Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
18/11/2019 18:00:00

Degrado a Marsala. Le siringhe per terra in via Roma

 Caro Direttore,

sono passati 15 anni, ormai, da quando ho deciso di lasciare Marsala per intraprendere la mia avventura nel mondo. Ho scelto di costruire il mio futuro altrove.

Scelta difficile e, purtroppo, obbligata (« Vattinni! Chista è terra maligna!», direbbe Alfredo in Nuovo Cinema Paradiso), ma fortunatamente sono riuscita a sistemarmi non troppo lontano da qui. Questa terra, mio malgrado, ce l’ho nel cuore e non riesco a restarne separata a lungo. Ogni volta che posso, vengo a trascorrere qualche giorno nella città dove sono nata e cresciuta, che sia un semplice weekend o le vacanze “lunghe”, tra gli affetti della mia famiglia e dei miei amici di sempre. Una città che amo profondamente, nonostante tutte le sue contraddizioni. Marsala è e sarà sempre casa mia, sono qui le mie radici.

Approfittando della temperatura ancora mite (e fregandomene del forte vento di scirocco!), questa mattina ho deciso di fare una passeggiata per le vie del centro storico. È una cosa che amo fare tutte le volte in cui ‘ scendo a Marsala’, perché mi rilassa, perché è una buona occasione per incontrare “facce amiche”, ma anche perché sono curiosa di vedere se qualcosa è cambiato rispetto all'ultima volta in cui sono stata “a casa mia”.

Oggi, percorrendo prima la via Roma e poi la via Giulio A. Omodei, due cose in particolare hanno attirato la mia attenzione: la sporcizia portata in giro dalle raffiche di vento (cartacce, sacchetti di plastica e spazzatura di varia natura), e non una, non due, ma ben TRE siringhe gettate per terra, una delle quali piena di sangue (allego foto scattate con il mio cellulare).

Chissà da quanto tempo stavano lì, mi chiedo.

Adesso non voglio puntare il dito contro nessuno, non è questa la motivazione che mi ha spinta a scrivere. Desidero semplicemente esprimere la mia rabbia e la mia profonda tristezza per quello che la nostra città è diventata.

Quando dico alla gente che sono siciliana, anzi, MARSALESE, nella maggior parte dei casi compare uno scintillio, negli occhi del mio interlocutore, che precede affermazioni del tipo: «Che spettacolo!», «Che posto meraviglioso!», «Ma tu vivi in Paradiso!». Ebbene, fino a poco tempo fa, rispondevo con un sorriso compiaciuto e con un: «Eh sì, non esiste al mondo posto più bello!», piena di orgoglio. Adesso, invece, non lo posso più fare. Perché, purtroppo, adesso non lo penso più. Non riesco più a sorridere quando penso alla mia città, anzi. Mi viene da piangere. Perché la sensazione è che, di questa città, non gliene importi niente a nessuno. Una città trascurata, vandalizzata, deturpata, abbandonata a se stessa. Quanto mi fa male vederla ridotta così… Questa noncuranza, questa mancanza di amore e di rispetto verso la nostra città è… Disarmante!

Mi sono anche chiesta se, magari, la situazione non sia sempre stata la stessa senza che io me ne accorgessi perché, si sa, quando sei ragazzino molte cose non le vedi perché non ci fai caso. Ma, onestamente, non ricordo di essermi mai sentita così delusa ed amareggiata, in passato, pensando alla mia amata Marsala. Non ricordo tutta questa sporcizia in giro; non ricordo di aver mai visto, in pieno giorno e in pieno centro storico, siringhe piene di sangue gettate per terra; non ricordo tutta questa inciviltà e tutto questo menefreghismo; non ricordo di essermi mai sentita in pericolo nel percorrere pochi metri da sola, a tarda sera, per andare a riprendere la mia macchina parcheggiata a Porta Nuova, in via Bottino o in altre vie del centro attigue; non ricordo certi episodi di violenza, bullismo, razzismo o omofobia. Qualcuno, addirittura, mi ha consigliato di non passare, da sola, tra Porta Mazara e via Calogero Isgrò dopo una certa ora (parliamo delle 19:30/20:00, non delle 2 del mattino!) perché «potrebbe essere pericoloso».

Potrebbe essere pericoloso? Ma cosa, andare in giro per la mia città? Quella stessa città in cui sono nata e cresciuta e che, nonostante tutto, continuo a portare nel cuore?

Non è possibile…

Quanta amarezza.
Marsala non si può ridurre a questo.
Marsala non può ridursi ad essere una discarica a cielo aperto, non può e non deve essere definita un posto ‘pericoloso’, né tantomeno il regno dell’inciviltà, dell’incuria e della mancanza di rispetto in ogni luogo e dimensione! Ma, ahimè, attualmente la situazione è questa. E nemmeno il nostro vino, conosciuto, apprezzato e rinomato in tutto il mondo, né il nostro buon cibo (perché, parliamoci chiaro, come si mangia da noi non si mangia da nessuna parte!), né il più bello dei tramonti alle saline possono bastare a compensare lo stato di degrado e di abbandono in cui versa oggi la mia, la nostra Marsala.
Sarebbe tutto molto più semplice se ognuno si prendesse le proprie responsabilità, a partire dal semplice cittadino fino a giungere alle Istituzioni di ogni ordine e grado.
Ma probabilmente sono troppo ingenua io che spero, ancora, nel cambiamento.

Bruna