Una breve performance, a Marsala, di "Penelope l' Odissea è Fimmina" di Luana Rondinelli per vivere appieno le emozioni del mondo femminile.
Da Omero ai giorni nostri raccontando la donna, l'essere fragile e forte allo stesso tempo.
La donna che si nasconde, che copre gli occhi, il cuore e si arrende al suo destino per poi tramutare l'attesa in azione.
Il mare come metafora di vita, prendere il largo, navigare, allontanarsi da tutto ciò che opprime, bracca, tarpa.
Penelope non aspetta più, è l'artefice del suo domani, non aspetta che siano altri a raccontarla e a dare un senso al suo divenire.
Penelope spiega le vele, le alza al vento e va.
Racconta la donna che ha sofferto ma che non si arrende, che non si china innanzi al buio, che “parla” della violenza subita dal padre ma che trova la forza per amarsi, armarsi e tornare alla vita.
Un impatto emotivo forte, che inchioda lo spettatore non alla sedia ma al proprio io, una coscienza che vibra e che mette a nudo tutte le fragilità.
E' Penelope ad avere la scena non più Ulisse, una donna fiera e coraggiosa che riscopre la sua femminilità anche con quella chiave ironica che il dialetto siciliano rende.
Straordinaria Luana Rondinelli nel ruolo di Penelope, un carico di sensibilità emotiva ad impatto forte, un crescendo di consapevolezza che rende lo spettatore partecipe.
La Magnifica è interpretata da Corinna Lo Castro, è lei che sprona Penelope a parlare, a rompere il silenzio, a navigare, a riaffermarsi.
E' la Magnifica (interpretazione da brividi della Lo Castro), a trovare la chiave giusta per aprire il cuore e la mente a Penelope, la incita a staccarsi da tutto quello che la tiene legata a vecchie paure e a spiccare il volo anche quando Penelope dice: “Ma dove vado sola e senza un uomo?” e la Magnifica risponde: “E megghiu d'accussì?”.
Non è l'uomo che qualifica la donna, che le rende un posto al sole, allora come ora con fluida consapevolezza dei percorsi intrapresi e di quelli che dovranno essere tracciati con determinazione.
Penelope come la donna che attende per anni abbandonando i sogni e le speranze, ma non tutte le attese sono vane se non si resta immobili e in silenzio, nessuna Itaca è per sempre.
Non si può essere Regine di un mondo che non ci appartiene.
Rossana Titone