E' difficile scrivere quando si è perso, per la maggiore, il senso di pietas. Difficile per tutti, perchè il senso di umanità e di sensibilità, oltre che di pronto aiuto dovrebbe attraversare barriere e bandiere.
Non è una partita a poker, non si sta giocando sull'isola dei surviver.
Si tratta di migranti, di uomini, donne,bambini che hanno attraversato il mare, che hanno deciso di rischiare pur di accontentarsi di una parvenza di vita che non sia paragonabile alle sevizie subite nei paesi di origine. E' difficile descrivere cosa si possa provare nel toccare con mano il senso di paura, il senso di smarrimento e di fame.
Si, fame. Quella che molti di loro hanno. Mentre tutto l'occidente, i “civilizzati” come ci etichettano, hanno cibo in abbondanza tanto da buttarlo o da scegliere cosa potere mangiare e cosa no, loro, i neri, i migranti, i rifiutati, loro hanno fame e sete. Cibo e acqua.
Chi negherebbe un posto a un uomo, o a un bambino, sottraendolo alla morte?
Ci siamo persi, abbiamo perso il senso profondo dell'umanità, della fraternità. Per assurdo, non è nemmeno tanto grave perdersi. Gravissimo non ritrovarsi.
Mentre sui social ci si scatena su chi è a favore o contrario alle manovre di Matteo Salvini, c'è un Paese che ha scelto da che parte stare e che non conosce altra umanità se non quella del Dio leghista.
Sulla nave Diciotti sono rimaste 148 persone, 27 minori non accompagnati sono scesi a terra. Palle di ping pong, il Governo non ha voce unanime, Salvini minaccia le dimissioni. E' chiaro che il flusso migratorio è un problema per l'Italia, che deve affrontare insieme all'Europa , ma è pur vero che non si possono lasciare vite dentro una nave come fossero sacchi di grano, pronti a marcire.
C'è una dignità, quella umana, che è stata palesemente violata, più di una volta.
Può suonare duro, non piacere, ma è così. Abbiamo perso, lo abbiamo fatto nel momento in cui siamo rimasti a braccia conserte, senza porgere la mano.
In quel mare di disperazione, in quel mare di morti, dove il blu si è mischiato al rosso sangue, in quel mare di bugie e di finto perbenismo, è annegato anche l'ultimo brandello di solidarietà. E non c'entrano un tubo le bandiere. La finissero, a destra come a sinistra.
Qui ci sono persone che vivono una condizione disumana, la “pacchia” di stare distesi sotto il sole senza potersi lavare e cambiare, con la scabbia addosso, preferirebbero venisse chiamata in altro modo.
Nella giornata di ieri, sulla nave ormeggiata al porto di Catania, sono saliti Davide Faraone, senatore del PD, e Carmelo Miceli, onorevole dem.
Le condizioni dei migranti sono allo stremo, dicono, molto debilitati e ci sono i preannunciati casi di scabbia: “Noi staremo qui-dice Faraone- a vigilare affinchè la situazione si risolva quanto prima. Perchè in questo contesto non c'entra l'Europa, quell'Europa che certamente non è un punto di riferimento per le politiche di accoglienza e della solidarietà, ma che non ha niente a che vedere con l' utilizzo delle vite umane per trattare con i potenti”.
Non vorremmo disilludere il popolo tifoso, delle curve nord e sud, di questo governo giallo-verde ma lo slogan “Prima gli italiani” a parte produrre portatori insani di odio puro ad oggi non ha ancora prodotto nulla.