Sono passati dodici mesi dalle elezioni regionali, dodici mesi di un tunnel che dal 4 marzo è diventato sempre più buio.
Mi sarei aspettata colpi di reni e scatti di orgoglio, ho assistito a continui tentativi di suicidio.
La gente si è allontanata sempre di più da una politica che non genera speranza...e dal Pd.
Davanti a questo scenario, solo un silenzio attonito e passivo, un’intera classe dirigente paralizzata dal dilagante senso di impotenza.
E poi, egoismo e difesa strenua delle posizioni occupate, assoluta mancanza di un progetto collettivo. Chi aveva il dovere di agire, guarda agli spazi ridotti e si recinta il proprio striminzito orticello.
Sono convinta che ci sia lo spazio per una mobilitazione diffusa, un contenitore orizzontale di cittadini, associazioni e movimenti, un luogo aperto ai valori e non ai poteri. Una mobilitazione che comincia a farsi sentire in varie parti del Paese e che stenta a venir fuori in Sicilia, dove assistiamo a tentativi di eludere la catarsi di un dibattito vero organizzando “eventi” e conventicole. E dove ci si prepara al congresso con accordi tra “big” da calare sul territorio, distraendo la stampa con presunti candidati lanciati in maniera sgarbata e arbitraria. Non ci sto, non ci sono, non sono candidata a nulla nè voglio esserlo.
Voglio contribuire, senza ruoli, alla costruzione di un PD frutto di una mobilitazione orizzontale, un PD che abbatta finalmente muri e steccati, fuori dalle segrete stanze in cui si gioca un risiko straniato dalla realtà.
Antonella Milazzo