I dipendenti dell’Istituto regionale Vino e Olio replicano a Dario Cartabellotta, direttore generale dell’assessorato regionale Agricoltura, che dopo il pignoramento di Verona Fiere aveva puntato l’indice contro l’ente di ricerca e certificazione
Sono furiosi i dipendenti dell’Irvos, l’Istituto regionale Vini e Oli di Sicilia. Contestano con forza, infatti, le recenti dichiarazioni di Dario Cartabellotta, direttore regionale dell’assessorato regionale all’Agricoltura, che ha attribuito le difficoltà economiche dell’Istituto (con conseguente mancato pagamento di diversi stipendi a circa 65 lavoratori) al maxi-pignoramento subito dall’Irvo da parte di Verona Fiere per il mancato pagamento dell’affitto di padiglioni utilizzati per il Vinitaly. Si era parlato di una cifra superiore ai cinque milioni di euro. Ieri, però, i dipendenti dell’Irvo, che ha la sua principale sede operativa a Marsala, viene fornita una cifra inferiore: 3 milioni e 421 mila euro. “Si precisa – si legge, infatti, nella nota diffusa, a nome di tutti i colleghi, da Giacomo Alberto Manzo, funzionario dell’ente ed ex segretario regionale dell’Assoenologi - che il debito con Verona Fiere si è in gran parte determinato (per € 2.511.000) per il Vinitaly 2014, anno in cui l’IRVO era, come al solito, privo di C.d.A. e con a capo un Commissario ad Acta, Daniele Messina, diretta emanazione del dr. Dario Cartabellotta, già direttore generale IRVO nonchè Assessore regionale all’Agricoltura del governo Crocetta, e per la restante parte per il Vinitaly 2011 ( € 410.000), 2012 (€ 50.000) e 2013 (€ 450.000)”. Questo il testo completo della nota diffusa dai dipendenti dell’Irvos: “In primo luogo non si condividono le ottimistiche affermazioni del direttore, dal momento che non abbiamo notizie su alcuna transazione avvenuta in passato od in atto con Verona Fiere, né di un atteggiamento benevolo di quest’ultima, considerato che nel giro di poco più di un mese e mezzo l’Ente Fiera ha notificato due atti di pignoramento, bloccando di fatto l’IRVO; tantomeno si capisce come si possa affermare da parte del direttore che il piano di rientro stia funzionando! L’art. 36 della legge finanziaria n.8 dell’8 maggio 2018 pubblicata sulla GURS del 21 maggio e non impugnata, prevede che al fine di consentire le attività istituzionali dell’Istituto ed in particolar modo l’attività di certificazione delle denominazioni di origine a favore delle aziende olivicole e vitivinicole siciliane, la Regione è autorizzata all’acquisto di beni immobili dell’IRVO. Per le predette finalità, il Ragioniere generale, nel rispetto del decreto legislativo n. 118/11, è autorizzato ad effettuare operazioni finanziarie per un importo non superiore a 3.000 migliaia di euro. Ad oggi, a 7 mesi dalla pubblicazione della predetta norma, l’amministrazione regionale, è ancora impantanata in richieste di parere all’Ufficio legale e legislativo della regione ed in richieste agli uffici UTE, oggi Agenzia del Territorio, sulla rivalutazione degli immobili dell’IRVO. Ma quel che più lascia attoniti, è perché mai queste procedure si sono attivate soltanto adesso, dopo che il pignoramento era già stato notificato? Cosa ha fatto il direttore in questi mesi, cosa ha fatto il Commissario straordinario rimasto in carica fino al 30 settembre, cosa ha fatto l’amministrazione regionale che avrebbe dovuto dare attuazione ad una norma regionale? L’unica cosa certa è che i dipendenti , in assenza di stipendio a decorrere dal mese di ottobre e soprattutto in assenza di certezza sul futuro, hanno mandato avanti le attività di certificazione dell’Ente, e non è certo a loro che si può imputare la responsabilità del fatto che la certificazione domani potrebbe non essere più garantita, a meno di non volere pretendere che siano i dipendenti, peraltro non remunerati, a pagare le bollette della luce, dell’acqua , ad acquistare i reagenti per i laboratori, a garantire la pulizia dei servizi igienici, nonché a garantire la continuità dei contratti di servizio necessari allo svolgimento delle attività di controllo e certificazione, la cui scadenza è fissata per il 31 dicembre pv. (Portale Informatico). Per settimane intere i locali sono stati privi del servizio di pulizia, eppure nessuno si è lamentato e tutti quanti hanno continuato a fare ciascuno il proprio dovere contribuendo addirittura all’acquisto dei necessari presidi igienico sanitari. Ci domandiamo a cosa sia servito continuare a lavorare a certificare ed a fare sacrifici enormi, se poi l’Ente Fiera ha fatto un secondo pignoramento? Ma la politica dov’era? Non siamo certo noi dipendenti a svendere la certificazione all’esterno, non siamo noi che portiamo i soldi siciliani fuori dalla Sicilia, anzi, dati alla mano, in questi ultimi mesi, grazie allo spirito di servizio e di sacrificio