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05/07/2016 06:30:00

Salemi. Sgarbi a processo per le offese al maresciallo Teri. Ma l'ex sindaco non si trova

 

Vittorio Sgarbi, ex sindaco di Salemi, è stato rinviato a giudizio per le parole ritenute offensive nei confronti del maresciallo capo dei Carabinieri di Salemi Giovanni Teri. Ma alla prima udienza, il critico d'arte, non solo non si è presentato ma non è stato possibile neanche rintracciarlo.

Tutto cominciò con “Salus Iniqua”. Ma fu in una giornata torrida di agosto del 2011 che Vittorio Sgarbi annunciò “urbi et orbi “ l’intenzione di denunciare il Questore di Trapani Carmine Esposito e il Comandante della Stazione dei Carabinieri di Salemi Giovanni Teri. Rei entrambi, secondo il critico d’arte, di avere condotto “indagini corrotte”. “I pubblici ufficiali che mentono”- scrisse al calore bianco -“ ne dovranno rispondere, le intercettazioni fatte sono un qualcosa di grottesco, che sono state messe in luce cose che erano ovvie, che l’unica interferenza di Giammarinaro era per far fare degli spettacoli ai ragazzi, che Giammarinaro faceva parte di una componente politica e quindi dialogare con lui era democrazia”.  Insomma un Vittorio Sgarbi sopra le righe più di quanto lo sia abitualmente. L’intento della nota era di minimizzare le risultanze investigative della Questura sull’influenza di Giammarinaro nelle vicende politiche salemitane. Cosa, del resto, talmente ovvia da apparire imbarazzante sottolinearlo.

Chiunque a Salemi, uomini, donne, anziani e meno anziani, ne era infatti a conoscenza. Sarebbe bastato domandarlo in un bar qualsiasi o nella piazza principale per avere come risposta un silenzio più eloquente di mille parole e l’espressione furbesca come a voler dire: ‘che mi domandi a fare, se lo sai?’. Un potere politico esercitato da almeno un trentennio quello dall’andreottiano Giuseppe Giammarinaro, l’ultimo degli epigoni dei cugini Salvo, non poteva non essere conosciuto a tutti. Che infine la candidatura di Sgarbi alla prima poltrona della città garibaldina fosse stata da lui sponsorizzata non era un mistero. Anzi. Veniva ostentata in ogni occasione.
Quindi, a nostro parere, l’intenzione dell’operazione “Salus Iniqua” non era quella di spodestare politicamente Sgarbi. Se non ricordiamo male lo zoccolo duro delle 388 pagine di relazione non si basava sui rapporti squisitamente politici, e conosciuti ai più, dell’ex deputato regionale Dc. Semmai l’indagine verteva sull’interferenza di Pino Giammarinaro sulla sanità.
Veniva in essa, come dire?, ufficializzato il sentire comune della gente non solo di Salemi ma di tutta la provincia. Una radiografia di appalti, nomine di primati e dirigenti sanitari, e di tutto ciò che gravitava nell’ambito della sanità trapanese. Ed era l’allora presidente della provincia di Trapani Mimmo Turano, a confermarlo durante una telefonata col padre Vito. “Praticamente stanno facendo di tutto per favorire gli amici di Giammarinaro… Una laconica affermazione con la quale veniva sottolineata la rilevanza dell’ex andreottiano nel mondo della sanità trapanese. Di altra opinione invece Sgarbi , secondo cui l’influenza di Giammarinaro si limitava ad “intercedere perché dei ragazzi possano fare uno spettacolo. C’è anche questo nelle indagini di polizia e carabinieri. Questa è politica, non mafia.”

