Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
15/12/2016 12:00:00

Porto di Castellammare, teste Morrone: "Il fallimento della società Nettuno fu pilotato"

Pasquale Perricone, ex vice sindaco di Alcamo, non aveva quote societarie nè era amministratore delle società impegnate nella riqualificazione del porto di Castellamare, ma secondo gli inquirenti è stato il pianificatore di tutta la vicenda. In aula nel processo che vede imputato l'ex amministratore alcamese assieme a Girolama Perricone, Emanele Asta e Marianna Cottone, accusati di associazione a delinquere e di reati contro il patrimonio e la pubblica amministrazione, ha testimoniato il militare della Guardia di Finanza, luogotenente Alfonso Morrone che ha riferito che il fallimento della società Nettuno è stato pianificato. Morrone ha ripercorso la storia dei lavori del porto di Castellammare, iniziati nel 2004 quando furono assegnati ad un'associazione temporanea d'impresa formata dalla Co.Ve.Co, Comesi e Cogem, che a loro volta costituirono la società Nettuno che aveva il compito di gestire i rapporti con le ditte fornitrici. Fra queste vi era la CEA, un'altra azienda che materialmente realizzava i lavori. Morrone ha detto che la Nettuno all'inizio fatturava regolarmente alla CEA mentre a cominciare dal 2008 non ha più fatturato, provocando poi il fallimento. Dalle indagini eseguite dagli uomini della Guardia di Finanza, si è constatato che le due società CEA e Nettuno avevano lo stesso amministratore, Rosario Agnello, ma di fatto erano nelle mani di Perricone.