Nei giorni scorsi la Casa di Riposo Giovanni XXIII è stata al centro del dibattito del consiglio comunale che, al termine si è espresso, valutando negativamente, la proposta arrivata dalla Regione di sciogliere l’Ipab.
Ricordiamo che la storica istituzione marsalese, è chiusa dallo scorso dicembre, quando a causa della situazione economica, ormai precipitata, e di un incendio avvenuto nei locali della struttura, si decise di trasferire temporaneamente i 20 ospiti in altri comuni della provincia di Trapani.
La situazione è ancora molto confusa, con un piano di rilancio che, effettivamente non c’è. Ci sono soltanto alcune manifestazioni d’interesse da parte di alcune ditte private. Il tutto dovrà essere valutato e portato avanti nel tavolo tecnico istituito in Prefettura.
Il punto del commissario straordinario Antonio Angileri: “La situazione della Casa di riposo dal punto di vista economico finanziario continua ad essere è disastrosa. Ci sono tredici lavoratori che hanno continuato con grande sacrificio e senso di responsabilità e dovere a lavorare pur non percependo lo stipendio da oltre 50 mesi”.
Il commissario comunque si è detto soddisfatto per il risultato raggiunto con la decisione del consiglio di non voler chiudere l’Ipab. “La politica ha dimostrato senso di responsabilità e correttezza nei confronti di questa istituzione - le sue parole - . Una città come Marsala non si può permettere di non avere un istituto di assistenza e beneficenza. Le modalità di rilancio saranno stabilite al più presto nel tavolo tecnico istituito dalla Prefettura. Gli obiettivi del rilancio della Casa di riposo sono – ha detto – la garanzia per i lavoratori, riuscire a liquidare tutti i creditori e far rientrare tutti gli ospiti della struttura trasferiti negli altri comuni”.
In aula ha spiegato il punto di vista dell’amministrazione il vicesindaco Agostino Licari. “La regione ha proposto lo scioglimento della Casa di Riposo perché non c’è la capacità di metterla in sesto e garantirne la gestione – ha detto il vicesindaco -. L’Ente prima era florido, il comune interveniva e si riusciva ad andare avanti. Dopo di che iniziano i problemi. Abbiamo cercato di intervenire e di trasferire le risorse all’ente. L’Ipab purtroppo causa di alcuni atti di pignoramento non poteva ricevere le risorse che venivano trasferiti. Come amministrazione siamo contrari a quella che è la proposta della Regione di sciogliere l’istituzione. Siamo contrari perché c’è un tavolo tecnico che prevede, anche con l’intervento di privati, di rilanciare l’attività con un nuovo piano industriale. Vogliamo prima vedere e verificare questo progetto. Il nostro dirigente ha espresso parere positivo perché ha una certa credibilità e dovrebbe permettere di mettere di nuovo in carreggiata l’Ente, e tornare a fare avere gli stipendi ai lavoratori. L’amministrazione non può che essere contraria rispetto alla proposta di scioglimento fatta dalla Regione”.
E anche l’assessore ai Servizi Sociali Clara Ruggieri ha fatto un breve report in aula sulla casa di riposo. “L’amministrazione ha da sempre cercato di trovare delle soluzioni per non fare chiudere la Casa di riposo e non abbiamo nessuna intenzione di farla chiudere. Per quanto riguarda il tavolo tecnico in Prefettura, non è una riunione relativa all’estinzione, e solo un mese fa è arrivata la lettera da parte della Regione per lo scioglimento. Ci sono, per il rilancio dell’Ipab marsalese, diversi enti pronti a prendere in carico i dipendenti e rilanciare l’attività. Non c’è ancora un piano economico di rilancio perché ci sono diverse interlocuzioni in corso”.
Il dirigente dei servizi sociali del Comune Panicola ha specificato che in caso di mancato parere del consiglio comunale entro trenta giorni, la Regione avrebbe sciolto l’Ipab e a quel punto tutti i costi e i lavoratori diverrebbero a carico del comune. “Visto che ci sono delle trattative esterne che puntano al rilancio dell’Ipab, - afferma Panicola – esprimere parere negativo alla chiusura della Casa di Riposo, significa dare la possibilità al commissario di continuare l’azione con cui si intende riprendere le attività da statuto sociale dell’Ipab stesso”.
