In Sicilia il Jobs Act è stato meno incisivo rispetto alle altre regioni d'Italia. Lo dice il numero di Congiuntura Res che è stato presentato alla Facoltà di Economia di Palermo nel quale è presente un focus su "Precariato e politiche attive e di stabilizzazione in Sicilia". In particolare, sono stati valutati gli effetti delle nuove politiche del lavoro attuate a livello nazionale, con particolare attenzione sul Jobs Act. Dall'approfondimento emerge che rispetto al quadro nazionale, dove il Jobs Act ha avuto effetti di qualche rilievo, la Sicilia si caratterizza per una dinamica positiva più contenuta, sia per il complesso delle assunzioni (+1,8%, pari a 3.751 nuovi contratti) che per i soli contratti a tempo indeterminato (+9,3%, pari a 10.283 nuovi contratti). Per avere un termine di paragone a livello nazionale si è registrata una crescita delle assunzioni rispetto allo stesso periodo del 2014 del +9,8%, trainata principalmente dai contratti a tempo indeterminato (+37%).
Altro fenomeno emergente, che contrasta con una politica orientata alla stabilizzazione dei rapporti di lavoro, riguarda la straordinaria crescita, nell'ultimo biennio, del lavoro accessorio tramite l'utilizzo dei buoni lavoro, i cosiddetti voucher. Questa tipologia di contratto registra un incremento medio annuo nel biennio 2014-2015 del 70% e, a partire dal 2015, evidenzia una maggiore crescita al Sud (+77% nel periodo gennaio-novembre 2015) e in Sicilia (+97%) rispetto alla media nazionale (67,5%). Questo fenomeno rappresenta probabilmente una forma di parziale copertura della diffusione di posizioni di lavoro non registrato che si sono estese negli ultimi anni.
Secondo il rapporto la ripresa dell'economia siciliana è ancora debole anche se iniziano a vedersi i primi timidi segnali positivi sul fronte del lavoro: il tasso di disoccupazione, infatti, torna a scendere dopo molto tempo e per il 2016 le stime prevedono una flessione al 20,7%. Nel 2014 il Prodotto interno lordo regionale ha registrato un ulteriore rallentamento (-0,9%), (+0,9% nel 2015) portando verso il 13% la flessione complessiva del reddito e della ricchezza rispetto al biennio 2006-2007. Il calo dovrebbe essersi arrestato nel 2015 e la crescita dovrebbe poi rafforzarsi nel 2016 (+1,4%). Pur trattandosi di percentuali superiori al ritmo di crescita nazionale, le stime appaiono giustificate dal modestissimo livello di partenza, caratterizzato da condizioni molto piu' negative che nel resto del Paese. "Il principale sostegno alla crescita nel 2015 - afferma Adam Asmundo, responsabile dell'Osservatorio congiunturale della Fondazione Res - e' stato offerto dalla domanda delle famiglie, mentre nel 2016 dovrebbe prendere maggiore consistenza una ripresa degli investimenti produttivi legata al lento processo di espansione della nuova base produttiva".
La crescita del Pil in Sicilia nell'anno scorso e' stata sostenuta dall'incremento della domanda al dettaglio (+1%) e dei consumi delle famiglie. Domanda al dettaglio che dovrebbe attestarsi a +1,2% nel 2016. Il livello dei consumi e' influenzato dalla crescita particolarmente lenta dei prezzi al consumo, che continua a garantire il mantenimento del potere d'acquisto reale dei redditi, creando condizioni relativamente piu' favorevoli per le famiglie siciliane rispetto a chi vive in altre aree del Paese, soprattutto al Centro-Nord. Sul versante dell'offerta, l'esigenza di garantire prezzi adeguati alla debolezza della domanda incide, tuttavia, sulla qualita' di alcune produzioni e sui margini di redditivita' del sistema distributivo.
Sempre secondo il rapporto, nei primi nove mesi del 2015 le statistiche Istat segnalano una flessione complessiva delle merci in entrata e in uscita, attribuibile in Sicilia soprattutto al settore della raffinazione petrolifera, fortemente condizionato dal cedimento del prezzo della materia prima sui mercati internazionali. Le importazioni dirette risultano in calo del 26,8%, a fronte di una meno marcata riduzione delle esportazioni (-9,1%). Depurato della componente energetica, tuttavia il dato complessivo mostra una crescita in entrambe le direzioni: le importazioni registrano un incremento del 9,7%, mentre le esportazioni non-oil mettono in evidenza un aumento del 12,3%, passando da 2.304 a 2.588 milioni di euro. Le dinamiche più vivaci riguardano i prodotti del tessile e dell'abbigliamento (+17,1%), i prodotti chimici (34,3%), la gomma e le materie plastiche (+16,4%), gli apparecchi elettrici (+113,5%) e le altre attività manifatturiere (+18,4%). Segnano invece una flessione la farmaceutica (-34,3%) e i mezzi di trasporto (-7,5%). Nei settori di maggiore specializzazione dell'economia regionale si confermano in crescita le vendite all'estero di prodotti agricoli (+7,0%), degli agroalimentari (+4,5%), a fronte di un andamento pressochè stabile nell'industria estrattiva (-1,1%).