Il Tribunale di Marsala ha ammesso l’intercettazione che potrebbe rivelarsi decisiva nel processo che vede imputati due carabinieri che a Mazara, il 13 ottobre 2014, non multarono un ragazzo, figlio di un poliziotto, che guidava lo scooter senza indossare il casco e non sequestrarono il mezzo senza assicurazione. Sono queste le contestazioni mosse dall’accusa ai carabinieri Andrea Salvatore Volpe, di 45 anni, e Fabrizio Buscemi, di 36. I due militari devono rispondere di abuso d’ufficio e falso ideologico. E per concorso morale negli stessi reati è imputato anche il 54enne sovrintendente di polizia mazarese Antonio Sorrentino, padre del giovane scooterista fermato al posto di blocco. Il fatto venne fuori perché il telefono cellulare del poliziotto era sottoposto a intercettazione per un’altra indagine. Sorrentino junior telefonò al padre dopo essere stato fermato per chiedere aiuto. Poi passò il telefono a uno al carabiniere Volpe, che dopo un breve colloquio con il poliziotto lasciò andare i due ragazzi. Alla prossima udienza (il 25 gennaio) il tribunale incaricherà un perito di trascrivere l’intercettazione telefonica. A difendere Volpe e Buscemi è l’avvocato Stefano Pellegrino, che non contesta il fatto, ma spiega: “La contestazione è incongrua, perché i due carabinieri rilasciarono il ragazzino perché era in corso un’operazione antidroga che poi ha portato ad arresti”. L’indagine, condotta dalla sezione di pg Guardia di finanza della Procura, è stata coordinata dal procuratore Di Pisa e dal sostituto Antonella Trainito.