dimostrato da tutti i dipendenti, la media dei tempi di certificazione si è attestata al di sotto dei dieci giorni, contro il termine massimo previsto dalla vigente normativa pari a 20 giorni lavorativi. Sia chiaro questo ai lettori siciliani!! Questa volta è troppo facile fare credere che la colpa è dei dipendenti regionali fannulloni ed imboscati! Il direttore è forte di garanzie che arrivano dalla regione ed in particolare dall’assessore Bandiera che oggi assicura che una volta arrivato il parere dell’ufficio legale, la procedura di acquisizione degli immobili andrà avanti senza intoppi. !!! Ma quanti mesi devono ancora passare? Non è ragionevole credere che l’acquisizione del patrimonio immobiliare possa concludersi in tempi brevi. Ma qualcuno lo capisce o si fa finta di non capire che l’Istituto senza soldi implode? C’è bisogno di risorse finanziarie subito, non si possono più aspettare i tempi della burocrazia!!! La certificazione non si fa con la bacchetta magica e i dipendenti e le loro famiglie non campano di aria. QUINDI PER FAVORE CHE NON SI DICA CHE SE LA CERTIFICAZIONE SI BLOCCA E’ COLPA DEI DIPENDENTI CHE SONO IN STATO DI AGITAZIONE O CHE SCIOPERANO……a meno che i diritti dei lavoratori siano stati cancellati tutti in una volta con un colpo di spugna e difenderli costituisca un reato. I debiti IRVO non li hanno fatti i dipendenti e non abbiamo nessuna intenzione di pagarli coi nostri stipendi. Si dica piuttosto che se la certificazione si blocca e quindi si perde, è per via del "profumo" generato dagli introiti delle attività di controllo e certificazione. Infatti se la certificazione e tutto il business che si porta dietro passerà dal pubblico al privato (probabilmente del nord), è da miopi non vederci una chiara volontà politica in tal senso. Lo dimostra il facile reperimento di risorse per altri enti (8 milioni solo per il comune di Catania guarda caso) e nessuna azione urgente per un Ente regionale che ha importanti entrate proprie (chiedete al Presidente se ne conosce altri) e che ha dimostrato di saper garantire un fondamentale servizio alle imprese, nonostante tutto. E invece? La scorsa primavera Musumeci dichiarava di dare all' IRVO l'ultima possibilità (perché al solito siamo noi ad operare male) e ancora il mese scorso ci ha definiti "carrozzone". Corre obbligo inoltre ricordare che l’Istituto è rimasto senza Collegio dei Revisori dal 2010 al 2016, e va da sé che il dovere di nominare il Collegio non è dell’IRVO, che anzi ha ripetutamente sollecitato le istituzioni competenti alla nomina delle stesso; i primi collegi (due straordinari ed uno ordinario) nominati solo nel 2016 si sono dimessi in tempi brevissimi e soltanto grazie al lavoro dell’attuale Collegio, l’IRVO si sta mettendo in carreggiata con l’approvazione dei documenti contabili. L’attuale Collegio dei revisori è stato nominato per interessamenti del personale IRVO, non certo per una chiara visione politica di questo governo, che non dimentichiamolo, non ha mai nominato il Consiglio di Amministrazione ed il massimo che ha saputo fare é stato nominare un commissario straordinario con l'unico merito di essere litigioso con la struttura e vantarsi continuamente di essere il braccio destro dell'assessore.
Ci tolgono il business della certificazione perché la logica dell'interesse privato su quello pubblico, è tipico di una certa classe politica. Quanto alla nomina del Commissario ad Acta si sottolinea che dal 30 settembre, data in cui è scaduto l’ultimo commissario straordinario, l’IRVO è rimasto senza vertice politico; il Governo non ha ritenuto necessario nominare un commissario Straordinario (figuriamoci un CdA!), e soltanto oggi dopo più di due mesi ha nominato un commissario ad acta che come tutti sanno, deciderà soltanto su singoli atti, non essendo di sua competenza occuparsi della gestione dell’Ente. Questa nomina va dunque interpretata non come una volontà di prendere in mano la gestione dell’IRVO in una visione a lunga durata, quanto piuttosto voler lasciare l’Istituto senza una precisa connotazione futura, così come accaduto per anni. L’ultimo Cda è decaduto nel 2010 e da allora l’IRVO è stato governato o da Commissari a d Acta o da Commissari Straordinari. Il CdA nominato nel 2016 è restato in carica soltanto pochi mesi ed è decaduto per le dimissioni di un componente su tre. Si precisa infine che il debito con Verona Fiere si è in gran parte determinato (per € 2.511.000) per il Vinitaly 2014, anno in cui l’IRVO era, come al solito, privo di C.d.A. e con a capo un Commissario ad Acta, sig. Daniele Messina, diretta emanazione del dr. Dario Cartabellotta, già direttore generale IRVO nonchè Assessore regionale all’Agricoltura del governo Crocetta, e per la restante parte per il Vinitaly 2011 ( € 410.000), 2012 (€ 50.000) e 2013 (€ 450.000)”.