Uno dei tredici imprenditori accusati di false fatturazioni in favore di Michele Licata (il noto ristoratore-albergatore al quale, lo scorso novembre, per evasione fiscale e truffa allo Stato, sono stati sequestrati beni immobili, società e liquidità per 127 milioni di euro) è stato scagionato in via preliminare. E’ Carlo Palmeri (“Master Impianti”). Per lui, la Procura ha chiesto e ottenuto l’archiviazione del procedimento. Quindi, niente richiesta di rinvio a giudizio per Palmeri. Ciò è avvenuto a seguito di indagini difensive svolte dall’avvocato Vincenzo Forti. “Mi ritengo più che soddisfatto per l’esito dell’indagine difensiva – dichiara l’avvocato Vincenzo Forti – Abbiamo trovato, inoltre, interlocutori disponibili ad ascoltare la versione della difesa. E ciò non sempre accade”. Il legale non nasconde la sua soddisfazione per la decisione di scagionare dall’accusa Carlo Palmeri. Quando, nell’aprile 2015, l’indagine di Procura e sezione di pg della Guardia di finanza sfociò nel primo sequestro di beni, gli investigatori dichiararono che quasi tutti (non tutti, dunque) gli imprenditori accusati di avere emesso false fatture in favore di Licata avevano “confessato”. Il procedimento approdato all’udienza preliminare è quello scaturito dalla prima fase dell’indagine. E proprio lo scorso 28 gennaio, gli avvocati difensori di Michele Licata hanno chiesto al gup Francesco Parrinello una sospensione di tre mesi per consentire, tramite l’amministratore giudiziario Antonio Fresina, il pagamento all’Agenzia delle Entrate delle tasse (Iva) evase nel corso degli anni. Per questo, l’amministratore giudiziario ha già chiesto alla sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Trapani (che su richiesta della Procura di Marsala, lo scorso novembre ha disposto il sequestro di beni e liquidità per 127 milioni di euro) di sbloccare le somme necessarie. Il giudice ha accolto la richiesta di “differimento”, rinviando al 5 maggio l’udienza per decidere sulle richieste di rinvio a giudizio.