Continua il nostro viaggio alla ricerca dell’acqua perduta. Un viaggio intricato e intrigante. La nostra bussola e’ il risultato a cui e’pervenuto un studio di un team formato da 18 giovani, tra studentesse e studenti.
Che sono, come si ricorderà gli alunni della terza A dell’indirizzo classico e della quarta A dell’indirizzo tecnico dell’Istituto D’Aguirre di Salemi, guidati dai docenti Caterina Agueci e Alessio Lo Presti.
Un lavoro durato un intero anno scolastico. Il fine prefissato: far venire in superficie i meccanismi e le cause che hanno determinato nel corso dei decenni la perenne crisi idrica nei comuni, compreso quello di Salemi.
E, al pari del getto d’acqua che affiora in superficie ad una vena idrica sotterranea, quando si scava un pozzo, i risultati ci sono apparsi più che rinfrescanti per la memoria e per la conoscenza.
Oggetto della ricerca studentesca e’ stata una delle ultime grandi opere realizzate in materia di strutture idriche regionali.
La ricostruzione dell’Acquedotto Montescuro Ovest.
“Opera realizzata per rendere più efficace ed efficiente l’approvvigionamento idrico che coinvolge un bacino di utenza di circa 290.000 abitanti. “
Peccato però che, dentro questo vasto comprensorio, ogni comune abbia le infrastrutture idriche carenti, obsolete ( i famigerati “colabrodo”) e l’erogazione dell’acqua sia fortemente caratterizzata dalla presenza di disservizi e dispersioni.
Ad ogni modo, l’opera che si e’ conclusa con 6 anni di ritardo circa, rispetto al previsto, interssa le 3 province di Agrigento, Palermo e Trapani e ben 24 comuni, tra i quali anche la città di Salemi. Il suo costo complessivo è stato di 75,9 milioni di euro
Un’infrastruttura, quanto mai necessaria, e attesa da oltre un trentennio.
Il progetto ha previsto la suddivisione dell’acquedotto in due direttrici di erogazione idrica:
il ramo basso, che segue il vecchio tracciato dell’acquedotto costruito negli anni venti del secolo scorso,
e quello alto, ancora da collaudare. Si tratta di una nuova linea che convoglierà le acque del potabilizzatore di Sambuca e parte di quelle delle sorgenti dei monti Sicani a beneficio delle utenze del basso trapanese e dei comuni di Alcamo, Salemi e Castellammare.
Quanto dovranno aspettare ancora i salemitani a trarne qualche vantaggio? Una domanda da un milione di euro. Nessuno e’ in grado di stabilirlo.
Nessuno tra gli interpellati da una serie di interviste e’ stato n gradi di rispondere.
Sorprendente invece la conclusione a cui e’ arrivato lo studio degli studenti !
Se e’ vero che con la ricostruzione dell’Acquedotto Montescuro Ovest, quasi tutti gli obiettivi generali e specifici sono stati raggiunti, e’ vero anche che le popolazioni fino a questo momento non hanno verificato alcun cambiamento pratico.
E’ vero che:
l'infrastruttura realizzata è a basso contenuto energetico che permette un contenimento dei costi.
si tratta di una struttura destinata a durare nel tempo grazie all'elevata qualità dei materiali impiegati e di grande affidabilità per ciò che attiene la messa in sicurezza grazie ad un sistema di monitoraggio in real time e di controllo a distanza.
ha permesso di ridurre le perdite e recuperare le risorse idriche precedentemente disperse e di soddisfare un fabbisogno idrico sempre più elevato.
e’ stata realizzata l'interconnessione dell'Acquedotto Montescuro Ovest con gli altri adduttori presenti nella provincia di Trapani per migliorare il relativo approvvigionamento idrico delle comunità stanziate.
Ma e’ anche vero che non si sono ancora eliminate le cause che costringono le amministrazioni comunali alle turnazioni nell'erogazione dell’acqua nelle civili abitazioni.
Un mito da sfatare. Il motivo principale per cui i Comuni non effettuano l'erogazione idrica continua non è da ricondurre alla carenza d'acqua.
La stragrande maggioranza delle reti idriche sono fatiscenti. Il che significa che viene disperso ogni volta fino al 60/70 % dell’acqua erogata.
Quanti di noi la vediamo zampillare ad ogni angolo di strada? Quante volte il Comune appena finisce d ‘intervenire in un incrocio, viene chiamato a “rattoppare” in un altro punto della condotta, magari a qualche centinaio di metri più avanti.
A Salemi non c’e’ strada che non sia interessata al fenomeno. Un fenomeno “interclassista” che si presenta sia al centro sia in periferia, e sia anche nelle zone residenziali.
Il ricorso alle turnazioni quindi non e’ un capriccio del singolo sindaco o di chi per lui.
E’ necessario. Un modo per ridurre al minimo le dispersioni di acqua che sarebbero notevoli qualora si provvedesse a fornire il servizio idrico quotidianamente.
Ecco perché bisogna avere una moderna rete idrica. Magari con un equilibrato aumento delle tariffe. Occorre avere risorse finanziarie che servono per una corretta manutenzione e per l'ammodernamento degli impianti e per “imporre” agli utenti un razionale consumo.
Solo così si potrebbe ottenere una normalizzazione della distribuzione del prezioso liquido.
Tutto il resto e’ solo aria, quella che appunto passa attraverso i contatori e innalza un consumo di acqua che non c’e’.
Ma quale amministrazione farebbe una scelta politica cosi impopolare?
