifica, la sofferenza occupazionale nelle 103 province italiane.
“Il nostro territorio – spiega Eugenio Tumbarello, segretario generale della Uil Trapani – non esce bene da questo quadro. Ognuno degli indici è stato calcolato rapportandolo alla media nazionale riparametrata su “base 100”. Il punteggio attribuito alla provincia è di 137, ovvero siamo al di sopra di 37 punti percentuali della media nazionale. I numeri, dunque, ci dicono come sia ormai impellente la necessità di saper costruire sistemi di promozione al lavoro conformi a ciò che esprime il mercato del lavoro locale. Nel nostro territorio non mancano le basi per creare occupazione, e con ciò mi riferisco alle enormi potenzialità costituite dal potenziamento delle infrastrutture quali porto e aeroporto, dalla valorizzazione delle località turistiche con relativo indotto, e dalle risorse umane del nostro territorio, fatto di tanti giovani preparati che rappresentano una ricchezza, un valore aggiunto per questa terra, e aspettano solo di trovare l’opportunità per dimostrare il loro valore”.
Guardando poi ai dati elaborati dalla Uil si possono leggere nello specifico gli indici di sofferenza occupazionale del mercato del lavoro (149,1), delle attività produttive (108,4) e reddituale (122).
“Nel 2013 – conclude Tumbarello – il tasso di occupazione nel Trapanese è stato di 128,4 punti percentuali contro quello di disoccupazione al 184,4. Tutto ciò deve farci riflettere su come creare lavoro per il maggior numero di persone, un lavoro che sia di qualità e che garantisca certezza di reddito e inclusione sociale. Queste sono condizioni fondamentali affinché il cambiamento di rotta non escluda nessuno”.