Sono lontanissimi i tempi in cui Vittorio Sgarbi, e il maresciallo Giovanni Teri, venivano fotografati fianco a fianco, nell’esercizio delle loro funzioni.  La foto che li ritraeva durante un sopralluogo sui terreni confiscati al trafficante di droga Salvatore Miceli è rimasta agli annali a testimonianza di un rapporto idilliaco durato lo spazio di un mattino. A dare inizio alle “ostilità” ci pensò il polemista televisivo. Con una nota diffusa dall’Ansa nell’ottobre del 2011,  si apprese dell’esistenza di una lettera inviata da Sgarbi al comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, Leonardo Gallitelli, il cui contenuto veniva diffuso il giorno dopo, quasi integralmente dal Corriere della Sera. Una lunga lettera, quella dell’ex sindaco della cittadina normanna, ma anche il primo di una lunga serie di attacchi nei confronti dell’ex comandante della Stazione dei Carabinieri di Salemi Giovanni Teri.  “Dal momento che dalle indagini sulle minacce ricevute durante il mio mandato di Sindaco di Salemi” –scriveva allora Sgarbi-  “e anche dalle intercettazioni sulla mia utenza che riceve ogni giorno una o due telefonate anonime, non si è raggiunta nessuna certezza sui responsabili, e anzi ho dovuto persino leggere nei rapporti del maresciallo dei carabinieri della Stazione di Salemi (…) che potrei addirittura averle inventate o che ne potrebbero essere autori dei collaboratori più stretti (insinuazione per la quale ho presentato una richiesta di danni in sede penale e civile, (…) Profondamente offeso dalle conclusioni del maresciallo e del questore che non hanno in alcun modo approfondito l’origine, per esempio, delle telefonate anonime, mi auguro che, per l’avvenire conducano indagini più approfondite”.  In quell’occasione nessuna replica da parte di Giovanni Teri. “No comment”,  fu la risposta. La divisa gli imponeva il silenzio, ci disse. Stessa cosa quando, dopo avere testimoniato al processo  di Giammarinaro, in una conferenza stampa tenuta all'hotel Baia dei Mulini di Trapani, Vittorio Sgarbi non perse l’occasione per rincarare la dose, insinuando l’esistenza di un presunto insolito rapporto, intercorso tra il rappresentante dell’Arma e l’ex deputato Dc. “Nessun altro, né il comandante della stazione dei carabinieri né il questore, né il prefetto mi hanno detto nulla. Quando arrivai a Salemi mi recai dal maresciallo Giovanni Teri ,che mi risulta andava a cena invece con Giammarinaro e che da Giammarinaro veniva presentato come l’amico Giovanni.”. Una accusa infamante e che certamente era destinata a non passare inosservata. E che, a quanto pare, è stata smentita anche dallo stesso Giammarinaro. E così è stato. E in silenzio, secondo lo stile abituale del sottoufficiale che ha diretto con grande capacità la stazione dell’Arma di Salemi. Di lì a pochi giorni, infatti, il maresciallo Giovanni Teri, ritenendosi gravemente offeso, presentava querela contro Vittorio Sgarbi. Il Pubblico Ministero ha ritenuto fondate le motivazioni dell’accusa, rinviando a giudizio il critico ferrarese. La prima udienza si è tenuta ieri alle 9,30 presso il Tribunale di Trapani. In aula era presente quale parte offesa il Maresciallo Giovanni Teri, già comandante della stazione dei carabinieri di Salemi al tempo in cui Sgarbi ne era il sindaco, assistito dal suo legale di fiducia l’avvocato Mariella Martinciglio, che ha preannunciato di volersi costituire parte civile nel procedimento contro Vittorio Sgarbi. Il capo d’imputazione è per il reato di cui all’articolo 595 1 e 3 comma c.p., ossia diffamazione. Il giudice monocratico Dott. Messina, però, ha dovuto rinviare l’udienza al 14 novembre 2016. Non tanto per l’assenza dell’imputato Vittorio Sgarbi, ma perché, incredibile ma vero, allo stesso non è stato possibile notificare il decreto di citazione a giudizio del 4 luglio. Sembrerebbe infatti che i carabinieri di Milano, città dove Sgarbi risiede, non siano riusciti a rintracciarlo in alcun modo. In Italia succede anche questo: Vittorio Sgarbi, uno dei critici italiani più famosi al mondo, trattato come l’ultimo degli extracomunitari! Dichiarato introvabile o irreperibile. Il processo, come abbiamo detto, è slittato di diversi mesi e potrebbe subire ulteriori rinvii nel caso in cui Sgarbi, alle prese con la Gioconda (”Per i cornuti che ne dubitavano, sto andando in Francia a prendere Monna Lisa”, ha dichiarato con la sua solita eleganza), dovesse essere risultare ancora una volta introvabile o irreperibile.

Sono lontani i tempi in cui quotidianamente si inveiva contro le toghe di ogni colore!

Franco Ciro Lo Re