Monitorare le condizioni di lavoro in agricoltura, informare e sensibilizzare i lavoratori sui loro diritti e denunciare caporalato, lavoro nero e sfruttamento della manodopera locale e straniera. E' iniziata con un inteso giro nelle campagne e nelle serre del territorio l'attività della Flai - Cgil volta a denunciare irregolarità all'interno di un settore dove, troppo spesso, emerge uno spaccato di lavoro nero e sottopagato.
L'attività di monitoraggio, che si inserisce all'interno del progetto il “sindacato di strada”, ha preso il via in occasione della vendemmia che, ogni anno, vede puntualmente impegnati nella raccolta centinaia di lavoratori stranieri costretti a lavorare anche fino a 10 ore in cambio di paghe minime.
“In provincia di Trapani – dice la segretaria provinciale della Flai Cgil Giacometta Giacalone - i lavoratori impiegati in agricoltura sono circa 10 mila e di questi il 28 per cento sono nord africani e romeni mentre il 46 per cento versa meno di 51 giornate lavorative annue. Questi dati rendono un'idea parziale se si considera la grande quantità di lavoro nero che vige nel settore. ”
Sin dalle prime ore del mattino ai lavoratori agricoli i sindacalisti della Flai distribuiscono volantini, stampati in italiano, inglese, francese e arabo, con informazioni sulla corretta paga, sull'orario di lavoro, su tutto ciò a cui non ha diritto chi non lavora in regola e sull'attività di tutela svolta dal sindacato.
“All'alba – racconta la segretaria Giacalone – ci rechiamo nei luoghi dove i lavoratori attendono che qualcuno, tra caporali e proprietari di vigneti, li prenda per andare a lavorare per un salario giornaliero che oscilla tra 25 e 40 euro. Registriamo che la paga varia anche in rapporto alla nazionalità del lavoratore, vale a dire che un immigrato guadagna meno di un locale ed è costretto ad accontentarsi per la condizione di bisogno e di disperazione in cui versa”.
Per la Flai Cgil è “indispensabile che gli Ispettorati del lavoro e forze dell'ordine rafforzino l'attività di controllo nei settori della viticoltura, dell'olivicoltura e nelle serre in cui si coltivano fiori e fragole per contrastare sfruttamento e lavoro nero” ma è anche necessario che “dopo la legge che ha riconosciuto il reato di caporalato si vari una legge che prevede la confisca dei beni per le imprese che agiscono nell'irregolarità” così come “il governo regionale dovrebbe elaborare una legge sul mercato del lavoro agricolo in Sicilia”.
“Il fenomeno del caporalato – conclude Giacalone - va combattuto attraverso un'azione congiunta di tutti gli organi preposti al fine di stabilire le regole della legalità e scardinare un sistema in cui imprenditori senza scrupoli sfruttano i lavoratori realizzando guadagni impropri a scapito del settore”.