Mancava solo lui. Mancava solo il premier Matteo Renzi a dire qualcosa sull’aeroporto di Trapani Birgi, sulla crisi con Ryanair e i rischi che corre il Vincenzo Florio. E facendolo ha praticamente messo il sigillo sull'incapacità della politica nel trovare risposte concrete. Il "mi impegno" di Renzi è un tentativo tardivo di fare una sorta di occhiolino al territorio, che respira quasi solo grazie all'aeroporto.
C'è un grosso punto interrogativo sul futuro dell’aeroporto. A Marzo del prossimo anno scade il contratto di co-marketing che lega la Ryanair allo scalo trapanese. Il contratto, come abbiamo detto parecchie volte, è un qualcosa di singolare. Stipulato con l’Ams, la società che si occupa del marketing per Ryanair, sulla carta è un accordo per la promozione del territorio, nella pratica si comprano i voli della Ryanair su Birgi. Tutto regolare, dicono, anche se le normative vietano l’acquisto diretto di voli. Quindi si è trovato un escamotage. In questi anni Airgest e i comuni della provincia di Trapani hanno sborsato fiumi di quattrini per la compagnia irlandese. La Ryanair ha aumentato il suo potere contrattuale, fa business e ascolta poco gli strali che vengono da un territorio che vede l’aeroporto come l’ultimo appiglio per far girare un po’ l’economia.
Prima dei comuni ci pensava la Provincia di Trapani a pagare una quota del contratto. Una volta arrivata la liquidazione della Provincia, con l’ingresso della Regione Siciliana nell’Airgest, la società che gestisce lo scalo, si sono fermate tante cose. E sono stati i Comuni a mettere mano al portafoglio non senza problemi e senza tensioni.
Il tutto con la preoccupazione di chi vede nell’aeroporto una piccola Eldorado, di chi ha fatto impresa in provincia di Trapani in funzione dell’aeroporto, dell’arrivo dei voli di Ryanair. Qui, tra Marsala e Trapani, si vedono volare a bassa quota gli aerei giallo e blu di Ryanair. Quando scende è come se arrivasse la slitta di Babbo Natale traboccante di regali che hanno la fisionomia di turisti polacchi e tedeschi, o bolognesi o torinesi, pronti a visitare un territorio che in fretta e furia si è dato una “vocazione turistica”, come vanno ripetendo da anni i sindaci.
Rimane però un’economia molto precaria quella della provincia di Trapani, specialmente nel settore turistico. Anche se esaminando bene è difficile scindere il settore turistico dal resto. E’ riduttivo non considerare nell’economia “turistica” del territorio, accanto al b&b, anche il panettiere che fornisce i cornetti, o ancora il meccanico che ripara le auto a noleggio, per fare qualche banale esempio. E’ così diffusa, l’economia turistica, che un ridimensionamento dell’aeroporto porterebbe danni enormi, sì. Ce lo siamo sentiti dire da chiunque in questi anni.
Sindaci, deputati regionali, politici di ogni ordine e grado. Ora ha messo bocca anche Matteo Renzi, il rottamatore, “l’uomo del fare” o il “bombarolo” fiorentino. Dal ponte sullo Stretto al G7 di Taormina. Renzi per recuperare qualche punto nei sondaggi sul referendum, e oscurare i 5 Stelle dati per vincenti alle Regionali in Sicilia, ha tentato di tutto. Ammicca alla provincia di Trapani toccando quello che più caro c’è in questo territorio: l’aeroporto.
Comunque finirà questa vicenda, Ryanair va via, Ryanair che rimane, una cosa è certa. In questi anni è proprio la politica che è mancata e che si è dimostrata incapace nell’eterna questione aeroporto. La stessa politica che prima ha utilizzato il Vincenzo Florio come bacino per acchiappare voti, attraverso l’inserimento di lavoratori in struttura e personaggi a vicini al politico di turno nella stanza dei bottoni dell’Airgest. Poi però si è dimenticato che quel aeroporto era tutt’altro che una struttura per imbastire pratiche clientelari.
Oggi rimangono le parole. Renzi che promette di impegnarsi. Damiano che dice che se chiude Birgi c’è Palermo. Oddo che vuole far pagare gli operatori. Un ritorno in ritardo di una classe dirigente incapace di raccogliere e ascoltare le esigenze del territorio, che ha cercato, più di altro, la ribalta, il riflettore per uscire pulita e rigenerata da una vicenda che non può accettare vincitori.
Francesco Appari