Condanne per oltre cento anni di carcere sono state invocate dal pm Niccolò Volpe per quindici persone, di Mazara, Castelvetrano e Palermo, processate davanti il Tribunale di Marsala con le accuse di furto e ricettazione di cavi di rame.
Tra il 2007 e il 2008, le razzie di cavi elettrici contestate dall’accusa agli imputati provocarono diversi “black out” in alcuni centri della provincia di Trapani (Mazara, Castelvetrano, Marsala, Salaparuta). La pena più dura (13 anni di carcere) è stata invocata per il palermitano Pietro Randazzo, di 37 anni. Undici anni e mezzo ciascuno, invece, è stata la richiesta per i mazaresi Nicola Gennaro, di 42 anni, e Aldo Nicolosi, di 43. Queste le altre richieste: nove anni e 3 mesi per Antonello Sanfilippo, sette anni e mezzo per Francesco Farina, sette anni e 3 mesi per Gaetano Sossio, sette anni per Domenico Caronia, sei anni e 9 mesi per Gianluca Lanza, cinque anni e 3 mesi per Mohamed Othomane, cinque anni per Alessandro Figgini, tre anni e mezzo per Michele Coppola, tre anni e 3 mesi per Carlo Finazzo, Damiano Guccione e Samuele Salvo, e tre anni per il romeno Dumitru Baziliuc. L’assoluzione, invece, è stata chiesta per Pietro Ammelato e Agostino Montalto e la prescrizione per Cristian e Salvatore Randazzo e Giuseppe Bobbone. Tranne Coppola e Baziliuc, residenti a Castelvetrano, Finazzo, nato a Carini, i tre Randazzo e Bobbone, che sono di Palermo, tutti gli altri sono di Mazara. Per quanto riguarda l’imputazione di associazione per delinquere, il reato è stato contestato dal pm Volpe a Pietro Randazzo, Aldo Nicolosi e Nicola Gennaro, mentre per altri è stata invocata assoluzione o prescrizione. Secondo quanto emerso dall’indagine di carabinieri e polizia, l’organizzazione criminale sarebbe stata composta da due “cellule”. La prima, con “base operativa” a Castelvetrano, la seconda con base a Mazara. A comprare il rame rubato nei luoghi più disparati (impianti di illuminazione pubblica, cabine Enel, etc.) sarebbero stati i palermitani. Sarebbero loro, infatti, secondo l’accusa, i ricettatori dell’”oro rosso”, disponendo anche dei mezzi di trasporto. Baziliuc sarebbe stato l’esperto in “manomissione e taglio di cavi” e nel maneggiare materiale pericoloso. Il 20 dicembre inizieranno le arringhe degli avvocati difensori: Chiara Bonafede, Nicolò Clemenza, Giuseppe Ferro, Walter Marino, Felicita Tranchida, Simone Bonanno, Antonina Milazzo, Salvatore Chiofalo, Francesca Frusteri, Roberto Panepinto e Luigi Campagnolo. Alcuni degli imputati hanno anche dei precedenti specifici. Coinvolti, infatti, nell’ottobre 2012, nell’operazione di polizia “La Matassa”, coordinata dal pm Dino Petralia, l’anno successivo, davanti al gup di Marsala, chiesero di patteggiare la pena. A fare tale scelta furono Pietro Randazzo, Gianluca Lanza e Gaetano Sossio. Le pene proposte dai legali oscillarono da un anno a un anno e 8 mesi.