La Lega ha stravinto le elezioni europee, è il primo partito italiano con il 34,3% dei voti (alle Politiche aveva il 17,4, alle Europee del 2014 appena il 6,2).
Il M5s è invece crollato al 16,9%, superato di molto dal Pd che raggiunge il 22,8%. Forza Italia è all’8,7%, Fratelli d’Italia al 6,4%. Questi sono i partiti che avranno seggi nel futuro europarlamento.
Restano esclusi, perché non hanno superato la soglia di sbarramento del 4%, +Europa-Italia in Comune (3,1%); Europa Verde al 2,3; La Sinistra all’1,7%; Partito comunista 0,88%.
Nell'immagine a fianco il voto in Sicilia.
Questo risultato potrebbe far tremare il governo, perché è quasi rovesciato il rapporto di forza tra i due alleati, rispetto alle Politiche del 4 marzo. Anche se Matteo Salvini, in una conferenza stampa in cui si è presentato con il rosario in mano, ha detto: «Non regoliamo i conti, il lavoro del governo prosegue. Adesso si cambia in Ue». Poi, baciando il rosario, il leader leghista ha aggiunto: «Ringrazio chi c’è lassù che non aiuta Matteo Salvini, ma aiuta l’Italia e l'Europa a ritrovare speranza, orgoglio, radici e sicurezza». Di Maio ha cercato di giustificare il pessimo risultato dei 5 stelle dando la colpa all’astensionismo al Sud: «Restiamo pur sempre l’ago della bilancia». Alle urne in Italia è andato solo il 56,1%, in discesa rispetto al 58,6% delle precedenti europee, un risultato in controtendenza rispetto al resto del continente, dove l’affluenza è stata in crescita.
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— Sky tg24 (@SkyTG24) 27 maggio 2019
In Europa i populisti non sfondano. Boom dei verdi. In Francia Le Pen supera Macron
Allargando lo sguardo oltre l’Italia, dal voto europeo emerge che gli euroscettici crescono ma non stravincono, le famiglie politiche tradizionali – Popolari e socialisti – perdono consensi, ma ne conquistano di nuovi i liberali e soprattutto i verdi, che sorprendono sia in Germania che in Francia. Nel nuovo Parlamento europeo i Popolari dovrebbero ottenere 179 seggi, i socialisti e democratici 152, ben 69 i verdi (che nella passata legislatura ne avevano 52) e 105 alla formazione che raggruppa l’Alde (che da sola aveva 62 seggi nel precedente Parlamento) e l’En Marche di Macron. Il gruppo sovranista fondato da Matteo Salvini, l’Europa delle nazioni e della libertà, conquisterebbe 60 seggi, i conservatori e riformisti – a cui aderiscono i Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni – 60.
Di seguito, in breve, i risultati nei principali paesi europei:
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In Francia la prima forza è Rassemblement National, la lista di destra radicale sostenuta da Marine Le Pen, che ha raccolto il 23,4% dei voti davanti al partito di Emmanuel Macron, En Marche, al 22,3%. Al terzo posto ci sono a sorpresa i Verdi, intorno al 13 per cento: i sondaggi avevano previsto un risultato simile per il centrodestra di Les Républicains, che invece si è fermato intorno all’8 per cento. La France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon, partito di sinistra radicale, e il Partito Socialista sono circa pari, intorno al 6 per cento.
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In Germania il primo posto è saldamente della Cdu di Angela Merkel col 28 per cento, che comunque perde diversi punti rispetto al 2014. Dietro ci sono i Verdi con il 20 per cento, mentre i Socialisti sono solo terzi con uno dei peggiori risultati della loro storia, al 15 per cento. Gli europarlamentari tedeschi saranno 96 su un totale di 751: la Germania elegge il maggior numero di deputati al Parlamento Europeo e Bruxelles perché è il paese più popoloso dell’Unione.
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In Spagna, con lo spoglio oltre al 99 per cento, i Socialisti del primo ministro Pedro Sánchez hanno ottenuto il 33 per cento dei voti. Al secondo posto è arrivato il Partito Popolare (centrodestra), che ha ottenuto il 20 per cento, davanti a Ciudadanos, partito di centrodestra di ispirazione liberale, con il 12 per cento, e a Unidas Podemos che ha ottenuto il 10 per cento. Vox, partito di destra radicale, ha fatto peggio di quanto previsto dai sondaggi, ottenendo solo il 6 per cento dei voti. Per Sánchez è la seconda importante vittoria dopo quella ottenuta alle elezioni politiche di fine aprile, che avevano invertito una tendenza che durava da tempo.
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In Grecia il primo ministro Alexis Tsipras ha annunciato elezioni anticipate riconoscendo la sconfitta: con il 50 per cento delle schede scrutinate, il suo partito, Syriza (sinistra), è arrivato secondo con meno del 24 per cento dei voti. Il primo partito è stato Nea Dimokratia, di centrodestra, che ha ottenuto il 33 per cento. Le elezioni politiche erano previste per ottobre: per questa ragione nei mesi scorsi i giornali greci avevano parlato delle elezioni europee come di un referendum sul mandato di Tsipras. Dietro a Syriza è arrivata la piattaforma di centro-sinistra Kinal (7 per cento), nato dal Pasok, l’ex partito socialdemocratico che per anni aveva sostenuto Nea Dimokratia. Sembra invece che il partito neonazista Alba Dorata resterà sotto la soglia del 5 per cento.
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In Austria – dove l’affluenza ha raggiunto il 59 per cento, percentuale più alta dal 1996 – il Partito Popolare dell’attuale cancelliere Sebastian Kurz ha ottenuto quasi il 35 per cento dei voti. I socialdemocratici del SPÖ hanno tenuto botta, fermandosi al 23,4 per cento, così come la destra radicale del FPÖ, al 17,2 per cento. Fino a pochi giorni fa ci si aspettava un risultato superiore da parte del FPÖ, che è uno dei più antichi partiti della destra radicale europea nonché stretto alleato della Lega. Ma il partito divenuto famoso sotto la guida di Jörg Haider è finito in mezzo a un brutto scandalo di corruzione e spie russe.
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In Ungheria ha vinto ancora Viktor Orbán. Il primo ministro leader di Fidesz, partito sovranista, ha ottenuto oltre il 50%, migliorando il risultato del 2014. Molto indietro col 16% la Coalizione Democratica, partito di centrosinistra.
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Nel Regno Unito, quando lo scrutinio è quasi terminato, il Brexit Party di Nigel Farage, fondato solo poche settimane fa, ha ottenuto il 31 per cento delle preferenze, ed è di gran lunga il partito più votato. I Liberal Democratici, con il 20 per cento dei voti, sono il secondo partito davanti ai Laburisti di Jeremy Corbyn, che sono per ora intorno al 14 per cento. I Conservatori della dimissionaria prima ministra Theresa May hanno ottenuto uno dei peggiori risultati della loro storia e con l’8,8 per cento dei voti sono il quinto partito, dopo i Verdi, che hanno ricevuto il 12,5 per cento dei voti.