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18/03/2016 08:03:00

Vito Nicastri condannato per evasione fiscale. Cade l'accusa di truffa

 Vito Nicastri, il "re" dell'eolico, è stato condannato a due anni e sei mesi in appello dal Tribunale di Milano per evasione fiscale. Per Nicastri è caduta, invece, l'imputazione di truffa ai danni dello Stato, che gli era valsa, insieme all'imputazione fiscale, una condanna a 4 anni di reclusione in primo grado. La confisca di 10,8 milioni di euro è stata comunque confermata dalla Corte. Il processo a Nicastri era nato da un'indagine della Procura di Milano su una compravendita, avvenuta in Lussemburgo nel 2008, della società Windco, che era titolare dei diritti per la costruzione di parchi eolici in Sicilia e che era stata acquistata dalla società belga Electrabel. A cedere Windco era stata la società lussemburghese Lunix, della quale era titolare il "re" dell'eolico. Lunix è stata ritenuta dagli inquirenti solo formalmente residente in Lussemburgo, ma in realtà "estero vestita" e quindi italiana a tutti gli effetti. Avrebbe dovuto, in altri termini, presentare la dichiarazione dei redditi in Italia e pagare le relative imposte sulla plusvalenza per la cessione di Windco, cosa che non sarebbe successa. Questa imputazione ha portato alla condanna odierna dell'imprenditore siciliano. L'accusa di truffa ai danni dello Stato, invece, è caduta anche per Pier Francesco Rimbotti, per Roberto Saija e Gaetano Buglisi, tutti già condannati in primo grado e assolti oggi in appello. Confermata, infine, l'assoluzione del primo grado per Ennio Fano, Antonino e Giacomo Scimemi, che erano imputati per riciclaggio.

Lo scorso Febbraio fu confermato per Nicastri il sequestro di beni per un miliardo e 300 milioni di euro, ma "Esclusi gli indizi di appartenenza on l’associazione mafiosa". Venne «restituita», invece, una lussuosa villa sul Monte Bonifato di proprietà di Manlio Nicastri, figlio dell’imprenditore.
Il sequestro dei beni dell’imprenditore alcamese «re degli impianti eolici» venne eseguito a conclusione di indagini condotte circa 5 anni fa dalla Direzione investigativa antimafia. Secondo l’accusa, dietro l’«impero» costruito da Vito Nicastri vi sarebbe stato il superlatitante Matteo Messina Denaro, che tra i suoi interessi avrebbe avuto anche lo sfruttamento delle energie alternative.