A Marinella di Selinunte ogni tanto spunta un piccolo corso d’acqua, che attraversa la spiaggia davanti l’incanto del pesce e va a finire a mare. Non è acqua qualsiasi. Proviene da una delle due vicine vasche di acque reflue che stanno sotto l’asfalto. Si tratta del sovrappieno di una delle due, quando nessuna delle elettropompe è in grado di spingere i liquidi verso il depuratore.
Con ogni probabilità, lo sfioratore di piena è quello relativo alla vasca delle acque bianche, anche se da un bel po’ ormai la differenza con le nere (quelle della vasca accanto) è puramente teorica. “Nella rete destinata a raccoglierle – aveva detto infatti il sindaco Errante, un paio d’anni fa - potrebbero essere stati effettuati degli allacci abusivi nel corso degli anni”. In pratica, nelle condotte delle acque bianche sono finiti anche gli scarichi fognari veri e propri. Ecco perché il sindaco aveva stabilito di “interdirne lo sversamento diretto a mare” convogliando anche queste al depuratore.
La maggior parte delle acque, nere o meno nere che siano, va a finire quindi in quelle due vasche sotto la strada, vicino al porticciolo.
All’interno di ciascuna vasca, due elettropompe invierebbero i liquami verso il depuratore. Se si blocca una pompa, attacca l’altra.
Diventa un problema quando nessuna delle due pompe funziona. Le vasche si riempiono e il loro contenuto viene espulso dagli sfioratori. Ce n’è uno sotto il livello d’acqua del porticciolo vicino il distributore di carburante, che farcisce le alghe di batteri fecali. E c’è quest’altro, appunto, nell’angolo tra il gazebo per l’incanto del pesce ed il molo.
Una situazione uguale a se stessa da anni. Quello che vedete in foto, per esempio, è lo stesso corso d’acqua che si era formato nel 2008, durante una delle tante bonifiche dalle alghe nel porto. Un mezzo meccanico allora gli mise su una grossa pietra, in modo che la cosa non sembrasse troppo evidente.
La cosa non da poco è che però quel tratto di mare, in estate, è frequentato dai bagnanti. E’ una spiaggia libera. Difficile dire quanto davvero balneabile, stando almeno ad un’ordinanza della Capitaneria di Porto del 2014, che ne vieta la balneazione in quanto nel raggio di 200 metri dall’imboccatura e dalla struttura portuale.
Ma anche non volendo considerare quell’ordinanza, rimarrebbe questa pericolosa intermittenza dello sversamento dei liquami che certo non sarebbe una garanzia di mare pulito.
Forse basterebbe un sistema efficiente di monitoraggio del funzionamento delle elettropompe. E soprattutto intervenire su quella che si blocca, nonostante l’azione di quella sostitutiva. Almeno si eviterebbe quest’apporto inquinante in un mare che ha già i suoi problemi.
Egidio Morici