Ancora un caso di scarichi illegali e molto probabilmente anche inquinanti. Stavolta, al centro della vicenda c’è una cantina sociale marsalese, della quale al momento non si conosce ancora il nome.
L’indagine è della sezione di polizia giudiziaria del Comando dei vigili urbani, il cui responsabile è Vincenzo Menfi, che dirige anche la sezione di pg dei vigili presso la Procura.
Con Menfi, che ha firmato l’informativa depositata in Procura, hanno collaborato con il comandante della polizia municipale, Michela Cupini, e l’ispettore Giuseppe Occhipinti. L’inchiesta, in ottobre, è stata avviata a seguito di una segnalazione alcuni abitanti della zona vicino alla cantina, che hanno notato come l’acqua dei loro pozzi fosse diventata nerastra. Inevitabili i controlli. Presso la cantina si sono, quindi, recati i vigili urbani coordinati da Vincenzo Menfi e tecnici dell’Arpa, che hanno scoperto che non tutti i residui della lavorazione del mosto (e in particolare il materiale organico per pulire i filtri del depuratore utilizzato per eliminare la feccia) venivano smaltiti correttamente. Una parte, infatti, finiva in vasche di drenaggio, che, avendo però delle crepe, non trattenevano tutto il contenuto. Per questo, i liquami finivano nel suolo e nel sottosuolo. Adesso, bisognerà accertare il livello di pericolosità di questi liquami. E per questo, i tecnici dell’Arpa hanno prelevato dei campioni sia nelle vasche drenanti che nei pozzi dei privati. Si attende, adesso, l’esito delle analisi di laboratorio. Intanto, la Procura è già al lavoro per esaminare la “cnr” (comunicazione notizia di reato) redatta e firmata da Vincenzo Menfi. Una relazione nella quale, a quanto pare, si afferma che gli scarichi a perdere nel suolo sono un fatto accertato e incontestabile.