Da qui, il perpetuarsi dell’eterno problema delle crisi idriche in Sicilia.
Occorre dissipare inoltre alcuni luoghi comuni.
Spesso ci sentiamo ripetere da certa superficiale pubblicistica che parte del problema risiede nella siccità meteorologica. Niente di più falso!
Nella giornata mondiale dell’acqua i dati diffusi dall’Istat confermano la pessima condizione in cui versa la Sicilia, insieme ad altre regioni del Mezzogiorno.
Secondo le rilevazioni effettuate dall’Istituto nazionale di statistica, nel 2016 il 29,3% delle famiglie lamenta un’erogazione irregolare dell’acqua nelle abitazioni, una percentuale nettamente distante dalla media nazionale del 9,4%. Peggio della Sicilia solo la Calabria, dove l’indice di insoddisfazione sale al 37,5%.
Il soggetto attuatore della ricostruzione del Montescuro Ovest e’ stata la “Siciliacque” , una Spa a capitale misto costituita dal 75% da partecipazioni azionarie detenute da privati e dal restante 25% regionale.
Ma i lavori sono stati eseguiti da una associazione temporanea tra le imprese formata da tale Safab S.p.A e Ge. Co. Pre. S.p.A.
Se e’ stata solo di 2 mesi la distanza tra la data di inizio prevista per la realizzazione dell’opera e quella effettiva , la stessa cosa non si può dire quanto riguarda la consegna finale dei lavori.
Un ritardo di ben sei anni.
Uno dei motivi? Poteva mancare, secondo voi? Un’informativa negativa antimafia emanat0 dal prefetto della provincia di Roma nel novembre 2009, dopo appena 7 mesi dall’inizio dei lavori.
Ha inizio cosi il classico balletto che si recita in questi casi.
Rescissione del contratto con la Safab S.p.A, soggetto giuridico aggiudicatario dell’appalto.
Ricorsi, controricorsi fino a quando, dopo un anno la stessa Prefettura di Roma riemette altra informativa antimafia verso la stessa società
Passano 2 anni e la percentuale di avanzamento dei lavori rimane al risibile 14,57%.
Le conseguenze sono state nefaste. Hanno inciso negativamente sull’erogazione del finanziamento che è stato prima sospeso e poi concesso con quote modeste nel triennio 2010- 2012 .
Fatti di normale disamministrazione italica, si dirà. No siamo, forse, siamo in Sicilia, la metafora dell’Italia, come soleva dire il nostro Leonardo Sciascia?
Nel frattempo, sull'acqua dei siciliani si ‘ giocata una partita milionaria che vede politica, imprenditori locali e colossi stranieri in guerra tra loro per mettere le mani su un affare che vale un tesoro.
Cifre da capogiro. Solo per le tariffe pagate della famiglie dell’Isola si supera i 700 milioni di euro all’anno.
Le tariffe in Sicilia sono tra le più alte d’Italia. Se nella ricca Milano il prezzo medio e’ di 140 euro l’anno, nelle nostre provincie si pagano circa 500 euro l’anno, contro una media italiana pari a 376 euro.
Mentre sono i privati a dettare legge.
“Siciliacque” e’ il detentore maggiore della materia prima. Rivende l’acqua ai vari gestori territoriali, pubblici e privati, tra cui i francesi di Veolia, l’Emit della famiglia Pisante e l’Enel.
E così si assiste, più che a una guerra, ad un gioco delle parti, tra la “Siciliacque” fornitrice dell’acqua e i i gestori territoriali privati ch l'accusano di praticare prezzi eccessivi, i più cari del Paese.
Il problema si acuisce con la privatizzazione degli invasi e delle grandi reti siciliane iniziata nel 2004 con la nascita di Siciliacque.
Un colosso questo che vede la partecipazione dalla Idrosicilia, che a sua volta e’ composta per il 59,6 per cento dai francesi Veolia, per il 40 per cento dall’Enel e per lo 0,1 dalla Emit della famiglia Pisante.
Siciliacque ha sempre sostenuto che: «Il costo dell’acqua all’ingrosso in Sicilia è più caro perché qui ci sono maggiori spese per portare l’acqua al centro dell’Isola e perché stiamo facendo investimenti importanti nella rete”.
Ma in questo botta e riposta, a pagare sono sempre e comunque gli utenti. L’acqua all’ingrosso in Sicilia è davvero tra le più care
Poi il presidente regionale Cuffaro nel 2006 ci mise il carico.
Una convenzione che prevede la cessione delle reti per quarant’anni. In cambio, un canone intorno ai 5 milioni di euro all’anno fino al 2022 e di 10 milioni fino al 2044.
Stando cosi le cose, non si vede all’orizzonte quale possa essere la soluzione dell’annoso problema, entro tempi ragionevoli e non biblici.
Recentemente ci e’ capitato di leggere su un quotidiano isolano una proposta piuttosto singolare. L’illustre opinionista proponeva di utilizzare dei serbatoi familiari dove raccogliere l’acqua piovana.
“Invece che sui tetti come avviene in numerosi centri abitati della Sicilia” – scriveva– “si spostano alla base degli edifici dove vengono progressivamente riempiti con l’acqua piovana.”
In questo modo , concludeva, “utilizzando l’acqua piovana raccolta per tutti gli usi domestici non potabili, una famiglia può facilmente coprire il 50 per cento del proprio fabbisogno idrico. “
L’uovo di Colombo.
E noi che pensavamo che per andare avanti bisognava guardare al futuro, invece che al passato!
Franco Ciro Lo Re
(Fine)