Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
26/08/2018 06:00:00

Diciotti. I migranti accolti da Albania, Irlanda e Chiesa. Salvini indagato

Fine dell'incubo per i profughi della Nave Diciotti, ormeggiata da 5 giorni al porto di Catania. Sono scesi tutti, e per il ministro dell'Interno Matteo Salvini è arrivata anche l'iscrizione nel registro degli indagati da parte della procura di Agrigento, per sequestro di persona, arresto illegale e abuso d'ufficio. Ora la palla passa al Tribunale dei ministri di Palermo che valuterà il caso. 

Questa notte intanto sono scesi tutti i 137 rimasti sulla vedetta della Guardia Costiera e saranno accolti da Albania, Irlanda e dalla Chiesa dopo dieci giorni sulla Diciotti, cinque dei quali a Catania. 

Una giornata convulsa quella di ieri, che ha segnato l'epilogo di una triste vicenda che ha acuito lo scontro tra il Governo e le istituzioni europee. Nel pomeriggio diciassette migranti avevano lasciato la nave. Ieri mattina dopo l'ispezione sanitaria del Ministero le condizioni di questi ragazzi non erano rassicuranti, le donne, in totale 11, sono scese a terra e sono state trasportate all'ospedale Garibaldi, per loro un codice rosa e il ricovero nel reparto di ginecologia ed ostetricia.


Insieme a queste donne a toccare terra altri 6 eritrei le cui condizioni di salute sono precarie, il rischio è di polmonite e di turbercolosi. Le donne hanno subito violenze sessuali in Libia, sono i medici presenti sul posto ad avere constatato i segni inconfutabili di uno stupro. Cinque degli uomini fatti scendere sono affetti da scabbia, altri di tubercolosi e polmonite. Tutti i migranti a terra sono stati sottoposti a foto segnaletica, c'è il terrore nei loro occhi ma anche la certezza di non subire ulteriori violenze fisiche e psicologiche.


Tanta sofferenza, ma c'è la voglia ancora di sorridere alla vita: alcune donne sulla nave Diciotti hanno intonato un canto.

Poi la notizia, la liberazione, possono scendere dalla nave e saranno destinati in altri Paesi. 

Nel frattempo qui lo scontro si è fatto molto infuocato.
Ruggero Razza, assessore regionale alla Salute, affermava di avere la situazione sotto controllo, e puntava il dito contro l'Europa: “L’Italia fa la sua parte e la Sicilia non si tira indietro. Dove sia l’Europa e quale insensibilità ci sia nei grigi burocrati di Bruxelles non è dato saperlo. Intanto noi restiamo la più difficile frontiera di un continente sordo, in mano a banchieri e lontano dai popoli”.
Il braccio di ferro ha inasprito e non poco i rapporti tra il nostro paese e l'Ue, l'Europa ha già deciso che il flusso migratorio è un problema che deve in prima battuta gestire l'Italia. Dura la presa di posizione dei vescovi siciliani che si erano detti pronti a iniziare lo sciopero della fame fino a quando a tutti i migranti non sarebbe stato consentito di sbarcare.


Una situazione al limite del paradosso che ha tenuto tenendo i riflettori puntati su quella banchina al porto di Catania.
I toni si infiammano, e gli steccati cadono. Lo sproloquio di Gianfranco Miccichè, presidente dell'ARS ma anche commissario di Forza Italia in Sicilia, che ha dato dello “stronzo” a Salvini non è passato inosservato.
Silvio Berlusconi aveva tenuto un profilo riservato per tutta l'estate, si è fatto vedere poco in giro, si è dedicato alla famiglia e soprattutto ai nipoti, ma ha chiamato Miccichè per ricordargli che certi termini non vanno usati verso alti ruoli istituzionali e quando, a sua volta, si rappresenta un partito.  


Mentre sulla Diciotti decine di persone stavano patendo una condizione di prigionia Luigi Di Maio lanciava l'ultimatum all'Europa. Niente aiuto all'Italia e niente versamenti all'EU.
In ballo ci sono 20 miliardi di euro che Di Maio pensa già di dirottare altrove, a riportare la discussione dentro i binari del giusto è stato il Ministro degli Esteri, Enzo Moavero: “pagare i contributi all'UE è un dovere legale”. Lo ha detto semplicemente, così, come si spiegano le cose a dei bambini
E ieri mattina a Roma negli uffici della Procura si sono tenuti gli interrogatori, ben tre ore, per due funzionari del Viminale. Anche il CSM ha chiesto che si appurino le responsabilità e il rispetto delle norme, il Consiglio ne discuterà il prossimo 5 settembre.