Le immatricolazioni in calo non sono l’unico dato negativo riguardante le università italiane, soprattutto per quanto concerne la difficile situazione degli atenei al Sud. Una recente indagine condotta da Bankitalia, infatti, ha sottolineato un altro problema legato all’istruzione dei giovani studenti universitari siciliani: l’aumento dei ragazzi fuori corso, che non riescono a laurearsi in tempo e che, di conseguenza, allontanano pericolosamente l’ingresso nel mondo del lavoro. Con tutte le conseguenze del caso, sia a livello economico che a livello di crescita personale. Vediamo dunque di approfondire il discorso.
Sicilia fuori corso: i dati rilevati da Bankitalia
Stando ai dati diffusi da Bankitalia, in Sicilia sono sempre di più gli studenti universitari che non riescono a laurearsi in accordo con il piano formativo del proprio corso di studi. Ed i numeri sono a dir poco impietosi: secondo l’indagine, infatti, l’88% degli studenti siciliani che approcciano l’università finiscono inevitabilmente fuori corso, rimandando il tanto atteso momento della laurea. I dati, però, migliorano sensibilmente se si considerano i ragazzi che emigrano dalla Sicilia per andare a studiare fuori sede presso le regioni del Centro-Nord: il problema, dunque, non riguarda loro ma – almeno nella maggioranza dei casi – l’inadeguatezza delle strutture didattiche siciliane ed i diversi problemi che animano da anni le università della Trinakria.
Impatto negativo con le università: quali sono i motivi?
Il primo contatto con l’università, in Sicilia, è spesso quello più devastante. Sempre secondo Bankitalia, infatti, solo un quarto degli studenti riesce a raggiungere almeno 40 crediti formativi nel primo anno di corso. Quali sono, dunque, i motivi che danno il via ad una crisi davvero precoce? Stando ad una serie di interviste raccolte nel cuore degli atenei siciliani, il problema principale riguarda la scarsa compatibilità fra gli orari delle lezioni imposti dagli atenei ed una eventuale professione, che finisce inevitabilmente per avere la meglio sullo studio. Inoltre, tale situazione viene peggiorata dalla disorganizzazione: fra lezioni che saltano, ritardi del corpo docente e calendari pubblicati a ridosso degli esami, diventa sempre più difficile coniugare università e lavoro.
Il calo delle immatricolazioni, accennata nell’introduzione, è strettamente correlata non solo ai problemi visti in precedenza, ma anche al boom degli atenei online: un fenomeno che spinge sempre più studenti siciliani a migrare da un ateneo tradizionale, verso uno di concezione moderna e tecnologica. Ad esempio, chi cerca un’università a Palermo può iscriversi presso l’Unicusano: un ateneo telematico che consente di seguire le lezioni online da casa, e solo agli orari scelti dallo studente, così da permettergli di non accavallare lo studio con gli orari lavorativi.
Gli altri motivi alla base del “fuoricorsismo”
Il cosiddetto “fuoricorsismo” dipende anche da un altro problema molto grave: la presenza di materie molto complesse ma non valorizzate da un adeguato numero di CFU. Spesso, infatti, gli studenti siciliani hanno sottolineato diverse contraddizioni sulle suddette materie: pesanti, lunghe da studiare, ma raramente corrispondenti ad un carico di crediti formativi di uguale valore. Un problema che allunga i tempi e che porta molti studenti dell’Isola ad accumulare ritardi in sede di laurea.