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16/01/2016 08:40:00

Truffa e circonvenzione d'incapace. Condannato a 3 anni e mezzo ex carabiniere di Marsala

  Il giudice monocratico Riccardo Alcamo ha condannato un ex carabiniere marsalese, Nicolino Genna, di 53 anni, a tre anni e mezzo di carcere per circonvenzione di incapace, tentata truffa e furto. La pena è più severa di quella chiesta dallo stesso pubblico ministero al termine della sua requisitoria: due anni e mezzo. Genna è stato, inoltre, condannato a versare alla parte civile un risarcimento danni “provvisionale” immediatamente esecutivo di 88.720 euro. Secondo l’accusa, l’ex militare, in servizio fino al 2011 (prima al Norm di Roma e poi al Senato), avrebbe commesso i reati contestati in danno di una sua anziana zia ultraottantenne (Nicolina Barraco) che secondo gli inquirenti sarebbe stata affetta da demenza senile secondaria. L’indagine, condotta dalla sezione di pg delle Fiamme Gialle presso la Procura e coordinata dal procuratore Alberto Di Pisa e dal sostituto Antonella Trainito, fu avviata a seguito della denuncia presentata dall’anziana parente di Genna, poi costituitasi parte civile. Nel corso dell’inchiesta furono ascoltate diverse persone, tra le quali impiegati di banca e delle poste, ed è emerso che grazie una serie di operazioni bancarie l’ex carabiniere avrebbe sottratto all’anziana parente circa 90 mila euro. Il turbillon di operazioni finanziarie ha riguardato il Credem, l’Unicredit, Banca Intesa San Paolo e la Ing Direct. Grazie alla familiarità con la sua vittima, Genna era riuscito a farsi intestare beni patrimoniali per un valore di quasi 89 mila euro. Accompagnandola, poi, alla filiale Credem di Strasatti, le faceva chiedere l’emissione di un assegno circolare di 15 mila euro, che poi versava sul suo conto. Stessa cosa, inoltre, la induceva a fare nuovamente al Credem (2600 euro) e con due bonifici (di 32 mila e 39 mila euro) presso le agenzie di piazza Piemonte e Lombardo e via Salemi dell’Intesa San Paolo. Il Genna avrebbe, inoltre, tentato di truffare anche il figlio (G.A.) della sua presunta vittima, convincendolo a sottoscrivere documentazione bancaria finalizzata ad operare sui suoi conti correnti. Un pericolo scongiurato in extremis dall’intervento della sezione di pg della Guardia di finanza della Procura, che ha bloccato le “manovre” dell’ex carabiniere. Quest’ultimo, tra l’altro, avrebbe avuto gioco facile sull’anziana donna proprio per la fiducia che questa riponeva nell’unico nipote, che fino a poco tempo prima indossava la divisa di una delle forze dell’ordine. A difendere Nicolino Genna è l’avvocato Stefano Pellegrino, che nella sua arringa difensiva, pur non potendo negare il danno economico subito dall’anziana, ha evidenziato che questa, all’epoca dei fatti contestati (novembre/dicembre 2012) non sarebbe stata incapace di intendere e di volere. Sapeva, insomma, quel che faceva. “Ciò – sostiene il legale – risulta da certificati rilasciati all’epoca, per una pratica Inps, dal centro di salute mentale”. Pare, che le condizioni dell’anziana si siano aggravate successivamente. Per questo, l’avvocato Pellegrino aveva chiesto l’assoluzione di Nicolino Genna “perché il fatto non sussiste” o in subordine “perché non costituisce reato”. Il giudice Alcamo, però, si è dimostrato di diverso parere. Ad assistere legalmente l’anziana e il figlio, costituitisi parte civile, sono stati gli avvocati Diego Tranchida e Fabio Pace, che hanno esternato “soddisfazione” per l’esito del processo.