Continua lo stato di agitazione del personale precario del Comune di Petrosino, avviato lo scorso 20 aprile 2016 per rivendicare la definizione di un percorso che dia certezze e tenga conto delle competenze e professionalità acquisite alle dipendenze delle proprie Amministrazioni.
A seguito della nota di M.G.L. Regione ed Enti Locali, ieri presso il Municipio di Petrosino si è tenuta l’assemblea di tutti i dipendenti precari, a cui ha partecipato anche l’assessore alle Attività Produttive, Luca Badalucco, in rappresentanza dell’Amministrazione Comunale. In particolare, il Comune di Petrosino conta ad oggi 32 unità che dal 1996 lavorano in maniera precaria in questo Ente. Ieri mattina, in Sicilia si è svolta la medesima assemblea in quasi la totalità dei Comuni e in provincia di Trapani hanno aderito tutti i dipendenti precari in massa.
L’assemblea è stata convocata per la trattazione di tre punti all’ordine del giorno: il primo fa riferimento al termine del 30 settembre 2016 entro cui la Regione chiede agli Enti l’approvazione del Piano Triennale 2016/2018 del fabbisogno del personale. Questo punto è stato fortemente contestato dal personale precario del Comune di Petrosino perché comporterebbe l’assunzione di due unità lavorative a fronte delle 32 attualmente a lavoro. Il secondo punto all’ordine del giorno fa riferimento, invece, al fatto che qualunque proposta possa essere presentata a livello Regionale, il personale precario considera prioritario e inderogabile il mantenimento del rapporto di subordinazione tra il lavoratore stesso e l’Ente presso cui è chiamato a prestare servizio. L’ultimo punto trattato in assemblea, infine, riguarda la proposta di rivisitazione del decreto 101/2013, convertito in legge 125/2013, che detta le procedure di stabilizzazione dei lavoratori precari.
“Cominciamo questa battaglia – hanno dichiarato i dipendenti precari del Comune di Petrosino, in sede di assemblea – per rivendicare anni di lavoro alle dipendenze delle Pubbliche Amministrazioni, senza avere per altro un dignitoso contratto di lavoro, anche se la norma europea prevede che dopo 36 mesi di lavoro continuativo, il personale abbia diritto ad un contratto a tempo indeterminato. In Sicilia – concludono i dipendenti - questa norma viene puntualmente disattesa”.