Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
02/02/2018 06:00:00

Dopo 25 anni D'Alì non sarà più al Senato. Per Trapani è la fine di un'era

 Antonio d'Alì non tornerà a fare il senatore.

Quello scranno, occupato dal 1994, non  potrà più essere occupato dal “senatore” trapanese, per eccellenza.

Un boccone amaro, per tutti i forzisti doc.

Per tutti quelli che sono stati al suo fianco, per quelli che con lui hanno avuto ruoli importanti di dirigenza e di rappresentanza per Forza Italia.

Perché no, anche per chi, con d'Alì, ha avuto momenti di scontro duro, serrato. Tonino d'Alì ha  reso Trapani la provincia la più azzurra d'Italia. Marsala ha sempre regalato grandi consensi, più di Trapani.

Adesso è il tempo della “caduta” politica. Dopo 24 anni lo strappo si  consuma in poche ore. Nessuna candidatura al proporzionale, rifiuta quella al maggioritario.  Una leadership scalfita, beffegiata dal commissario azzurro, Gianfranco Miccichè, con la complicità di Silvio Berlusconi.

Certo, non era scritto sulla sabbia il suo eterno mandato al Parlamento , ma ogni buon ritiro deve avere un riconoscimento sul campo, perchè l'autorevolezza politica, in tutti questi anni,  è stata mantenuta.

Non è bastato, e in molti dei forzisti storcono il naso. Qualcuno sostiene, indignato, di non ritirare la scheda per il senato. Il problema di d'Alì è stato solo uno, come Berlusconi: non ha saputo creare una squadra politica “vera”,  fatta di giovani, uomini e donne, pronti a prendere il suo posto.

Oggi,  la provincia di Trapani si ritroverà, al plurinominale al Senato, a votare Renato Schifani, palermitano,  che ha votato tanti provvedimenti del Governo nazionale di centro sinistra.

Un modo di fare politica sul territorio, quella di d'Alì centralista, poco propenso a mollare la presa ma soprattutto a fidarsi. Tutto sotto controllo. Un errore politico che in tantissimi fanno, quasi una deformazione professionale.

Questo modus operandi non è risultato una buona idea.

 

Il centro destra è da sempre stato contrario  alla rottamazione, non gli appartiene proprio il termine, tuttavia in questa campagna elettorale ne ha dato la peggiore versione. Spesso le scelte di pancia, in politica, portano alla miopia.

Cosa accadrà adesso? D'Alì potrebbe mettersi in vacanza dalla politica, si curerà di arte e di viaggi, di libri di storia. Potrebbe fare il padre nobile, del resto i nemici non mancano. Si dice anche: tanti nemici tanta gloria.

 Non termina la sua era, non finisce così la sua storia politica e di appartenenza a un manifesto liberale.

Non uscirà dalla scena politica. Almeno non in questo modo.

Tra il rosso e il verde d'Alì ha sempre scelto l'azzurro.