Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur, mentre a Roma si discute, Sagunto viene espugnata.
Ci sono espressioni linguistiche che, anche se figlie di epoche lontane, mantengono sempre accesa la loro fiamma nell’attualità.
L’episodio, come è noto, viene ricordato non tanto per il cinismo mostrato da Roma nell’abbandonare al proprio destino un fedele alleato, quanto per la clamorosa incapacità dei Romani di prevedere le sciagurate conseguenze di quell’omissione, che portò Annibale quasi alle porte della città eterna.
Gli episodi recenti salemitani che potrebbero richiamare alla mente l’amaro commento dello storico romano Tito Livio, come ben sanno i nostri lettori, sono numerosi.
E non ci riferiamo soltanto ai rifiuti, una questione divenuta ormai intollerabile oltre che paradossale. E non necessariamente il volto del nemico alle porte deve avere le sembianze di un generale africano, quanto piuttosto quello dei cittadini vinto ormai dalla delusione.
Una maggioranza consiliare numericamente solida come quella attuale non si era mai avuta a Salemi. Nemmeno ai tempi di quando, famosa in Sicilia come la roccaforte bianca, regnavano gli andreottiani Salvo. (Spesso infatti, in occasione del momento fatidico dell’approvazione del Bilancio annuale, che richiedeva una maggioranza qualificata. Era questo l aggettivo usato. Scattavano le mitiche campagne acquisti. Pescando naturalmente all’interno dei gruppi di opposizione. Quale migliore occasione per cambiare il destino economico di qualcuno. Si concretizzava il miraggio della porta aperta verso un posto fisso in Ospedale, alla Regione, in Enti vari).
Oggi le cose sono cambiate. Il sistema elettorale, se una coalizione risulta vincitrice, ha i numeri per governare senza scossoni o incidenti di percorsi. E se scatta il cosiddetto premio di maggioranza, una Amministrazione risulta essere blindata e al riparo da ogni insidia. In teoria.
E il caso di quella attuale. E tuttavia in pratica le cose in più di qualche occasione non sembrano essere andate per il verso giusto.
Scricchiolii di una nave senza nocchiero o piuttosto segnali di insofferenza per raggiungere obiettivi prefissati. Qualche poltrona assessoriale, forse. Lo abbiamo chiesto a diversi consiglieri comunali. Nessuno e stato in grado di spiegare l incomprensibile comportamento di chi dovrebbe assicurare stabilita e non lo fa. Ne dai ranghi della maggioranza ne da quelli dell’ opposizione, ci e stata data una razionale interpretazione.
Abbiamo registrato nel nostro taccuino solo manifestazioni di irritazione per opposte motivazioni, naturalmente.
Una gestione del Consiglio Comunale ritenuta non rispettosa delle procedure da parte della minoranza. Poco esaltanti in alcuni momenti da molti della maggioranza.
Come martedì scorso. Si doveva esaminare e approvare il Regolamento dell Economato. Normale amministrazione, quindi. Tutto lasciava prevedere un Consiglio rituale e di routine.
E invece, no. Già al primo articolo, quello che stabilisce le attribuzioni del Servizio Economato (quali l’acquisizione di beni e servizi per gli uffici comunali, le spese urgenti per le quali sia indispensabile il pagamento immediato, alcuni servizi speciali previsti dall’art. 3 quali la gestione dei beni mobili, provvedendo alla redazione ed all’aggiornamento del relativo inventario; l alienazione dei beni mobili fuori uso del Comune, o alla relativa cessione gratuita a norma dell’art. 14 del presente regolamento; la conservazione e distribuzione di stampati, cancelleria e materiale di minuto consumo; la ordinazione di beni e servizi, dopo averne accertata la convenienza in rapporto alla qualità ed al prezzo della fornitura ed in accordo con i Responsabili dei Servizi interessati per i servizi di “Provveditorato”; il pagamento delle tasse di proprietà afferenti all’intero “parco autovetture e macchine” di proprietà del Comune. E via dicendo.) il Presidente del Consiglio Lorenzo Cascio
avanzava la richiesta di un emendamento. Calata sull' Aula come un fulmine a ciel sereno. Lo sguardo smarrito tra i consiglieri di maggioranza e stato più eloquente di mille parole. Il capo gruppo del Pd Antonio Brunetta, subodorando qualcosa di poco gradevole, chiedeva subito cinque minuti di sospensione. L intento evidentemente era di fare chiarezza sulle vere intenzioni della mossa. Ma anche Leonardo Bascone maliziosamente e retoricamente chiedeva a Cascio e al Segretario se il Regolamento sulla Competitività fosse ancora vigente. Insomma il tentativo di restringere i poteri dell' Economato appariva fin troppo strumentale. Si tratta forse di una prima mossa politica che ne presupponeva una seconda? La turbolenta riunione di maggioranza, che da cinque si protraeva a 41 minuti ( il regolamento che dice in propositi?) ne era la conferma. “Si tratta di un fatto politico- ribadiva Cascio- e non ho intenzione di ritirare l’emendamento!”. La ripresa dei lavori consiliari e stata ancora peggiore di una qualsiasi più nera previsione. Un secondo emendamento da parte dei consiglieri della minoranza non veniva incomprensibilmente ammesso.
Mentre l’emendamento Cascio veniva clamorosamente e inopinatamente ritirato. Da bambini nei giochi di quartiere si diceva “sputamu pi l’Ancilu”. Palla al centro e votiamo. L’articolo uno veniva così finalmente approvato!
Ma protagonista della serata è stato Nicola Bendici, consigliere di maggioranza. Con toni pacati ma molto decisi nel suo intervento lo ha detto senza mezzi termini. Cosi continuando, lui non intende restare. “Non riusciamo a portare a buon fine alcuni problemi importanti- ha precisato- nonostante che i cittadini ci abbiano premiato con una larghissima maggioranza. Molte sono le cose realizzate, ma non posso permettere che la gestione del Consiglio Comunale continui in questo modo. Non e tollerabile che facciamo maggioranza e opposizione allo stesso tempo. E, mentre abbandonava il Consiglio ha sottolineato che “e le cose continueranno con questo andazzo sarò costretto a lasciare la maggioranza. La gente che ci ha votato non ci capisce.” A seguire sono usciti fuori dall' Aula tutti i Consiglieri di minoranza, facendo venire a mancare cosi il numero legale.
Tutto rinviato al pomeriggio seguente. E tutto rientrato nella norma. Della mini burrasca estiva del giorno precedente solo gli echi attutiti di lontani boati al di là della collina.
Qualcuno nella notte si sarà ricordato di Tiro Livio, anche che la nostra è la terra di Pirandello. Così e se vi pare.
Franco Ciro Lo Re