Padre contro figlio. Fratello contro fratello. E’ questo lo scenario che in Tribunale vede i guai giudiziari della famiglia Foderà (azienda Sicilfert) in una incredibile lite approdata in un’aula di giustizia. Michele Foderà, primo titolare dell’azienda che in contrada Maimone produce fertilizzati e concimi per l’agricoltura (anche riciclando rifiuti), ha infatti querelato e mandato sotto processo il figlio, Pietro, e il fratello, Antonino, accusandoli di avere cambiato le serrature della porta dei magazzini dell’azienda di famiglia. Magazzini sequestrati dalla magistratura dei quali Michele Foderà, in qualità di amministratore unico, era stato nominato custode giudiziario. Ma tra la fine del 2012 e l’inizio del 2013, della Sicilfert divenne amministratore, e di conseguenza custode giudiziario, il figlio, Pietro Foderà, che con lo zio Antonino, secondo Michele Foderà, avrebbe cambiato le serrature agli ingressi. Ciò avrebbe scatenato la furiosa reazione del primo titolare della Sicilfert. Parenti serpenti, dunque. A difendere Pietro e Antonino Foderà è l’avvocato Diego Tranchida, che nell’ultima udienza ha prodotto una sentenza del gip Annalisa Amato che per questi fatti, a seguito della prima denuncia di Michele Foderà, ha già dichiarato che “i fatti non sussistono”. E sulla base di questa sentenza l’avvocato Tranchida conta di far assolvere i sui clienti. Come già accaduto nei processi per inquinamento ambientale.