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16/02/2016 09:10:00

Il poliziotto che ha sequestrato la moglie. Parla l'investigatore

  Fu una “fonte confidenziale” a far scattare l’indagine che ha fatto finire sotto processo, per sequestro di persona e violenza privata in danno della moglie (T.I., di 37 anni), l’assistente di polizia Luigi Nesta, 41 anni, originario di Corato (Ba). E’ quanto ha riferito, davanti al giudice monocratico Matteo Giacalone, il luogotenente Antonio Lubrano, capo della sezione di pg della Guardia di finanza della Procura. Rispondendo alle domande del pm Giulia D’Alessandro, l’investigatore ha ripercorso tutte le fasi dell’inchiesta. Con Nesta, sotto processo sono anche i genitori di T.I., Giovan Battista Ingianni, di 70 anni, e Anna Renda, di 64, abitanti in contrada Torrelunga Puleo, anche loro accusati in concorso con Nesta di sequestro di persona e tentata estorsione. Di quest’ultimo reato deve rispondere anche Giuseppe Di Girolamo, di 55 anni, anche lui mandato sotto processo in quanto accusato di lesioni personali (in danno dell’amante di T.I.) insieme con Ingianni e Renda. L’amante (I.V.) fu, infatti, picchiato in una via del centro di Marsala, riportando lesioni al volto e alla cervicale giudicate guaribili in 30 giorni. L’accusa di estorsione è relativa al fatto che la moglie fedigrafa, dopo la scoperta della tresca amorosa, sarebbe stata costretta ad andare da un notaio per cedere al marito (tramite procura speciale al Di Girolamo) la sua quota di proprietà dell’appartamento in cui vivevano in città, mentre il sequestro di persona dal fatto che la donna fu chiusa a chiave in casa, per circa 24 ore, dal marito e dai suoi genitori per paura che fuggisse con l’amante. Alla donna sarebbe stato sottratto anche il telefono cellulare. L’indagine delle Fiamme Gialle, a cui la donna ha poi raccontato la sua vicenda, è stata coordinata dal procuratore Alberto Di Pisa. Si è così scoperto che Nesta (difeso dall’avvocato Edoardo Alagna), dopo 13 anni di matrimonio, avendo qualche sospetto, aveva iniziato ad indagare sulla vita privata della moglie, prima pedinandola e poi installando addirittura una piccola videocamera nella cucina di casa, ritenendo che qui la donna incontrasse il suo amante. Quest’ultimo è parte civile. Ad assisterlo è l’avvocato Fabio Spanò.