Ok, la loro canzone non era un granchè, anche se al pubblico piace. Certo è che però i ragazzi del Volo, il trio del marsalese Ignazio Boschetto, che ha partecipato a Sanremo 2019, non si aspettavano dvvero di avere questo trattamento dalla stampa e dai giornalisti di settore, che li hanno criticati aspramente.
“Alcuni giornalisti ci hanno pesantemente insultato. Hanno usato parole come “merde”, “vaffa*****”, “in galera”, che consideriamo come il frutto di una vera e propria forma di bullismo, di sfottò da stadio”. È l’accusa lanciata da i tre ragazzi de Il Volo che, tramite un post su Facebook, hanno raccontato quanto successo dietro le quinte della sala stampa del Festival di Sanremo. “Abbiamo avuto bisogno di qualche giorno per essere lucidi e dire la nostra su quanto accaduto”, scrivono i tre tenori che citano, a testimonianza, alcuni video che negli ultimi giorni hanno fatto il giro dei social.
“In 10 anni abbiamo ricevuto molte critiche sulla nostra musica, sul genere che cantiamo, siamo stati accusati di essere arroganti e spocchiosi. Non abbiamo mai dato importanza a tutto ciò, anche perché, fortunatamente, abbiamo sostenitori che ci supportano quotidianamente e amano quello che facciamo – continuano Pietro Barone, Ignazio Boschetto e Gianluca Ginoble -. Ma quando vediamo dei video che testimoniano la cattiveria e la poca umanità da parte di persone che potrebbero essere nostri genitori (molti anche nostri nonni), ci dà molto fastidio. Fastidio perché ogni artista deve avere il proprio spazio di espressione musicale. Essere chiamati “merde” o vedere qualcuno che sbraita “in galera” solo perché stiamo facendo quello che ci piace fare nella vita è molto irrispettoso, nei nostri confronti ma sopratutto nei confronti della libertà di espressione”.
Il video a cui si riferiscono i tre cantanti in effetti gira da domenica ed è stato “scovato” da alcuni fan del trio che l’hanno condiviso accompagnandolo con commenti come “che schifo”. Nelle immagini che riprendono il momento dell’esibizione del gruppo in gara con la canzone Musica che resta, un giornalista della sala stampa grida “in galera” tra gli applausi e le risate dei colleghi.