Uffa! Voglio parlare di libri, la mia rubrica è dedicata ai libri. E invece, invece mi trovo a dover parlare di fusioni, scalate, trust e quote di mercato. L’editoria tutta non parla d’altro per ora, e mi tocca farlo. A pensarci bene due cose da dire le avrei anch’io. Eccovi subito una breve sintesi della storia delle due case editrici. Mondadori e Rizzoli anzi, Arnoldo e Angelo, fondano le rispettive case editrici a due anni di distanza1909 il primo 1907 l’altro. Mondadori, negli anni Trenta, pubblica Pirandello e D’Annunzio e lancia la nota collana di gialli. Rizzoli conquista autorevolezza grazie alla sua enciclopedia, inoltre diventa il primo editore multimediale producendo per il cinema La dolce vita di Fellini. In quegli stessi anni nascono altre due case editrici importanti la Bompiani e l’Einaudi che si distinguono subito per le linee editoriali, diciamo, meno generaliste. Nel dopoguerra si aggiungerà alle due appena citate, la Feltrinelli. Si compone una triade fatta da rampolli di buona famiglia che potevano permettersi il lusso di fare gli intellettuali (ndr). Le vicende giudiziarie delle due case editrici, oggi sotto i riflettori, corrono parallele. Dopo la morte dei due fondatori, a soli otto mesi di distanza, gli eredi o i nuovi padroni s’impastano nei processi P2, Gelli, Banco Ambrosiano e scalate in borsa. Insomma non fanno più gli editori, fanno business. Anche questa vicenda della fusione rientra in questa nuova linea editoriale fatta da manager e strateghi del mercato. E tutto questo non ha più niente a che vedere coi libri. Mondadori e Rizzoli domineranno con il 40 per cento del mercato concentrato in un solo gruppo. In qualche modo lo facevano già e la sola guerra che si sono fatti finora è stata quella al ribasso… diamo al mercato ciò che vuole. Vendere, vendere, vendere. Questo il solo imperativo categorico. I piccoli e medi editori verranno ulteriormente schiacciati, le librerie indipendenti non avranno più scampo e si taglieranno nuovi posti di lavoro. Aspetta un attimo, direte voi, Mondadori vanta nel gruppo la qualità Einaudi, e Rizzoli ha vantato finora l’Adelphi. Esatto! Ma davvero credete che i furbetti del mercato siano interessati alla qualità? Poveri illusi! Le linee editoriali di queste prestigiose case editrici non si toccano perché conviene così. e poi servono per rifarsi la verginità dopo le massificazioni dei titoli fenomeno del momento.
Basta! Non voglio annoiarvi oltremodo. Passo subito al suggerimento da libraia impertinente e camurriusa. Scusate, signori del marketing, avete letto i dati Istat 2014? I lettori se ne stanno andando, soprattutto quelli deboli (3 libri all’anno), a chi venderete ipolpettoni che state mandando in stampa? Resistono invece i lettori forti, ma quelli i polpettoni non li toccano neppure. Poi ci sono i medi, quelli che leggono un libro al mese, già, ma voglio sapere quali libri leggono. A costo di apparire pedante farei le dovute distinzioni tra chi legge le tre sfumature in tre mesi e chi impiega tre mesi per leggere Le memorie di Adriano. Quei 120 milioni di euro che servirebbero per concludere l’affare mondazzoli consiglierei di investirli per evitare questo dissanguamento di lettori, educare alla lettura, abbassare i prezzi di copertina, formare il personale che lavora nei megastore, quelli addetti alla vendita di libri possono fare la differenza, così come a scuola è l’insegnante che ti può trasmettere l’amore per la lettura e la conoscenza.
Katia Regina