La condanna a due anni e quattro mesi di reclusione, pur qualificando il fatto “di minore gravità”, è stata invocata dal pm Niccolò Volpe per padre Nicolò Genna, di 76 anni, per circa quarant’anni parroco della chiesa di contrada Addolorata, processato, in Tribunale, per violenza sessuale.
La sentenza potrebbe essere emessa il 21 marzo. Secondo l’accusa, padre Genna avrebbe tentato di abusare sessualmente di un minore originario del Gambia. Con offerta (non accolta) di denaro o posto di lavoro in cambio di rapporti intimi. Il prete avrebbe adescato il ragazzo africano, ospite di un centro di accoglienza di contrada Bosco, mentre questi camminava sul ciglio della strada lungo la statale 115 nel tratto tra Marsala e Trapani. Con la scusa di un passaggio, lo avrebbe fatto salire in auto e poi con un “gesto repentino”, si legge nel capo d’accusa, gli avrebbe palpeggiato i genitali (coperti dai pantaloni). Il giovane, però, non avrebbe gradito e lo ha denunciato. Il fatto è datato 14 agosto 2017. A difendere padre Genna sono gli avvocati Cettina Coppola e Stefano Pellegrino. Nel corso del processo, l’avvocato Coppola ha fatto rilevare che nella “c.n.r.” redatta dai carabinieri è scritto che fu il prete a chiedere l’intervento di una pattuglia dell’Arma che stava transitando sulla via Trapani. Facendo ampi gesti con le braccia e gridando: “Aiuto, aiuto”. Ma il legale di parte civile, l’avvocato Giacomo Lombardo, sottolinea che non fu il prete a chiamare i carabinieri, ad esempio telefonando, ma che i militari stavano passando “per caso” sulla SS115.