Giunti ieri al porto di Trapani altri naufraghi salvati nel Mediterraneo. Erano in 38, a bordo della “Siem Pilot”. Insieme a loro, sul molo Ronciglio, sono state sbarcate le salme di quattro uomini. Ci sono, nel gruppo, anche cinque donne, tra cui una in gravidanza, e tre minori.
Ma sarebbero "centinaia", secondo quanto rilancia la portavoce dell'Unhcr Carlotta Sami, le vittime dell'ultimo naufragio avvenuto nel Canale di Sicilia il 14 gennaio quando, in una operazione di soccorso a 30 miglia dalle coste libiche, sono stati recuperati quattro corpi e otto superstiti. Già due giorni fa, le prime testimonianze avevano lasciato intendere che la tragedia fosse di grosse dimensioni ma oggi i superstiti, sbarcati a Trapani da una delle unità di soccorso, hanno parlato di una imbarcazione a due piani, a bordo della quale sarebbero state fatte salire centinaia di persone, che si sarebbe
rovesciata in balia delle onde quando era ormai con i motori spenti che non si accendevano più' mentre l'acqua cominciava ad invadere l'imbarcazione. Sempre secondo le testimonianze raccolte da personale dell'Uhcr, i migranti hanno detto di essere rimasti in mare per diverse ore e che i soccorsi sarebbero arrivati con grande ritardo. Alcuni dei superstiti sono stati portati d'urgenza a Palermo e ricoverati in condizioni di grave ipotermia in ospedale.
DAMIANO. Il primo cittadino di Trapani, Vito Damiano, è favorevole anche alla proposta di riorganizzazione dei Cie. "L'hot spot di Trapani rappresenta una punta di diamante non solo per la Sicilia ma l'Europa - afferma - ma oltre a questo luogo d'identificazione occorre un luogo che sia un Centro di espulsione". Per Damiano nei nuovi Cie devono confluire solo i migranti "identificati e per i quali è già stata verificata la necessità di espulsione". I tempi? "Non devono restare nei Cie più di un paio di giorni - sottolinea - Il tempo necessario per predisporre il loro trasferimento nel paese d'origine".