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13/01/2017 09:08:00

Furbetti del cartellino anche all'aeroporto di Palermo. In nove indagati

Furbetti del cartellino ovunque in Sicilia, anche all'aeroporto di Palermo - Punta Raisi. I finanzieri del Gruppo di Palermo hanno notificato a nove dipendenti dell’E.N.A.C. (Ente Nazionale Aviazione Civile) in servizio presso la Direzione dell'Aeroporto “Falcone Borsellino” di Punta Raisi, un avviso di conclusione delle indagini preliminari emesso dalla Procura della Repubblica del capoluogo per truffa aggravata, false attestazioni o certificazioni, nonché peculato d’uso.
L’indagine, condotta dalle Fiamme Gialle palermitane sotto la direzione del Procuratore della Repubblica, dott. Francesco Lo Voi ed il coordinamento del Procuratore Aggiunto, dott. Bernardo Petralia e del Sostituto Procuratore dott. Francesco Del
Bene, ha consentito di smascherare un collaudato meccanismo basato sulla sistematica assenza degli indagati dal posto di lavoro, che facevano invece figurare la loro presenza grazie al “favore” prestato da qualche collega compiacente che effettuava la timbratura del cartellino invece dell’assente.
In alcuni casi è stato accertato l’allontanamento dall’ufficio in modo arbitrario, ovvero senza effettuare alcuna timbratura o prolungando la pausa pranzo, a volte utilizzando l’autovettura di servizio per scopi privati. Emblematico risulta, al riguardo, il comportamento di un dipendente il quale, ufficialmente in missione a Palermo, ha impiegato l’autovettura ENAC per recarsi a Carini, ove si è trattenuto per l’intera mattinata.
Più frequenti sono risultati i “riposini” pomeridiani effettuati presso gli alloggi dell’Ente ubicati all’intermo del sedime aeroportuale. In un caso, è stata rilevata l’assenza di un dipendente per l’intero turno di servizio, anche se formalmente lo stesso risultava regolarmente al suo posto di lavoro.
I Finanzieri hanno scoperto come i nove indagati, pari al 45% della forza lavoro dell’Ente, abbiano attestato, in soli trenta giorni a cavallo dei mesi di aprile e maggio 2016, un totale di oltre 140 ore “lavorate” solo sulla carta, ma in realtà non rese.
L’attività investigativa è stata svolta ricorrendo, oltre all’esame dei documenti acquisiti presso l’ENAC, a videoriprese, nonché a mirati servizi di osservazione diretta e pedinamento.
Il danno per le casse pubbliche derivante da questi comportamenti sarà segnalato alla Corte dei Conti.