“Onestà! Onestà”. Gridavano in quegli anni gli attivisti del Movimento 5 Stelle. Un grido che adesso si sente sempre meno.
Sempre meno anche perchè c’è chi, nel Movimento, non se la passa proprio bene con la giustizia. Come i grillini di Pelermo che rischiano la condanna per il caso delle firme false in occasione delle elezioni amministrative del 2012 nel capoluogo siciliano.
La procura di Palermo ha chiesto la condanna a pene comprese tra un anno e 6 mesi e 2 anni e 3 mesi dei 14 tra attivisti e ex deputati regionali e nazionali dei 5 Stelle e di un cancelliere del tribunale per la vicenda delle firme false presentate nel 2012 a sostegno della lista del Movimento per le comunali. Sono accusati a vario titolo di falso e violazione della legge regionale del '60 sulle consultazioni elettorali.
Tra gli imputati l’ex deputato Riccardo Nuti, che nel 2012 era candidato sindaco, e le ex parlamentari Giulia Di Vita e Claudia Mannino: i tre esponenti si erano autosospesi dal comitato. I tre si erano avvalsi della facoltà di non rispondere davanti ai pm, rifiutando anche di lasciare agli inquirenti un campione della propria calligrafia. Coinvolti anche i deputati regionali Claudia La Rocca e Giorgio Ciaccio, che però hanno ammesso le loro responsabilità e accusato i "colleghi". Ciaccio, però, come ha sottolineato il pm nella requisitoria, non ha ripetuto in aula le accuse.
La pena più alta, 2 anni e 3 mesi è stata chiesta per il cancelliere Giovanni Scarpello e l'avvocato Francesco Menallo, mentre un anno e sei mesi, pena più lieve, è stata invocata per l'ex deputata regionale Claudia La Rocca che ha collaborato con gli inquirenti. Per tutti gli altri imputati è stata chiesta la condanna a due anni. I reati contestati si prescrivono tutti a febbraio.
Secondo la procura, nella notte del 3 aprile 2012, al comitato del Movimento furono ricopiate migliaia di firme per provare a rimediare a un banale errore relativo al luogo di nascita di un sottoscrittore.
Accortisi dello sbaglio, temendo di non riuscire a presentare in tempo la lista del Movimento per le Comunali, dovendo recuperare le sottoscrizioni una a una, si sarebbe provveduto a ricopiarle. Le firme false sarebbero state autenticate dal cancelliere Scarpello. Secondo la ricostruzione della Procura, Riccardo Nuti, candidato sindaco, e un gruppo ristretto di attivisti a lui vicini - Samantha Busalacchi, Claudia Mannino e Giulia Di Vita - avrebbero pensato a un rimedio: correggere il vizio di forma e, vista l'impossibilità di ricominciare la raccolta e raggiungere il numero delle firme necessarie, ricopiare dalle originali quelle gia' in loro possesso. In una notte convulsa sarebbero state falsificate migliaia di sottoscrizioni. A raccontare in aula cosa sarebbe avvenuto quella notte è stato il teste principale dell’inchiesta: l’ex attivista Vincenzo Pintagro.
“Quando quella sera di aprile del 2012 entrai nella sede del M5S e vidi Samanta Busalacchi e Claudia Mannino che stavano ricopiando le firme, mi misi a gridare: Ma siete pazzi? È una follia, è una grande cazzata. Ma, soprattutto, è un reato!”, ha ricordato il testimone.
Gli altri imputati sono: Giuseppe Ippolito, Stefano Paradiso, Toni Ferrara, Alice Pantaleone, Riccardo Ricciardi, Pietro Salvino.