E’ stata una difesa ad oltranza quella che il 27enne Luciano Pasini ha cercato di mettere in atto, davanti il Tribunale di Marsala, nel processo che lo vede imputato con l’accusa di essere stato il “basista” della rapina commessa il 4 novembre 2013 ai danni dell’agenzia della “Tnt” a Campobello di Mazara. Il “colpo” fu ideato e organizzato dalla famiglia mafiosa di Castelvetrano. Con Pasini, che faceva l’autista, della rapina deve rispondere anche un altro castelvetranese, il 54enne Vito Tummarello. Entrambi sono stati arrestati nell’operazione antimafia “Eden 2” del 19 novembre 2014. “La notte dell’arresto – ha detto Pasini – fui portato alla caserma dei carabinieri di Marsala, dove mi dissero: ‘Aiutati che Dio t’aiuta. Per noi sei un pollo in mano a loro’. Io chiesi di parlare con un giudice”. Secondo la Dda, “regista” della rapina sarebbe stato un nipote del boss Messina Denaro, il 37enne palermitano Girolamo “Luca” Bellomo, che il 16 dicembre è stato condannato dal gup di Palermo Fernando Sestito a 10 anni e 10 mesi di carcere. A preparare il terreno sarebbero stati i fratelli Rosario e Leonardo Cacioppo, anche loro già condannati con l’abbreviato. Sarebbero stati, infatti, proprio i fratelli Cacioppo, ha detto Pasini, a contattarlo per avere le notizie necessarie per preparare il colpo. “Mi telefonò Stefania Cacioppo, sorella di Rosario e Leonardo e cugina della mia fidanzata – ha dichiarato l’ex autista della Tnt - All’appuntamento, davanti la chiesa dei Cappuccini, vicino la mia abitazione, si presentò però anche Rosario, che mi chiese notizie su un pacco che doveva arrivare. Ma fu in un secondo incontro con i fratelli Cacioppo, al Pronto soccorso dell’ospedale di Castelvetrano, che ho capito che intendevano organizzare una rapina alla Tnt. Mi chiesero, infatti, notizie su orari di arrivo di tir e merci e se c’era un piantone all’ingresso del magazzino. Io diedi loro informazioni sbagliate su orari e numero di dipendenti. Poi, ho cercato di non essere più contattato. Avevo paura anche per me e per i miei genitori”. A Pasini, però, il presidente Sergio Gulotta ha fatto notare che in una intercettazione telefonica Rosario Cacioppo gli si rivolgeva con tono apparentemente confidenziale. L’imputato ha risposto cercando di spiegare che proprio perché aveva paura dei Cacioppo usava toni e parole che potessero servire a tenerli buoni. Chissà se è riuscito a convincere i giudici…