Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
12/02/2016 06:30:00

Immigrazione e affari. Nuova inchiesta per Scozzari sull'accoglienza a Trapani

Un'indagine giunta a conclusione, un giudice in maternità e delle fatture considerate false. Nel mirino degli investigatori il consorzio Connecting People, storico colosso della gestione dei centri di accoglienza con sede a Trapani, che dal 2008 al luglio dello scorso anno ha gestito il Cie ed il Cara di Gradisca d'Isonzo. Il consorzio al momento si trova al centro di un procedimento giudiziario dinanzi al Tribunale di Gorizia  in cui sono imputate tredici persone per associazione a delinquere finalizzata alla truffa. L'accusa riguarda la gestione finanziaria delle strutture, è circostanziata nel periodo che va dal 2008 al 2011 e tra gli imputati spicca il nome dell'allora presidente del consorzio Giuseppe Scozzari, originario di Castelvetrano, noto in provincia di Trapani per l'attivita nell'accoglienza ai migranti con il gruppo di cooperative Insieme e per la presidenza provinciale di Confcooperative. Il processo tarda a decollare e nell'ultima udienza il collegio ha preso atto del congedo per maternità del presidente Francesca Clocchiatti ed ha rinviato al 22 settembre.
E' in questo contesto che lunedì gli agenti della Guardia di Finanza di Udine hanno notificato dei provvedimenti di conclusione indagini preliminari a 21 persone e 4 tra società e cooperative, tra cui Connecting People, Giuseppe Scozzari e Giovanni Scardina (all'epoca direttore del Cie e adesso direttore di un Cas a Custonaci). L'accusa è nuovamente di associazione a delinquere, evasioni fiscali, peculato, frode in pubbliche forniture, falso e favoreggiamento. Il fascicolo è suddiviso in diversi capitoli. Si parla di un caso di frode per aver acquistato 375 materassi, pagati dalla Prefettura come ingnifughi, ma privi della certificazione. Poi c'è l'appropriazione di denaro che i familiari dei migranti inviavano loro tramite «money transfer» ed infine la «triangolazione» di fatture relativamente alla fornitura di 31.248 bottiglie di acqua. Secondo l'accusa, Connecting People registrava l'acquisto delle bottiglie dall’azienda Santanna di San Quirino, ma a cedergliele “formalmente” sarebbe stata la Cgs Storitve doo, società di fatto inesistente, con sede in Slovenia, fondata da Gianluca Madriz (presidente della Camera di Commercio di Gorizia) con Gianfranco Crisci (ex presidente della provincia di Gorizia). Giri vorticosi, ma l'acqua ai migranti non sarebbe mai arrivata.
Ma c'è dell'altro. Nel provvedimento emesso dalla Procura di Gorizia c'è un link che porta al procedimento tuttora in corso. Si tratta di una perizia contabile - effettuata sulle schede telefoniche distribuite ai migranti – depositata dai legali degli imputati. Il report fa parte del malloppo documentale prodotto in aula per smentire le accuse sostenute dalla Procura, rappresentata in aula dal pm Valentina Bossi. Dell'importanza di queste perizie ne aveva parlato Giuseppe Scozzari, durante un'intervista, ed erano state visionate perfino dal viceministro dell'Interno, Filippo Bubbico che, dopo il rinvio a giudizio, disse: «Dalle indagini interne non risulterebbero maggiori pagamenti effettuati nei confronti dell’ente gestore».
Adesso la Procura scrive che «le indagini condotte hanno, tra l’altro, permesso di rilevare che gli avvocati di alcuni indagati avevano, in sede di udienza preliminare, esibito alcune fatture, giustificanti l’acquisto di schede telefoniche prepagate, risultate poi inveritiere». Lo snodo è centrale e coinvolgerebbe dei professionisti. «Io ho prodotto ciò che mi è stato dato – dice l'avvocato Alberto Tarlao, legale di sei degli indagati – e non ho motivo di ritenere che non siano veritieri». La questione è tutta goriziana, ma nelle prossime settimane potrebbe riscuotere echi locali. In provincia è in corso la gara d'appalto per 2000 posti e tra le clausole non è esclusa la partecipazione ne a soggetti indagati ne tantomeno imputati.


Marco Bova
https://twitter.com/marcobova