In questa particolare domenica, così piena di torme fameliche di candidati parlamentari in cerca di facili prede, Tp24.it piazza un altro colpaccio dei suoi(!), e vi presenta – praticamente in prima assoluta nazionale – un interessante ‘film di zombie, sugli zombie, per gli zombie ed oltre gli zombie’(!!!).
Chissà se c’è (o se ci vuole essere) un chiaro riferimento – forzoso, aggiungeranno subito le ‘belle menti’ –alla grottesca, manipolata, per molti versi disperante e – purtroppo – ancora sanguinante campagna elettorale che sta gemmando, proprio in queste ore, il futuro della nazione. Che in tale ‘pellicola’ c’è tanto gore, tanto surrealismo e tanta inquieta e scalza poesia, da mostrarsi gemella eterozigote al sotterraneo sommarsi delle (s)venture italiche.
Chi vivrà vedrà, e si vedrà pure – comodo/scomodo davanti al suo ipad o al suo desktop – questo brioso esempio di genialità visiva francofona, che fa il paio con il capolavoro di domenica decorsa a firma di Alexandre Bustillo e Julien Maury, che spero (*-*) abbiate apprezzato e tremato in ogni sua sconvolgente spira. Che il ‘cauchemar français’ mica finito è!... Ci attende il rendere omaggio ad un grande artista italiano, con la calcomania delirante dei cugini d’oltralpe. Ma ogni cosa a suo tempo.
Per ora, ed in attesa degli exit poll, buona visione ed al prossimo film!
Marco Bagarella
Efficace dal primo all’ultimo minuto sul piano spettacolare, “Les affamés” alza ben presto la posta, riecheggiando a suo modo “The wicker man” e vagheggiando forme ancestrali e piuttosto surreali di aggregazione: non più un’orda famelica che avanza in maniera randomica, ma un’orda con un senso e degli (imprecisati) obiettivi, e soprattutto una marcata appartenenza. Come per la surplace zombesca, anche in questo caso le ardite proiezioni sociologiche amplificano l’inquietudine, rendendo ancor più cupo lo scenario apocalittico. Aubert ha bisogno di pochi elementi per presentarci lo sparuto gruppo di sopravvissuti, per creare credibili situazioni di pericolo, per far precipitare la situazione o per salvataggi all’ultimo secondo. Lo scenario boschivo è ideale, così alternativo alla troppo battuta città (o cittadina di provincia), tra luci e ombre, rami che si muovono, il vento che soffia e la nebbia che si alza. Il cineasta canadese dosa violenza e ironia, non lesina sui dialoghi, è millimetrico nel tratteggiare i personaggi umani. Buon esempio ne sia, la macchina da presa che indugia quel tanto che basta sul seggiolino vuoto…
(Enrico Azzano)
Come Robert Morin, anche il regista Robin Aubert ha la particolarità che nessuna delle sue proposte cinematografiche è simile alla precedente. Dopo il soprannaturale, il road trip classico, il dramma familiare e un documentario a metà tra l’artistico ed il fantasy, Aubert si lancia con questo film all’assalto del filone ‘zombies’. Emerge una sorta di storia tipo “notte bucolica dei morti viventi”, inchiostrata visceralmente con l’immaginario e con i paesaggi tipici del Quebec. Questo tributo a malapena velato a George A. Romero, si basa sul rispetto di buona parte dei codici stabiliti da centinaia di opere dello stesso tipo prima di lui, e si trasforma presto in un pancake per trasgredire e rovesciare meglio quello che lo spettatore aveva previsto in anticipo. Una delle opere più sorprendenti che troverete sul mercato internazionale, in questo scorcio d’inizio anno.
(Charles-Henri Ramond)
Il film in streaming gratuito:
https://openload.co/f/yuCrZm7IC7s
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