Prima di passare al voto sono stati diversi i consiglieri comunali che hanno posto domande, esplicitando i tanti dubbi e qualcuno facendo delle proposte per risolvere lasituazione di stallo dell'Ipab marsalese. Calogero Ferreri: “Dobbiamo decidere noi, ci troviamo con 4 milioni di euro di debiti e ci viene chiesto se chiuderla o dare fiducia al commissario per rilanciarla. Io però non ho visto un piano sul quale esprimermi. Veniamo investiti di questa responsabilità, cosa succederà se questa crisi continuerà?”.
La consigliera Rosanna Genna ha detto di vuole conoscere il piano di rilancio, affermando che su questa vicenda c’è stata una forte negligenza da parte del primo cittadino.
E il consigliere Daniele Nuccio ha ricordato che già un anno fa in sede di commissione d’inchiesta è stato fatto presente al sindaco della norma che trasferiva al comune sia i debiti, sia i lavoratori nel momento in cui l’Ipab venisse sciolto, fatto, oggi pienamente confermato dalla realtà dei fatti. "Se facciamo l’operazione di "privatizzazione" - chiede Nuccio - chi si prenderà carico dei tre milioni di euro di debiti. Nuccio indica inoltra la scelta della via pubblica anziché affidare il servizio a privati, tenuto conto che una parte della struttura è del Comune che, tra l’altro, paga le rette"
Questi gli altri interventi dei consiglieri comunali in questa complicata vicenda della Casa di Riposo "Giovanni XXIII" che, ad oggi continua ad essere di difficilissima soluzione. Luigia Ingrassia (ha chiesto se ci sia un piano di rilancio dell'Ipab e un piano finanziario che lo accompagni). Poi è stata la volta di Aldo Rodriquez (all'Ars la riforma Ipab è attualmente in stand by) e Flavio Coppola (inutile cercare responsabilità; il Consiglio tenuto all'oscuro del tavolo tecnico in Prefettura; la città non può fare a meno di questo servizio per gli anziani).
Gli interventi dei consiglieri sono continuati, tra gli altri, con Giovanni Sinacori (voteremo per il no alla chiusura, ma per non essere un pronunciamento fine a se stesso, occorre un minimo di programmazione perché l'attività possa proseguire); Il presidente Enzo Sturiano (una situazione che si protrae da tempo senza che si sia cercato il modo di risolvere i problemi, a cominciare da quello dei lavoratori); Michele Gandolfo (persi cinque anni mentre i debiti aumentavano: risolviamo il problema dei lavoratori trovando il modo di integrarli con quelli di Marsala Schola); Letizia Arcara (la richiesta del parere è conseguente alla nota di estinzione che il precedente Commissario della Casa di Riposo aveva inviato alla Regione; gli oltre 3 milioni di debiti non attraggono terzi e, pertanto, non ci può essere una esternalizzazione del servizio; abbiamo solo perso tempo e le proposte fatte in Consiglio sono rimaste inascoltate dalla Giunta); Arturo Galfano (prioritario risolvere il problema dei dipendenti, condividendo la soluzione Marsala Schola ove possibile; il Consiglio ha votato un emendamento per il rilancio della struttura ma nulla è stato fatto dall'Amministrazione).
Tanti i dubbi, dunque, su quello che sarà il futuro di una istituzione, quella della Casa di Riposo, conosciuta dai più come i "cappuccini" di Marsala, da sempre ritenuta un fiore all'occhiello dell'assistenza agli anziani a livello regionale. Ora, invece, tra i debiti, le polemiche, i lavoratori che non percepiscono lo stipendio da oltre quattro anni, sembra, almeno fino a questo momento, un carrozzone uscito da tempo fuori strada e molto difficile da far rientrare in carreggiata.