Nel controesame su due dei militari che hanno svolto le indagini (il luogotenente Marino e il maresciallo Pizzo) alcuni avvocati difensori impegnati nel processo che, davanti al giudice monocratico di Trapani Fabio Oreste Marroccoli, vede imputati, per truffa aggravata ai danni della Regione, il presidente dell’Anfe, il salemitano Paolo Genco, di 63 anni, ed altri quattro, hanno cercato di mettere in luce le “falle” dell’accusa.
Dal controesame è, infatti, emerso che gli investigatori avrebbero mosso le loro contestazioni sulla base di controlli effettuati sulle carte. “Solo in quattro sedi su circa 60 – afferma, infatti, l’avvocato Massimo Motisi, legale di Genco – sono stati effettuati controlli per constatare la presenza dei computer, che in realtà c’erano. Anche in numero superiore, come a Trapani ed Enna. Non c’era, poi, necessità per l’Anfe di comprare ogni anno computer nuovi. La GIC poteva anche fornire computer già utilizzati. E quando erano guasti forniva quelli nuovi. Dal 2012 in poi, inoltre, la Regione decise di pagare costi standard, qualunque fosse la spesa sostenuta dall’ente di formazione. Dov’è, dunque, in questo caso, la truffa? Si è poi parlato di 54 milioni di euro incassati dall’Anfe, ma la cifra contestata per i computer è di un milione. Il resto delle somme erogate dalla Regione è servita per pagare gli stipendi degli oltre 500 dipendenti e organizzare i corsi di formazione, che sono stati tenuti regolarmente”.
Diversi dipendenti, inoltre, affermano di aver ricevuto anche il tfr. Ma ci sono anche quelli che nel processo si sono costituiti parte civile (una novantina) perché hanno perso il lavoro.
Tra i loro legali, Natale Pietrafitta, Cettina Coppola e Donatella Buscaino.
Con Paolo Genco sono impupati anche Aloisia Miceli, di 56, di Monreale, direttore amministrativo dell’ente di formazione travolto dall’inchiesta della Guardia di finanza sull’utilizzo, secondo l’accusa “illecito”, dei fondi destinati alla formazione professionale, Rosario Di Francesco, mazarese, di 54, direttore della Logistica e delle Attrezzature, Paola Tiziana Monachella, di 48, responsabile dell'Anfe di Castelvetrano, e l’imprenditore Baldassare Di Giovanni, 59 anni, palermitano, titolare della “General Informatica Centro”.
A difendere gli imputati, oltre a Massimo Motisi, sono gli avvocati Cinzia Calafiore, Giovanni Di Benedetto, Nino Caleca, Luciano Fiore, Fausto Maria Amato e Ida Giganti.