Li vedi lavorare nei bar del centro, nei ristoranti, nelle aziende vinicole. Nei negozi o negli uffici, a servire clienti o a sbrigare pratiche. Sono ragazzi che fino a pochi mesi fa giravano per le città della provincia, lasciando qua e là curriculum (spesso intonsi), senza ricevere mai responsi positivi. Poi, l’opportunità di un progetto. E' Garanzia Giovani, il progetto che si prefigge l’obiettivo di inserire i ragazzi nel mondo del lavoro, offrendo possibilità di impiego e di formazione. Il progetto è al centro di diversi dibattiti: dalle domande sull’effettiva validità dello stesso, fino alle lacune di un programma poco chiaro per pagamenti e scadenze. Intanto, molti giovani della provincia di Trapani hanno colto l’opportunità al volo, pur non essendo a conoscenza di tutti i punti del programma.
Generazione “Neet”: ecco chi sono i destinatari del progetto
Li chiamano così, Neet, utilizzando un acronimo inglese: “Not (engaged) in Education, Employment or Training”. Giovani tra i 15 ed i 29 che non studiano, non lavorano e non sono impegnati in nessun corso di formazione. Nini – ni trabaja ni estudia – in Spagna, dove la situazione differisce poco dalla nostra. In Italia, secondo gli ultimi dati dell’Istat, sono più del 30% della popolazione compresa nella fascia d’età sopracitata. Vittime della crisi, giovani senza lavoro e – nella maggior parte dei casi – alla ricerca di un impiego, anche temporaneo. Forza lavoro inattiva, spesso non per volontà propria ma per contingenze esterne. Sono loro i destinatari del progetto Garanzia Giovani, partito in Europa con il nome Youth Guarantee. I presupposti sono quelli corretti: dare un’opportunità ai giovani che vogliono mettersi in gioco, aprendo loro – spesso per la prima volta - le porte del mondo del lavoro.
Come dovrebbe funzionare
Come già detto sopra, occorre avere tra i 15 ed i 29 anni, essere disoccupato e non essere impegnato in nessun corso, sia esso scolastico, universitario o di formazione. Il progetto è affidato alle Regioni che hanno predisposto dei piani attuativi specifici. I giovani che vogliono usufruirne si rivolgono ai Centri per l’Impiego (CPI) a livello provinciale dove ricevono l’accoglienza e usufruiscono del primo orientamento personalizzato. Si svolgono le solite procedure burocratiche, ci si iscrive al sito preposto, si compilano i documenti e poi si aspetta. Tramite un’attività di profiling, il sistema cerca il candidato più adatto alle diverse proposte: ci sono possibilità di Tirocinio, Apprendistato, Servizio Civile, Formazione e così via. Se, invece, il giovane trova da sé un datore di lavoro pronto ad assumerlo tramite il progetto allora bisogna compilare i documenti necessari congiuntamente con il futuro datore di lavoro. Il compenso? Orientativamente 500 euro scarsi mensili, erogati dall’INPS a cadenza bimestrale. Per il giovane si tratta di un’occupazione, anche se solo temporanea, dura sei mesi, e di un’opportunità per imparare e crescere. Per l’azienda, invece, la possibilità di disporre di manodopera “gratuita” e, qualora decidesse di assumere il giovane al termine dell’esperienza lavorativa, ci sarebbe anche l’opportunità di ricevere particolari sgravi economici in base alle varie situazioni. Il sistema del sito è stato letteralmente preso d’assalto. Al 27 Agosto, infatti, il numero degli utenti complessivamente registrati al programma supera le 723.000 unità. Alcuni di essi sono riusciti a trovare un impiego, altri hanno invece desistito dopo i soliti “le faremo sapere” ed i nuovi “ne ho già uno e mi basta”.
Come (non) funziona in realtà
Tempi d’attesa lunghissimi, colloqui che slittano ed indennità ancora non percepite. Sono queste le circostanze più diffuse. A Marsala, per il primo colloquio necessario per l’iscrizione i tempi d’attesa superano i 2 mesi, a volte anche 3. Ci vuole la solita spintarella, la classica conoscenza anche solo per poter sostenere l’ intervista in tempi abbastanza brevi. E magari può capitare di dover ritornare il giorno dopo perché i presenti sono troppi ed il tempo non basta. Al Cpi di Marsala ad esempio, ci segnalano che non c'è carta nelle stampanti, liste d'attesa lunghissime, e pratiche bloccate da giugno.Il pagamento, poi, è un mistero. E’ questa la nota più dolente di un progetto partito con buoni propositi ma che sta andando alla deriva. Inizialmente a cadenza bimestrale, il pagamento è passato ad essere trimestrale, semestrale o è addirittura scomparso. I soldi non arrivano, soprattutto al Sud.
A riguardo, la Regione Siciliana, che in dotazione finanziaria per i vari progetti correlati poteva disporre di oltre 178 milioni di euro, ha comunicato, in data 4 settembre, che “l'INPS procederà in tempi rapidi al pagamento delle indennità dovute”. Se questa sia la solita dichiarazione di facciata non è dato sapere.
Le aziende furbette
E le aziende? Sono soprattutto loro a guadagnarci. Alcune di esse hanno visto nel progetto una concreta possibilità per dare speranza ai giovani meritevoli, altre, invece, se ne sono approfittate. Come? Assumendo i giovani e facendoli lavorare notte e giorno, superando il tetto massimo di ore possibili.
Altre ancora, invece, hanno sfruttato Garanzia Giovani per “regolarizzare” situazioni di lavoro in nero, usufruendo dei contributi statali per pagare dipendenti che già lavoravano – non in regola – per l’azienda stessa. Che dire, poi, di quelle aziende che hanno “assunto” giovani tra i 15-29 per camuffare l’impiego di un altro membro della stessa famiglia over 29 già impiegato per l’azienda.
Il sistema, dati gli scarsi e spesso inefficaci controlli, si presta a facili manipolazioni e truffe. Mentre alcuni fanno i furbetti, però, le aziende perdono un’opportunità per formare giovani capaci che un giorno potrebbero veramente essere utili ed i giovani stessi, volenti o nolenti, si prestano ai giochetti di chi è sempre pronto a fare il più furbo. Alla faccia del progetto.
Gianmarco Maggio - @GianmarcoMaggio