Pasquale Perricone, ex vice sindaco di Alcamo, non aveva quote societarie nè era amministratore delle società impegnate nella riqualificazione del porto di Castellamare, ma secondo gli inquirenti è stato il pianificatore di tutta la vicenda. In aula nel processo che vede imputato l'ex amministratore alcamese assieme a Girolama Perricone, Emanele Asta e Marianna Cottone, accusati di associazione a delinquere e di reati contro il patrimonio e la pubblica amministrazione, ha testimoniato il militare della Guardia di Finanza, luogotenente Alfonso Morrone che ha riferito che il fallimento della società Nettuno è stato pianificato. Morrone ha ripercorso la storia dei lavori del porto di Castellammare, iniziati nel 2004 quando furono assegnati ad un'associazione temporanea d'impresa formata dalla Co.Ve.Co, Comesi e Cogem, che a loro volta costituirono la società Nettuno che aveva il compito di gestire i rapporti con le ditte fornitrici. Fra queste vi era la CEA, un'altra azienda che materialmente realizzava i lavori. Morrone ha detto che la Nettuno all'inizio fatturava regolarmente alla CEA mentre a cominciare dal 2008 non ha più fatturato, provocando poi il fallimento. Dalle indagini eseguite dagli uomini della Guardia di Finanza, si è constatato che le due società CEA e Nettuno avevano lo stesso amministratore, Rosario Agnello, ma di fatto erano nelle mani di Perricone.