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05/12/2016 14:00:00

Aids in Sicilia, dal 2009 si sono registrati 1499 casi. A Trapani sono 127

Sono 127 i casi di Aids registrati a Trapani dal 2009 al 2015. I dati dell'Aids in Sicilia sono stati resi noti nel corso della Giornata internazionale di lotta all’Aids al convegno «Cosa resta da fare?» organizzato da Intesa Universitaria, Anlaids e Arcigay nella ex facoltà di Farmacia dell'Università di Palermo. Oggi è possibile affermare che l'Aids è una patologia che non fa più paura, ma rimane sconosciuta tra i giovani. A fare il resoconto sui dati regionali e dei casi per provincia è stata Gabriella Dardanoni, responsabile dell’Osservatorio epidemiologico dell’assessorato regionale alla Salute. "In Sicilia ogni anno si rilevano più di 200 nuove infezioni, con una diffusione maggiore fra i maschi di età fra 25 e 44 anni, e fra gli stranieri, in particolare donne - afferma la Dardanoni-". Dal 2009, anno di inizio della sorveglianza regionale, fino al 2015, si sono registrati 1.499 nuovi casi di residenti in Sicilia. Di questi il 76 per cento erano pazienti maschi e il 24 femmine. L’età media 35,7 anni.  Sul totale di 1.499, Agrigento 62 casi, Caltanissetta 68, Catania 394, Enna 39, Messina 121, Palermo 421, Ragusa 74, Siracusa 193, Trapani 127.  Nella Sicilia occidentale, Palermo, Trapani e Agrigento c’è una maggiore presenza tra gli stranieri. "Riguardo al kit in vendita in farmacia - ha detto Tullio Prestileo, presidente Anlaids Sicilia e infettivologo all’ospedale Civico -  è un’operazione commerciale – dice -, inoltre una diagnosi di positività al virus può essere devastante per una persona sola che lo scopre a casa; per questo puntiamo a un progetto diverso: un test rapido e salivare da fare gratuitamente in farmacia. Stiamo puntando a una formazione mirata di alcuni farmacisti tra Palermo e provincia, speriamo di partire entro un mese». Al convegno anche Silvana Bonanno, farmacista Arnas ospedale Civico che ha sottolineato come il test di autodiagnosi «può servire a fare emergere il sommerso e vincere la paura, ma occorre mettere al centro la persona».