Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
22/06/2017 07:23:00

Raccolta “non differenziata” dei rifiuti e corruzione.Continua il processo a Marsala

 Ad un certo punto mettevano la mozzarella nei contenitori per l’amianto. Ecco come si faceva la differenziata a Marsala fino al 2012. Con notevoli ritardi, anche di anni, nel versamento ai Comuni, da parte dell’Ato Tp1, delle penali applicate per “disservizi” all’Aimeri Ambiente. Penali sotto forma di decurtazione sulle fatture presentate dalla società che vinse l’appalto per la raccolta dei rifiuti. Tutto ciò fino al 2012, quando al direttore dell’Ato, Salvatore Alestra, subentrarono i commissari liquidatori.

E’ quanto è emerso, in Tribunale, a Marsala, nel processo scaturito dall’indagine Dda sul sistema, secondo l’accusa “illegale”, di raccolta e smaltimento dei rifiuti gestito dall’Ato Tp1. Imputati sono l’ex direttore dell’Ato Tp1, Salvatore Alestra, l’ex direttore dell’area Sud dell’Aimeri Ambiente, Orazio Colimberti, entrambi accusati di corruzione, il capo impianto del cantiere di Trapani, Salvatore Reina, nonché Michele Foderà, amministratore di fatto della “Sicilfert” di Marsala, Pietro Foderà, socio e responsabile dei conferimenti alla Sicilfert, e Caterina Foderà, responsabile amministrativo della stessa azienda, che nello stabilimento di contrada Maimone trasforma i rifiuti in fertilizzanti. Alestra, secondo l’accusa, non avrebbe denunciato i “disservizi” di Aimeri per ottenere favori da Colimberti, mentre agli altri è contestato il conferimento e il traffico “illecito” di oltre 47 mila tonnellate di rifiuti.

Tra i legali della difesa, anche Diego e Massimiliano Tranchida, Paolo Paladino, Massimo Mattozzi, Valentina Castellucci e Vito Agosta.

A riferire, in aula, del mancato accreditamento delle somme è stato il contabile dell’ex Ato Tp1, Vincenzo Novara. A dover stabilire a chi imputare le responsabilità sui ritardi nel versamento delle somme relative alle penali dovrà essere il tribunale. Le penali che solo in rari casi sono state versate ai Comuni sotto la gestione Alestra riguardavano la mancata pulizia cassonetti, strade e caditoie per le acque piovane. Per i disservizi relativi alla raccolta dei sacchetti con i rifiuti, invece, non si capiva se la competenza era dei Comuni o dell’Ato, il cui ex direttore (Alestra) ha affermato, in aula, di avere chiesto, inutilmente, personale ai Comuni.

Dalla testimonianza, invece, di un dipendente dell’Agesp, la società di cui è titolare Gregory Bongiorno e che in alcuni Comuni gestiva il servizio di raccolta in sub appalto per l’Aimeri, è venuto fuori che alla Sicilfert non veniva conferito amianto, come facevano supporre alcuni contenitori di rifiuti utilizzati proprio per il trasporto del pericoloso minerale. In questi contenitori, infatti, ha detto il dipendente dell’Agesp “c’era solo mozzarella”.

Il 3 luglio saranno ascoltati altri testi della difesa. Nel processo, sono parti civili il ministero e l’assessorato regionale Ambiente, l’Ato Tp1 e il Comune di Marsala, entrambi rappresentati dall’avvocato Luigi Cassata, nonché i Comuni di Erice e Paceco (avvocati Rando e Maltese) e il Movimento difesa del cittadino (avvocato Gandolfo).