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06/12/2016 07:22:00

Marsala, lite con collega e vicino: avvocato Andrea Lentini condannato a 4 anni e mezzo

 Il giudice monocratico Vito Marcello Saladino ha condannato l’avvocato marsalese Andrea Guglielmo Baldassare Lentini a 4 anni e mezzo di carcere, nonché a cinque anni di interdizione dai pubblici uffici e al risarcimento danni alle parti civili (danni da quantificare in sede civile). Lentini, 45 anni, è stato processato con l’accusa di avere aggredito prima un anziano vicino di casa (Natale Galfano, adesso 80enne) e poi, alcuni mesi dopo, un collega, il 42enne Giuseppe Culicchia. A quest’ultimo il giudice ha riconosciuto una “provvisionale” (anticipo sul risarcimento danni) di 15 mila euro. Per l’imputato, accusato di lesioni personali gravi, minacce e violazione di domicilio (gli ultimi due reati in relazione alla lite con Galfano), il pubblico ministero Giulia D’Alessandro aveva invocato sette anni di reclusione. La prima contestazione è relativa a fatti che sarebbero accaduti in contrada Terrenove il 24 aprile 2014, quando Lentini avrebbe fatto irruzione nel giardino di un vicino di casa (Natale Galfano, di 80 anni) e, dopo averlo fatto cadere a terra con una spinta, l’avrebbe colpito con violenti calci alla testa, alla spalla e al fianco, tanto da provocargli trauma cranico e facciale con indebolimento dell’udito e una riduzione della vista. Questo, a quanto pare, perché il vicino si era lamentato per l’eccessivo abbaiare dei cani. Il 25 settembre 2014, invece, in via Mario Nuccio, il legale avrebbe aggredito, picchiato e ingiuriato un suo collega, Giuseppe Culicchia, di 42 anni. Lentini affrontò il collega in una strada del centro di Marsala e lo colpì, secondo l’accusa, a pugni in faccia, provocandogli lesioni alle ossa facciali e al nervo ottico. “Appare del tutto verosimile – evidenziò il gip nella sua ordinanza – che il Lentini abbia potuto provocare all’altro le serie lesioni al volto solo approfittando della sorpresa”. Alla base della lite con il collega vi sarebbe stato il pagamento dell’onorario, a Culicchia, per un processo che ha visto Lentini accusato, e poi assolto (ma la Procura ha fatto appello), di violenza sessuale su una ragazzina di dodici anni. Lentini sarebbe andato su tutte le furie quando venne a sapere che il suocero aveva pagato, a sua insaputa, la parcella a Culicchia (che l’aveva difeso nel processo) e che questi aveva accettato il denaro. “Quella di Lentini – ha affermato il pm nella sua requisitoria – fu un’azione brutale. Le lesioni provocate non possono avere attenuanti. Il racconto di Culicchia è preciso. Ci sono, poi, anche le certificazioni mediche. Sul pagamento dell’onorario non prendo posizione, ma non può essere una giustificazione”. Aggressione a Galfano: Lentini avrebbe fatto irruzione nel giardino di Galfano e lungo il viottolo dove ha “diritto di passaggio” (“ma non certo – ha detto il pm – per fare quello che ha fatto”), dopo aver fatto cadere l’anziano a terra, l’avrebbe colpito con violenti calci alla testa, alla spalla e al fianco. E questo perché il vicino si era lamentato per l’abbaiare dei cani. A Lentini sono state contestate anche le minacce alla romena Carmen Elena Radu, di 46 anni, intervenuta in aiuto del Galfano, di cui è figlia adottiva. “In entrambi i casi – ha proseguito il pm – la versione di Lentini è inattendibile. L’unico a farsi male alle mani è stato lui. Nel caso dell’aggressione a Galfano, Lentini modifica la versione dei fatti. Dice, poi, che l’anziano avrebbe tentato di strangolarlo, ma io questa scena non riesco proprio a immaginarla, considerata la differenza di età e di forza”. Culicchia si è costituito parte civile, come pure l’Ordine degli avvocati. A rappresentare il primo è stata l’avvocato Francesca Lombardo, mentre per l’Ordine è stato Umberto Coppola. Legale dell’imputato è il palermitano Bartolomeo Parrino, che ha dichiarato: “Il pm non ha prodotto prove che ci sia stata aggressione. Tutti i consulenti hanno detto che c’è stata colluttazione. Quindi, in entrambi i casi, se le sono date a vicenda e c’è stato chi ha avuto la peggio. Al massimo, ci può essere stato un eccesso colposo di legittima difesa”.